Ancora duemila firme e si vota sul referendum «antipensilina» alla stazione di Locarno
Il comitato «Salva viale Cattori» macina firme a tutto spiano. «Finora ne abbiamo raccolte 5.000. Se fossero tutte valide, ne mancherebbero appena 2.000 e poi riusciremmo a portare tutto il Ticino al voto. Abbiamo ancora tempo 25 giorni», racconta al Corriere del Ticino l’imprenditore Gian-Luigi Varini, albergatore di lungo corso nonché consigliere comunale di Muralto. «Le sto dividendo per Comune. Ci sono cartoline ovunque», aggiunge il 66.enne. Il tono di voce fa trasparire una certa soddisfazione: le energie spese nella ricerca di sottoscrizioni danno i loro frutti. Il referendum contro il cosiddetto nodo intermodale alla stazione di Locarno (una nuova pensilina a sei corsie, di cui una per i taxi, e un differente percorso degli autobus, che in futuro transiterebbero appunto sugli ottanta metri in salita di viale Cattori) si avvicina.
«Le soluzioni vere ci sono»
«È un contributo all’esercizio democratico», ribatte il vicesindaco di Muralto Renato Canziani, titolare del dicastero pianificazione del territorio. «Ma lancio l’appello affinché le persone riflettano bene sul valore di ciò a cui vorrebbero aderire. È un progetto che rischia di essere procrastinato per anni e anni. E portare tutto il Cantone alle urne rischia di creare una dinamica nella quale le altre regioni vedono i soldi su Locarno come fondi buttati, che, invece, potrebbero essere investiti a loro vantaggio», dice il 65.enne.
Quanto al gruppo contrario ai piani cantonali –piani avallati dal Gran Consiglio il 17 settembre e per la cui realizzazione sono stati stanziati 17 milioni, inclusi i 5,4 a carico della Confederazione e i 3,8 che spettano ai membri della Commissione intercomunale dei trasporti– per stessa ammissione di Varini, non si oppone né a una più efficace organizzazione del traffico né all'ottimizzazione dei flussi generati dai mezzi pubblici. «Ma non a spese di una zona così pregiata, quando ci sono soluzioni più adatte e che risolvono davvero i problemi della circolazione».
Il nodo del sottopassaggio
Tra le ipotesi prospettate dai contestatori figura anche il sottopassaggio che dovrebbe permettere di evitare l’attraversamento di via Stazione, oltre a essere l’ideale «prolungamento» del capolinea sotterraneo della Centovallina. Un emendamento dell’UDC che lo proponeva, tuttavia, era stato bocciato dalla maggioranza del Parlamento. «Ho visto spendere un miliardo per la mobilità nel Sottoceneri e trovo incredibile che non ci siano cinque milioni per migliorare la sicurezza dei pedoni alla stazione di Locarno», ribadisce con una punta di frustrazione.
«Non è per gli ottanta metri di strada, è per tutto il complesso. Siamo stupiti del fatto che nessuno voglia ascoltare le nostre proposte. Si va a incasinare un traffico già caotico».
I referendisti insistono sullo sfruttamento del terreno a nord della stazione per ripensare il nuovo circuito e la nuova «maxifermata». «Quasi 10.000 metri quadrati, di proprietà delle ferrovie federali, se contiamo anche l’attuale spazio con le pensiline già esistenti». Un’area ridotta, almeno per la sua maggior parte, «a mero parcheggio». Il dito è puntato proprio contro le FFS: «Di fatto un ente pubblico, che aspetta e spera in una modifica del piano regolatore per poter costruire su terreni che da zero arriverebbero così ad avere un valore stratosferico».
«Si dia peso alla cittadinanza»
Un modo di ragionare «che ti aspetteresti da una ditta privata, non da una grande realtà nazionale che dovrebbe fare gli interessi della cittadinanza. Aggiungo che quelle superfici, negli anni Cinquanta, erano state espropriate per somme parecchio esigue. Potrei anche essere d’accordo sul principio, ma ripeto, non a discapito di una porzione di territorio così caratteristica, dei commerci, che si vedrebbero levare una buona parte dei posteggi loro vicini, e all’origine di un peggioramento dell'estetica di questo affascinante percorso in porfido rosso, un “boulevard” di quartiere». Su come si potrà convincere tutto il Cantone ad esprimersi su un tema tanto locale, Varini ha già qualche idea: «Premetto che non voglio dire gatto finché non ce l’ho nel sacco. Non canteremo vittoria prima di avere in mano la conferma della riuscita con l’imprimatur della cancelleria dello Stato. Speriamo di ricevere l’invito ai dibattiti in televisione, una volta avviata la grande corsa. Certo, faremo la nostra campagna e tireremo fuori i nostri argomenti, ma ci penseremo più avanti».