I non tifosi del Napoli
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Il Napoli ha vinto il suo terzo scudetto, il primo senza Maradona, ed i media italiani a reti unificate lo stanno celebrando. Ma, al di là dei complimenti per lo straordinario gioco della squadra di Spalletti ed un campionato di fatto già vinto a gennaio, davvero la squadra del Napoli è diventata simpatica a tutti? La risposta è ovviamente un no, per la stessa natura del calcio che è rivalità, contrapposizione, tifo. Eppure per il Napoli si ha la pretesa che valga uno standard diverso, come se questa benevolenza fosse un indennizzo per ciò che la città non è e non ha rispetto a Milano, Roma e Torino.
«Festeggiate a casa vostra»
La partita di giovedì sera con l’Udinese è stata preceduta in molte in città italiane, a partire proprio da Udine, da inviti ai tifosi napoletani a non festeggiare troppo, in certi casi a non festeggiare proprio. Ognuno celebri le vittorie a casa sua, questo l’invito (ma il termine non è esatto) arrivato non soltanto dagli ultras delle varie squadre. Una cosa mai accaduta per Juventus, Inter e Milan, non perché queste squadre siano benvolute dai tifosi delle altre ma perché chi le segue mette già in conto di attirarsi le antipatie di chi ha perso e nei festeggiamenti quindi si autolimita, oppure festeggia soltanto in luoghi in cui è maggioranza. Il napoletano no, ad ogni livello socio-culturale è convinto dell’unicità di Napoli e del fatto che gli altri debbano riconoscerla. Per fortuna il dio del calcio ha buttato un occhio sui festeggiamenti e l’unico morto, peraltro a Napoli, non è legato allo scudetto ma a vicende criminali. Certo a Milano non sono stati presi bene i fuochi d’artificio in piazza del Duomo così come i caroselli dei tifosi napoletani a Varese sono stati accompagnati da minacce e risse senza però grosse conseguenze. Alla fine i fatti peggiori sono accaduti proprio allo stadio Friuli, quando alla fine della partita c’è stata l’invasione di campo dei tifosi napoletani e la conseguente contro-invasione di alcuni ultras dell’Udinese: scontri con bastoni, sassate e cinghiate ma nessuna tragedia, soltanto qualche ferito e un po’ di vergogna (ma non dei protagonisti).
83 milioni di tifosi?
Poche statistiche sono più opinabili di quelle sul numero dei tifosi e, proprio nel giorno dello scudetto, Aurelio De Laurentiis ne ha sparata una grossa: «Il Napoli ha 83 milioni di tifosi nel mondo e può arrivare a 200». Ignota la fonte del presidente del Napoli, ma certo è che tutte le rilevazioni conosciute danno esiti ben diversi: secondo quella recente StageUp-Ipsos il Napoli è la quarta squadra d’Italia come numero di sostenitori, avendone 2.636.000. Classifica ovviamente dominata dalla Juventus (8.056.000), davanti a Milan (4.167.000) e Inter (3.919.000). Non è dato sapere dove siano gli altri 80 milioni di tifosi del Napoli, volendo dare un senso al termine ‘tifosi’, ma è senz’altro vero che ci sono tifosi del Napoli sparsi in tutto il mondo, Svizzera compresa: dal Napoli Club Zurigo Partenopea al Napoli Club Lucerna, dal Napoli Club Losanna al Club Napoli Svizzera Italiana di Lugano: migliaia di persone, non milioni. Secondo la tesi di De Laurentiis, il Napoli fuori dall’Italia avrebbe più tifosi di Juventus, Milan e Inter, ma ogni ricerca di mercato lo smentisce ed anzi all’estero vale di più anche la Roma, quarta italiana e data intorno ai 20 milioni di simpatizzanti. Per dirla in maniera grezza, i tifosi napoletani sembrano molti di più di quanti siano in realtà, come del resto dimostrano anche gli abbonamenti alle pay-tv calcistiche nelle varie regioni: sono i dati meglio protetti dell’universo, il solo citarli porta a querele, ma il fatto che DAZN abbia proposto abbonamenti a metà prezzo nelle regioni del Sud, proprio nella stagione d’oro del Napoli, dice già tutto.
La più grande tifoseria VIP?
Se vogliamo stare sullo scherzo, a 83 milioni si potrebbe arrivare anche soltanto con i tifosi VIP: il Napoli sembra averne più di qualsiasi squadra italiana, ma anche del Real Madrid o dei Los Angeles Lakers. I napoletani Paolo Sorrentino, Gigi D’Alessio, Sophia Loren, Maurizio De Giovanni, Edoardo Bennato, Clementino, Barbara D’Urso, Caterina Balivo, Stefano De Martino fra i tanti, senza dimenticare due icone scomparse come Massimo Troisi e Luciano De Crescenzo. Ma ci sono anche gli stranieri, da Renzo Arbore a Mara Venier a Roberto Saviano a tanti altri, con le vette raggiunte da tanti politici che pensano di avere un futuro ed uno che ha senz’altro un grande passato, Silvio Berlusconi, che proprio mentre la festa scudetto era in corso ha mandato il suo messaggio: «Forza Napoli, bravo Napoli, questo deve essere l’inizio di una grande storia di vittorie. Mi sono sempre considerato un napoletano nato a Milano». Detto da un uomo ricoverato in ospedale da quasi un mese per diversi motivi, primo fra tutti la leucemia. Un amore sincero, quello di Berlusconi, che ai tempi del suo primo Milan gli fece anche inseguire Maradona ma senza mai andare fino in fondo, per non fare uno sgarbo ad una città che ha sempre sentito affine. Più a denti stretti il tweet ufficiale della Juventus, che tante polemiche ha subito creato: «Visti i tanti complimenti ricevuti in questi anni non potevamo esimerci. Congratulazioni al Napoli per la conquista del suo terzo scudetto!». Le parole di De Laurentiis sugli scudetti dell’onestà non sono state dimenticate.
Curva B
La stagione del terzo scudetto napoletano ha curiosamente segnato il punto più basso nel rapporto fra il Napoli ed i suoi ultras, che hanno più volte contestato De Laurentiis, reo di voler imporre norme minime di civiltà all’interno del fu San Paolo, ora Maradona. Certo dire che gli hanno fatto la guerra per poter usare i tamburi, considerati i personaggi che frequentano la curva, è semplicistico, fatto sta che De Laurentiis da imprenditore dello spettacolo formatosi negli Stati Uniti nemmeno concepisce il tifo organizzato, figuriamoci averlo come interlocutore. Il risultato è stato che il presidente è da mesi sotto scorta per le tante minacce ricevute e che poche settimane fa, in seguito a pressioni politiche di vario tipo, si è anche dovuto piegare ad un siparietto con i capi ultras con tanto di foto ricordo: Napoli si può cambiare, ma poco alla volta. E poteva provarci soltanto un alieno come lui, che quando nel 2004 rilevò una società fallita nemmeno conosceva le regole base del calcio. Al di là dei tifosi VIP e di quelli normali, la curva del Napoli è ancora un problema anche se a molti piace immaginarla come quella rappresentata nel film di culto Quel ragazzo della Curva B , uscito proprio nel 1987, anno del primo scudetto maradoniano, in cui Nino D’Angelo interpreta un ultras napoletano onesto che combatte la camorra. Alla fine l’unico vero motivo per cui tanti non tifosi sono contenti dello scudetto del Napoli è che almeno non l’hanno vinto Juventus, Inter e Milan.