Il reportage

La strada riapre e i primi turisti fanno capolino in Bavona

La valle da Cavergno a San Carlo, dopo nove mesi, è di nuovo accessibile: «Vedere il disastro di Fontana con i propri occhi fa più effetto, ma questo resta un posto bellissimo»
I cartelli di divieto d'accesso hanno lasciato il posto a quelli che avvisano dei cantieri sulla carrozzabile
Jona Mantovan
12.04.2025 14:00

La strada della Val Bavona da oggi, sabato 12 aprile, è tornata liberamente accessibile e senza alcuna limitazione. I cartelli di divieto d'accesso al suo ingresso hanno lasciato il posto ad altri, che avvisano dei tanti cantieri che si possono incrociare lungo la carrozzabile. A nove mesi dal disastro che si è abbattuto in alta Vallemaggia, provocando otto morti nella notte tra il 29 e il 30 giugno 2024, la regione che si apre da Cavergno fino a San Carlo è pronta a rinascere in una primavera dal sapore un po' speciale, con i turisti che fanno capolino salendo sulle prime linee degli autopostali e riempiendo i grotti. Il meteo non poteva essere migliore, con il sole e l'aria non troppo fredda. Non mancano gli escursionisti zaino in spalla e pure i ciclisti, che alternano dure salite a piacevoli discese. Per Wanda, che fa la conducente da una vita, è un piacere tornare alla guida in questi luoghi con il suo autobus giallo. «Giovedì, durante le corse di prova, abbiamo dovuto sistemare alcuni tratti, spostando dei massi che restringevano la carreggiata a Roseto», dice mentre indica la nuova fermata di San Luigi, poco prima della nuova segnaletica. «Per tutti questi mesi sentivo che mancava qualcosa, ora c'è di nuovo vita. Anche i turisti sono sempre molto gentili, conoscono il posto e lo rispettano», aggiunge la 57.enne.

Michael, in vacanza con la famiglia da Berna, osserva il paesaggio lunare di Fontana. Anche i suoi genitori, sua moglie Monika e i loro due bambini (il neonato dorme beato appoggiato al suo petto) fanno lo stesso: «L'anno scorso eravamo stati qui per una passeggiata», racconta il 39.enne esprimendosi in italiano. «E due settimane dopo, una volta rientrati a casa, abbiamo visto che era successa la catastrofe, proprio nei posti che avevamo frequentato. Ora siamo tornati, perché ieri abbiamo saputo che era possibile tornare. Sono impressionato dalla forza che la natura ha scatenato sul paesaggio, cambiandolo di netto. Vederlo di persona fa più impressione, anche se le immagini televisive erano già molto forti».

Già nell'edizione di giovedì, la sindaca di Cevio, Wanda Dadò, aveva dichiarato come questo sia «un momento speciale, perché tutti noi, dalla cittadinanza ai municipali, abbiamo bisogno di tornare alla normalità. Che, per la nostra economia – fatta di ristoranti, di grotti, di strutture ricettive e pure dei tanti negozietti che beneficiano dell’affluenza di turisti – è un riavvicinamento alle abitudini precedenti al nubifragio, che fra l'altro ha devastato parimenti la vicina Lavizzara». 

Intanto, anche la Fondazione svizzera per la tutela del paesaggio ha annunciato di voler sostenere la realtà della regione ancora alle prese con la ripartenza e la ricostruzione, dedicando il suo annuale premio «Paesaggio dell’anno» (del valore di 10.000 franchi) proprio alla Fondazione Valle Bavona e al Comune di Cevio, riconoscendo «l’intenzione di plasmare il futuro dell’area colpita dalla violenta alluvione di fine giugno 2024 insieme alla popolazione. Come diventerà il paesaggio tra Fontana e Mondada, in futuro? Le realtà locali vogliono rispondere a questa domanda con un processo partecipativo. È stato coinvolto anche il Cantone, unendo così lo Stato all’esperienza di lunga data nella cura del paesaggio». La cerimonia di premiazione si terrà sabato 24 maggio a Cavergno alla presenza del consigliere federale Albert Rösti e del presidente del Governo Norman Gobbi (programma sul sito www.sl-fp.ch).

Intanto, la corsa è arrivata al capolinea. Siamo a San Carlo, proprio ai piedi della funivia, che però riaprirà soltanto il 14 giugno. La trasferta è filata liscia e i pochi viaggiatori rimasti scendono dal mezzo per godersi il panorama dei dintorni. Un altro cartello, però, avvisa minaccioso: in caso di piogge, sarà necessario lasciare la Val Bavona o trovare riparo in un luogo sicuro. Il giallo fluorescente e il grande simbolo triangolare con all'interno un punto esclamativo non lasciano spazio ai dubbi. In quattro lingue, poi, è anche consigliato di scaricare le app MeteoSvizzera e Alertswiss.

Il confronto nella mappa di Swisstopo: link qui

Le foto delle aree colpite nella mappa di Swisstopo: link qui

Il bilancio del disastro

Nel corso della notte fra sabato 29 e domenica 30 giugno 2024, violenti e prolungati temporali hanno colpito l'alta Vallemaggia, tra le valli Bavona e Lavizzara. Ad oggi una persona (un giovane della valle) risulta ancora dispersa, mentre si registrano sette mortiuna 76.enne e due 73.enni tedesche, residenti nel Land del Baden-Württemberg, una 61.enne svizzera del canton Basilea Campagna e un 67.enne svizzero del Locarnese (i cui due corpi erano stati ritrovati a Riveo, nel greto della Maggia)un altro 66.enne svizzero del canton Basilea Campagna e una 67.enne svizzera domiciliata nel Locarnese (i cui due corpi erano stati rinvenuti a luglio nel greto del fiume all'altezza di Cevio). Cinque vittime erano a Fontana (Val Bavona), due a Prato Sornico e il disperso al Piano di Peccia (sempre in Lavizzara). Si tratta del bilancio più grave legato a una catastrofe naturale mai registrato in tempi recenti a Locarno e dintorni. L'alluvione del 1978, tanto per fare un esempio, aveva provocato sette morti (quattro nel Locarnese: Comologno, Losone, Ascona, Verscio; uno a Bellinzona e due in Val di Blenio, oltre a una quindicina in Italia, tra Val Vigezzo e Ossola). Il nubifragio in Mesolcina, di una settimana prima rispetto a quello in alta Vallemaggia, tre. 

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