Il punto

«È un momento molto speciale che dà normalità alla Bavona»

I turisti potranno tornare a percorrere la strada che sale oltre Cavergno già da questo sabato, 12 aprile – La sindaca, Wanda Dadò: «Nessun evento commemorativo particolare, è soltanto l’inizio e c’è ancora tanto da fare»
Una carrozzabile ancora provvisoria che, in caso di forti piogge, andrà comunque evitata; nell'adesivo in primo piano, Wanda Dadò, sindaca di Cevio, 63 anni © CdT/Gabriele Putzu
Jona Mantovan
10.04.2025 06:00

«Finalmente, dopo nove mesi di intensi lavori di ripristino e messa in sicurezza, potremo riaprire la strada della Valle Bavona da sabato 12 aprile», spiega al Corriere del Ticino la sindaca di Cevio, Wanda Dadò. La quale precisa che il collegamento sarà aperto senza più alcun tipo di limitazione, quindi non solo per chi ha una casa in una delle dodici «terre» della regione.

«È un momento speciale, perché tutti noi, dalla cittadinanza ai municipali, abbiamo bisogno di tornare alla normalità», evidenzia la 63.enne. «Questo, per la nostra economia, fatta di ristoranti, di grotti, di strutture ricettive e pure dei tanti negozietti che beneficiano dell’affluenza di turisti, è un riavvicinamento alle abitudini precedenti al disastro». Il nubifragio che si era abbattuto nella zona (devastando parimenti la vicina Lavizzara) tra il 29 e il 30 giugno 2024, aveva provocato ingentissimi danni materiali e otto morti (ufficialmente, solo sette accertate).

Per noi del Municipio, è come un riavvicinamento alle abitudini risalenti a prima del disastro di fine giugno 2024
Wanda Dadò, sindaca di Cevio, 63 anni

L’incognita del piano dei pericoli

Si tratta del bilancio più grave legato a una catastrofe naturale mai registrato in tempi recenti nella Svizzera italiana. Tanto per fare due esempi, la furia degli elementi, una settimana prima in Mesolcina, era costata la vita a tre persone, mentre l’alluvione che nella notte tra il 7 e l’8 agosto del 1978 aveva stravolto il Sopraceneri se n’era portate via sette.

La data che apre un nuovo capitolo, nonostante l’importanza, non sarà però celebrata in maniera particolare. «Non abbiamo organizzato alcun tipo di evento commemorativo. Perché questa riapertura è soltanto l’inizio. I lavori continueranno: quest’anno riprenderanno le opere relative all’acquedotto e ci saranno ancora cantieri sulla strada; inoltre, quando riceveremo il piano delle zone di pericolo, potrebbero rendersi necessari ulteriori interventi».

Una ricucitura ancora lunga

Per assistere alla «rinascita» di questa primavera dal sapore peculiare, quindi, l’autorità ha deciso di non mandare inviti.

«Abbiamo scelto di non sottolineare questo passo avanti, dato che si tratta solo di una prima tappa. Dobbiamo capire quanto rilevante sarà l’affluenza e muoverci di conseguenza», riprende la nostra interlocutrice. «Inoltre, chi arriverà qui, si renderà conto che dobbiamo ancora procedere con la ricucitura del territorio di Fontana, Bosco e Mondada. Abbiamo fatto i lavori d’urgenza per rendere la via percorribile, ma ci sono ancora molte cose da fare».

L’importanza dei sentieri

Anche l’Organizzazione turistica regionale ha contribuito a rendere di nuovo percorribili i sentieri: «Sappiamo bene che chi raggiunge il nostro territorio ama fare passeggiate in montagna. Ed è giusto andare incontro a questa importante esigenza».

C’è poi il capitolo «Piano di emergenza»: «Siamo consapevoli che in caso di piogge intense potrebbero esserci punti critici lungo la strada, come a Fontana, dove non c’è ancora un ponte, ma solo delle tubature provvisorie che permettono all’acqua di scorrere». Un’installazione che non è pensata per far fronte a forti precipitazioni. Da qui, il documento ad ampia diffusione con le preziose indicazioni di sicurezza.

Da un cartello all’altro

«È stato pubblicato sul nostro sito www.cevio.ch e trasmesso agli abitanti, come pure ai proprietari di immobili. Il protocollo prevede che un gruppo nominato dal Municipio, composto da geologi e altri tecnici, tenga la situazione sotto costante controllo qualora le condizioni meteo dovessero dare segni di peggioramento. Se necessario, il Municipio prenderà decisioni basate sulle loro valutazioni».

E così - sabato - i cartelli di divieto di accesso all’imbocco della tratta consortile, una volta tolti, cederanno il passo a differenti insegne informative, ugualmente visibili, collocate in svariati punti strategici dell’area. «Contengono consigli su come comportarsi in caso di pioggia e includono codici a matrice per scaricare le applicazioni MeteoSvizzera e Alertswiss, affinché ognuno possa avere la certezza di ottenere gli aggiornamenti dell’ultimo minuto che potrebbero, ma speriamo non si arrivi a questo punto, salvare delle vite».

Nella circolare, si ricorda come gli esercenti «quali figure locali di riferimento», sono invitati a comunicare alla cancelleria il loro numero di cellulare, affinché ricevano, se del caso, una notifica diretta.

Il confronto nella mappa di Swisstopo: link qui

Le foto delle aree colpite nella mappa di Swisstopo: link qui

Il bilancio del disastro

Nel corso della notte fra sabato 29 e domenica 30 giugno 2024, violenti e prolungati temporali hanno colpito l'Alta Vallemaggia, tra le valli Bavona e Lavizzara. Ad oggi una persona (un giovane della valle) risulta ancora dispersa, mentre si registrano sette mortiuna 76.enne e due 73.enni tedesche, residenti nel Land del Baden-Württemberg, una 61.enne svizzera del canton Basilea Campagna e un 67.enne svizzero del Locarnese (i cui due corpi erano stati ritrovati a Riveo, nel greto della Maggia)un altro 66.enne svizzero del canton Basilea Campagna e una 67.enne svizzera domiciliata nel Locarnese (i cui due corpi erano stati rinvenuti a luglio nel greto del fiume all'altezza di Cevio). Cinque vittime erano a Fontana, due a Prato Sornico e il disperso al Piano di Peccia. Si tratta del bilancio più grave legato a una catastrofe naturale mai registrato in tempi recenti a Locarno e dintorni. L'alluvione del 1978, tanto per fare un esempio, aveva provocato sette morti (quattro nel Locarnese: Comologno, Losone, Ascona, Verscio; uno a Bellinzona e due in Val di Blenio, oltre a una quindicina in Italia, tra Val Vigezzo e Ossola). Il nubifragio in Mesolcina, di una settimana prima, tre. 

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