La Val Bavona, dopo il disastro, è pronta a sbocciare: «Lavori finiti entro Pasqua»
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Mancano poche settimane e anche la Val Bavona rifiorirà. Rimasta chiusa dopo la devastazione del potente nubifragio (otto morti e ingentissimi danni materiali) abbattutosi in alta Vallemaggia nella notte tra il 29 e il 30 giugno 2024, l’obiettivo è tornare a renderla praticabile entro Pasqua. «Tutto procede al meglio e con i ritmi che ci eravamo imposti», spiega al Corriere del Ticino la sindaca di Cevio, Wanda Dadò. Il nucleo di Fontana, frazione di Cavergno, è una delle zone più colpite dal disastro naturale. «A inizio aprile, la “pista” provvisoria, che nel frattempo è stata pure asfaltata, permetterà a chi vuole di attraversare l’area, anche se stiamo parlando di una ferita che non si potrà rimarginare in un anno, ma nemmeno in due o in tre». Per immaginare il futuro del comparto, è stato formato un gruppo di lavoro che per ottobre dovrebbe concludere un primo percorso caratterizzato da un approccio partecipativo.
La «squadra» per la ricucitura
«Le riunioni si stanno intensificando, alfine di poter avviare questa prima fase tra la primavera e l’estate», precisa la 63.enne. Fanno parte della «squadra» la collega municipale Dusca Schindler, due membri della Fondazione Valle Bavona, Paolo Poggiati e il presidente Lorenzo Dalessi, senza dimenticare il granconsigliere Fiorenzo Dadò come «contatto» con il mondo della politica. I cinque sono coadiuvati dal titolare dello studio di consulenza per opere di ingegneria Matthias Neuenschwander, in qualità di coordinatore.
«Il progetto di “ricucitura” delle tre terre di Fontana, Boschetto e Mondada deve essere condiviso con i principali portatori di interesse, con i terrieri e con i domiciliati, oltre a chiunque abbia interessi nei confronti di questo territorio». La nostra interlocutrice evidenzia come il tracciato della via - fra l’altro gestita da un consorzio formato dalle Officine della Maggia di Locarno (67%), dal Comune stesso (30%) e da Swissgrid (3%) - potrebbe subire ulteriori cambiamenti. «Un buon inserimento nel paesaggio è cruciale, perché considero questo luogo come la porta d’entrata della valle. Superata questa ferita, a parte Roseto dove si è tenuto un altro importante smottamento, il resto è rimasto quasi del tutto intatto».
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Possibile sovraffollamento
Ma che impatto avrà, in termini di affluenza? Dadò non si sbilancia, ma una cosa è certa: «Dopo tutto questo tempo in cui la zona è rimasta sbarrata, temiamo un possibile sovraffollamento, provocato forse dalla voglia di indiscrezione. Abbiamo riflettuto su questo aspetto. Ci saranno di certo tantissimi curiosi, ma anche molti ai quali questa meravigliosa regione manca. Speriamo che tutti capiscano la situazione e diano una spinta all’economia locale, dei ristoranti e dei grotti, ma anche di tutta la Vallemaggia, che ha dovuto assorbire un brutto colpo dal punto di vista finanziario». Un’operazione che ha goduto di grande supporto e seguita da numerosi uffici, anche cantonali, avvalendosi della collaborazione di svariate competenze. «È difficile non dimenticare qualcuno: esercito, aziende, protezione civile. Molte realtà hanno contribuito sin dai primi momenti di difficoltà».
Il tempo dei progetti
Un altro problema è costituito dall’acquedotto, da poco rialimentato dalla fonte originale, di Fontana, ma ancora tramite un’infrastruttura provvisoria. «Proprio in queste settimane è iniziata la progettazione del percorso definitivo. Richiederà un po’ di tempo, poiché il tracciato deve essere studiato per garantire che non sia vulnerabile. Il primo passo sarà la messa in sicurezza, con una protezione efficace della sorgente. È un compito complesso, ma stiamo approfittando di questa stagione, durante la quale non è ancora possibile iniziare a lavorare, per concentrarci sulla progettazione», conclude Dadò.
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Il confronto nella mappa di Swisstopo: link qui
Le foto delle aree colpite nella mappa di Swisstopo: link qui
Il bilancio del disastro
Nel corso della notte fra sabato 29 e domenica 30 giugno 2024, violenti e prolungati temporali hanno colpito l'Alta Vallemaggia, tra le valli Bavona e Lavizzara. Ad oggi una persona (un giovane della valle) risulta ancora dispersa, mentre si registrano sette morti: una 76.enne e due 73.enni tedesche, residenti nel Land del Baden-Württemberg, una 61.enne svizzera del canton Basilea Campagna e un 67.enne svizzero del Locarnese (i cui due corpi erano stati ritrovati a Riveo, nel greto della Maggia), un altro 66.enne svizzero del canton Basilea Campagna e una 67.enne svizzera domiciliata nel Locarnese (i cui due corpi erano stati rinvenuti a luglio nel greto del fiume all'altezza di Cevio). Cinque vittime erano a Fontana, due a Prato Sornico e il disperso al Piano di Peccia. Si tratta del bilancio più grave legato a una catastrofe naturale mai registrato in tempi recenti a Locarno e dintorni. L'alluvione del 1978, tanto per fare un esempio, aveva provocato sette morti. Il nubifragio in Mesolcina, di una settimana prima, tre.