Il fatto

La Vallemaggia guarda avanti con il cambio della presidenza

L’ultimo incontro di Michele Rotanzi alla testa dell’associazione delle principali realtà nel distretto - Il timone, da gennaio, a Simone Stoira: «Le sfide non mancano: il disastro estivo, il lupo, l’apertura alla Leventina e tanto altro»
Il ponte di Visletto, «simbolo» del disastro in Vallemaggia di fine giugno, oggi ormai smantellato; in primo piano, Michele Rotanzi, per otto anni presidente dell'Associazione dei Comuni Valmaggesi, 70 anni
Jona Mantovan
29.10.2024 20:06

Il lupo, con tutte le «resistenze» del Consiglio di Stato per ordinarne l’abbattimento dopo le predazioni di pecore e capre. Il collegamento con la Leventina, ormai affossato dopo che sempre il Governo aveva fatto saltare il voto sulla funivia tra Fusio e Ambrì. Il disastro che si è abbattuto tra Bavona e Rovana in estate: lunedì sera all’assemblea dell’Ascovam (l’Associazione dei Comuni della Vallemaggia fondata nel 1955 che raggruppa le principali realtà del distretto sopracenerino a nord di Locarno) non sono di certo mancati i temi. E il cambio della presidenza, anche. Perché, nella cornice del Centro scolastico della Bassa Vallemaggia ai Ronchini di Aurigeno, è andato in scena l’ultimo appuntamento «supervisionato» da Michele Rotanzi. Sarà Simone Stoira a prendere il timone, da gennaio, scelto dal consiglio direttivo.

Quello di fine giugno è stato un evento impressionante, sono rimasto allibito e mi ha fatto pensare
Michele Rotanzi, presidente dell’Associazione dei Comuni della Vallemaggia (Ascovam), 70 anni

Il silenzio per le vittime

Un incontro ben frequentato che si è protratto fino a tarda ora, con una trentina di rappresentanti tra membri di fondazioni, patriziati, Comuni e altre realtà attorno alla Vallemaggia. Per l’occasione, presente con una lunga relazione anche il capo della sezione forestale, Roland David, responsabile del gruppo tecnico, nominato dal Consiglio di Stato per pianificare gli interventi dopo il disastro che si è abbattuto sull’Alta Valle nella notte tra il 29 e il 30 giugno, un tragico evento che ha provocato sette morti accertate, mentre un giovane risulta ancora disperso.

Facendo il bilancio dei suoi otto anni di attività da presidente, Rotanzi ha ripercorso gli ultimi avvenimenti tra i quali anche la grande alluvione, chiedendo ai partecipanti un istante di silenzio in piedi, da dedicare alle vittime del potente nubifragio. «È stato un evento catastrofico. Lo dico anche perché sono proprio della Valle di Peccia. La mia casa è a 150 metri dal fiume ma per fortuna non è stata toccata. Quello che è successo è impressionante, sono rimasto allibito. Mai avrei pensato che la natura potesse avere una forza così incredibile. Una forza che ti fa riflettere», ha detto al Corriere del Ticino il 70.enne.

Un'immagine panoramica dalla passerella di Visletto, qualche mese dopo il disastro: il ponte, distrutto, ormai non c'è più
Un'immagine panoramica dalla passerella di Visletto, qualche mese dopo il disastro: il ponte, distrutto, ormai non c'è più

«Andare avanti compatti»

Ora sarà la volta della ricostruzione e del recupero. «L’importante è coordinare bene i progetti. Uno dei problemi più grandi riguarda le zone di pericolo. Cosa vorrà fare il Cantone? Sarà difficile ricostruire se prima non si adottano misure preventive. E qui potrebbero sorgere problemi, magari da parte di Berna. La situazione è complicata e dovremo avanzare compatti per non perdere territorio».

Gli altri due punti dolenti che aspettano al varco il futuro presidente sono la cosiddetta «apertura a nord», con il passaggio tra Lavizzara e Leventina, ma anche a ovest (tra Bosco Gurin e la val Formazza). «Ci vuole una grande sensibilità, bisogna andare con i piedi di piombo». Il riferimento è a quanto successo in giugno, quando il Governo, come detto, aveva ritirato il messaggio che doveva finanziare uno studio di massima per realizzare la funivia tra Fusio e Airolo.

«È stato un brutto colpo. E poi abbiamo anche il problema del lupo. Se il Dipartimento del territorio non si dà una mossa nel contenere questo predatore, la vedo dura. Gli sforzi che si vogliono intraprendere per cercare di mantenere le aziende agricole rischiano di essere vanificati: con quale spirito questi questi allevatori andranno avanti?», è la domanda aperta che ha lanciato Rotanzi.

«Non si getti la tradizione»

«A fine agosto, dopo le predazioni delle capre, abbiamo organizzato un presidio e anche una conferenza stampa per sensibilizzare l’opinione pubblica, ma anche il Consiglio di Stato, su questo problema. Sono stati in molti a “scaricare” le capre dagli Alpi, causando il fermo della produzione del nostro caratteristico formaggio Vallemaggia, con un misto di latte di capra e di mucca. Bisogna trovare una soluzione per non gettare al vento una tradizione che si perde nei secoli».

Il punto dopo l’alluvione

Alla conclusione dei lavori dell’assemblea, Roland David ha ricevuto la parola per illustrare l’avanzamento del Gruppo tecnico Vallemaggia, del quale è responsabile: «Il nostro lavoro consiste nel supportare gli enti locali. Dopo un inizio complicato, durante il quale abbiamo dovuto comprendere l’entità dei danni e le possibili soluzioni, oggi stiamo finalmente iniziando a collaborare con i Comuni e con le aziende per realizzare al meglio i progetti futuri», ha riferito il 64.enne al termine dell’intervento, che ha ripercorso i vari aspetti del disastro di fine giugno, analizzando i dati di MeteoSvizzera e la portata del fiume Maggia registrata a Locarno.

I passi verso la ricostruzione

«Stiamo stilando un elenco di tutti i progetti e, dove possibile, stiamo anche quantificando i costi di ripristino. Questi progetti confluiranno in alcuni messaggi che il Consiglio di Stato presenterà al Gran Consiglio. Il primo sarà presentato tra un mese e verterà sugli interventi urgenti».

David ha parlato pure delle tre aziende agricole che dovranno spostarsi altrove. «Stiamo lavorando con ciascuna per trovare le soluzioni ideali per il futuro. Dovranno riorganizzare la loro attività e dimensione. Abbiamo individuato delle possibili localizzazioni da ottimizzare, e le aziende stanno conducendo un’analisi che permetterà di definire i volumi e l’ubicazione definitiva. L’obiettivo di tutti noi è trasformare questo evento tragico in un’opportunità di sviluppo per l’Alta Valle Maggia», ha concluso il nostro interlocutore.

Il confronto nella mappa di Swisstopo: link qui

Le foto delle aree colpite nella mappa di Swisstopo: link qui

Il bilancio

Nel corso della notte fra sabato 29 e domenica 30 giugno 2024, violenti e prolungati temporali hanno colpito l'Alta Vallemaggia, tra le valli Bavona e Lavizzara. Ad oggi una persona (un giovane della valle) risulta ancora dispersa, mentre si registrano sette mortiuna 76.enne e due 73.enni tedesche, residenti nel Land del Baden-Württemberg, una 61.enne svizzera del canton Basilea Campagna e un 67.enne svizzero del Locarnese (i cui due corpi erano stati ritrovati a Riveo, nel greto della Maggia)un altro 66.enne svizzero del canton Basilea Campagna e una 67.enne svizzera domiciliata nel Locarnese (i cui due corpi erano stati rinvenuti a luglio nel greto del fiume all'altezza di Cevio). Si tratta del bilancio più grave legato a una catastrofe naturale mai registrato in tempi recenti a Locarno e dintorni. L'alluvione del 1978, tanto per fare un esempio, aveva provocato sette morti. Il nubifragio in Mesolcina, di una settimana prima, tre.   

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