Lega, Daniele Piccaluga eletto nuovo coordinatore
Daniele Piccaluga è il nuovo coordinatore della Lega. L'assemblea del movimento, riunita a Rivera, ha confermato pochi minuti fa il nome scelto da Norman Gobbi negli scorsi giorni. Dalla stessa assemblea si sarebbero tuttavia alzate alcune voci critiche sul «metodo»: insomma, alcuni membri hanno fatto notare che la figura di Piccaluga è stata calata dall'alto. In ogni caso, il deputato è stato eletto quasi all'unanimità (due soli astenuti e un contrario). Erano 73 i presenti.
Di seguito, l'intervista a Piccaluga.
Prima di lei alla guida in solitaria ci sono stati solo Giuliano e Attilio Bignasca. Che cosa l’ha convinta ad accettare la proposta di Norman Gobbi?
«La scelta è caduta su di me perché, come dice Norman, ho l’animo rustico, da leghista della prima ora e sono considerato meno divisivo di altre persone. Penso di essere la persona di cui il nostro movimento ha bisogno in questo momento. Sono la persona forse più vicina e simile al nostro elettorato».
Quali sono i suoi obiettivi ideali ed elettorali in vista del 2027?
«Innanzitutto ci tengo a chiarire che non sarò solo alla guida della Lega. Ora che sono stato eletto dall’assemblea, prenderò contatto con alcune persone che ho già individuato e mi occuperò di creare una squadra di vicecoordinatori. Con loro, poi, si entrerà nel dettaglio sugli aspetti che riguardano il programma politico. Una delle prime cose che mi piacerebbe fare, però, è sicuramente tornare nelle sezioni. Coinvolgere la truppa. Sono infatti dell’idea che, se stiamo vicini alle sezioni, riusciremo e ricreare lo spirito battagliero, e quindi a ripartire bene. Negli ultimi tempi, infatti, si è notata una certa fatica e le sezioni stesse hanno lamentato un po’ la mancanza di un coordinamento principale. La Lega è nata 34 anni fa venendo dal popolo. Sentendo la pancia, le busecche delle persone. E quindi dobbiamo veramente tornare a quello spirito originario».
Ogni uomo o donna, di fronte a una nuova sfida, ha anche timori o paure. Quali le sue?
«Io sono un ottimista, sono una persona che normalmente vede il bicchiere mezzo pieno. Chiaramente, sento anche la paura del fallimento, credo sia normale. Ma, nel rispetto della carica che ho assunto, farò di tutto per far sì che la Lega mantenga perlomeno le posizioni attuali, con l’auspicio di guadagnare terreno. Detto ciò, lo ribadisco: sono un battagliero, non ho paura di fare».
Con la sua nomina l’assemblea vuole un «politico genuino» per riportare la Lega ai fasti del passato. Ci crede?
«Assolutamente sì. Sono convinto che possiamo tornare a essere popolari, come lo siamo stati in passato. Dobbiamo, come dicevo prima, tornare a sentire lo stomaco delle persone. I tempi, rispetto alla Lega degli albori, sono diversi. Anche la situazione lo è: oggi, ad esempio, abbiamo due esponenti in Governo. Ma questo non deve frenarci nel contestare anche i nostri ministri o l’Esecutivo, se fosse necessario. E io lo farò senza problemi».
La volontà non le manca, ma se possiamo osare, sembra un po’ acerbo per trovarsi da solo di fronte all’arena politica ad affrontare il dibattito tecnico-politico. Come replica?
«Forse posso essere acerbo per l’età anagrafica, visto che ho 37 anni. Ma non ne ho nemmeno 20, quindi credo possa essere il momento giusto per assumere questa carica. Se parliamo di immaturità politica, invece, certamente non ho l’esperienza di chi ha fatto 12 anni di Parlamento, ma per 17 anni ho comunque toccato con mano il sistema politico. In più, credo di avere buone doti di leadership che mi permetteranno di compensare».
La sua nomina è stata letta da qualcuno al vostro interno un po’ come una forzatura. Come si confronterà con i suoi critici?
«Intanto vorrei dire che la teoria che vedeva per il ruolo di coordinatore due favoriti, Alessandro Mazzoleni e Gianmaria Frapolli, è stata frutto di costruzioni giornalistiche. Internamente, la discussione è stata costruttiva, focalizzata al bene e al futuro della Lega. Lo ripeto: non vi è stata alcuna forzatura, né sono volati gli stracci. Probabilmente, il mio carattere e il fatto di essere un uomo capace di fare squadra ha fatto ricadere la scelta su di me. Ciò detto, inevitabilmente ci saranno anche persone che non gradiranno, o che avrebbero preferito altri nomi».
A chi maligna che Gobbi sarà sempre il «coordinatore-ombra» cosa si sente di dire?
«Gobbi sarà sempre una figura vicina al movimento e con cui mi confronterò se dovessi avere necessità, vista la sua esperienza. Tuttavia, Norman non sarà né un mio vice coordinatore, né io un suo burattino. Lui rappresenta il Governo e io la Lega. Non a caso, uno dei primi temi che ho intenzione di portare avanti è proprio quello della diminuzione dei radar».
E con Claudio Zali ha discusso della sua carica? Sembrate molto diversi.
«Con lui direttamente no, ma so che ha dato il suo benestare sulla mia elezione, e questo mi fa piacere. Zali è forse il consigliere di Stato con cui mi interfaccio di più, visto che siedo nella Commissione ambiente, territorio ed energia. Per quanto riguarda i temi, vale quanto detto prima: anche lui passerà sotto la lente del movimento e, se ci dovesse essere qualcosa che non condividiamo - come ad esempio la gestione del lupo - ne parleremo in modo schietto».
La Lega sembra destinata a restare bicefala: Governo ed opposizione. Spieghi all’elettorato leghista com’è sostenibile tutto questo.
«L’anima bicefala della Lega, che unisce rappresentanza in Governo e impegno popolare, consente di influenzare le politiche pubbliche, mantenendo un forte legame con la base. Questa dualità garantisce un’azione governativa che riflette i valori e le aspettative dell’elettorato, equilibrando potere istituzionale e autenticità del movimento. Quando eravamo solo agli albori, abbiamo lottato per riuscire ad avere esponenti in Governo e oggi che contiamo la maggioranza relativa nell’Esecutivo, ritengo che dobbiamo convivere con questa situazione. Forse il ruolo di Norman, coordinatore e consigliere di Stato, ci ha un po’ impedito di essere più diretti nel dire cosa non andava. Da questo punto di vista, io non mi tirerò indietro».
Parliamo degli altri partiti di Governo: è pronto ad andare a bussare alla loro porta per un avvicinamento, un primo confronto, o attenderà che si facciano avanti loro?
«Sono pronto ad ascoltare e a dialogare con chi si farà avanti e, se sarà il caso, saremo noi stessi a bussare ad altre porte. L’importante è non snaturare i nostri valori e i nostri ideali».
Intanto l’UDC avanza e una Lega battagliera (quella che lei intende incarnare) potrebbe anche infastidire. Ci ha pensato?
«Non vedo grandi problemi. Sono convinto che con i cugini dell’UDC potremo continuare a collaborare sui temi che condividiamo».
Accordo elettorale con Piero Marchesi e i suoi. Piccaluga è pronto? Sui quali basi e con quali paletti?
«Di sicuro dovremo tornare a sederci attorno a un tavolo per capire come andare avanti in vista dei prossimi appuntamenti elettorali. Ci tengo però a dire che non è affatto scontato che l’UDC entri in Governo. Mi spiego: se ci sarà una collaborazione, faremo sì che la lista sia la più forte possibile. Ma di sicuro la Lega non si farà da parte. È vero, l’UDC sta crescendo, ma sarà nostro compito fare in modo che la Lega possa ancora giocarsi il secondo seggio in Consiglio di Stato. Non ci arrendiamo, insomma. Del resto, sono una persona che ama vincere, che quando si mette a giocare non si accontenta solo di partecipare. Da oggi, quindi, si riparte con l’intenzione di vincere. Poi se Marchesi si rivelerà più bravo, ne prenderemo atto».