Tensioni

Che armi e mezzi hanno usato Regno Unito e USA contro gli Houthi?

Dai missili Tomahawk al sottomarino USS Florida, passando per i Typhoon britannici: ecco che cosa sappiamo degli attacchi da un punto di vista tecnico
Un Typhoon britannico. © SGT LEE GODDARD/BRITISH ROYAL AI
Marcello Pelizzari
12.01.2024 15:15

Le forze statunitensi e britanniche, dunque, hanno tenuto fede alle minacce di rappresaglia contro i ribelli Houthi, protagonisti di numerosi attacchi alle navi commerciali nel Mar Rosso nonché sostenitori di Hamas nella guerra contro Israele. Sfruttando l'oscurità, nella notte su venerdì i due Paesi alleati hanno lanciato missili e bombe su postazioni dei miliziani nello Yemen. Ma come si è dipanato questo attacco? Soprattutto, che armi e mezzi hanno usato gli Stati Uniti e il Regno Unito? Proviamo a fare chiarezza, sfruttando varie fonti fra cui la CNN.

Missili Tomahawk

Il Tomahawk Land Attack Missile è un missile da crociera a bassa quota in grado di lanciare una testata convenzionale da mille libbre (quasi 500 chilogrammi) a centinaia di chilometri di distanza. Lanciati da navi di superficie o, ancora, da sottomarini, i Tomahawk volano a velocità subsonica su rotte definite «evasive» o non lineari. Rotte che, di conseguenza, possono superare i sistemi di difesa aerea, secondo quanto afferma la Marina militare statunitense. Non solo, i Tomahawk sono considerati altamente precisi – grazie a una guida tramite GPS – e possono cambiare obiettivo e dunque rotta anche dopo il lancio.

Gli Stati Uniti hanno introdotto questi missili in combattimento nel 1991, durante la famosa (e per certi versi iconica) operazione Desert Storm contro le forze dell'allora dittatore iracheno Saddam Hussein. Da allora, sono stati utilizzati in molti altri conflitti.

Sottomarino USS Florida

Il sottomarino USS Florida, come spiega la CNN, è uno dei quattro sottomarini a propulsione nucleare con missili guidati (SSGN) integrati alla flotta della Marina militare statunitense. Nato come sottomarino della classe Ohio, capaci dunque di trasportare testate nucleari, il Florida e i batiscafi gemelli USS Ohio, USS Michigan e USS Georgia sono stati convertiti in sottomarini lanciamissili da crociera fra il 2005 e il 2007. 

Le dimensioni dell'USS Florida consentono di trasportare 154 Tomahawk, il 50% in più rispetto ai cacciatorpediniere lanciamissili e (quasi) il quadruplo rispetto ai più recenti sottomarini d'attacco della Marina. «Centocinquantaquattro Tomahawk sono in grado di dare un bel po' di colpi» aveva spiegato alla CNN Carl Schuster, ex capitano della Marina e direttore delle operazioni presso il Joint Intelligence Center del Comando del Pacifico degli Stati Uniti, nel 2021. «Nessun avversario degli Stati Uniti può ignorare una minaccia simile».

Detto che la Marina, volendo, potrebbe far confluire un numero maggiore di cacciatorpediniere per lanciare un numero ancora più ampio di missili contro un determinato obiettivo, il sottomarino può godere di ampia autonomia e, soprattutto, è difficile da individuare. Le capacità del sottomarino USS Florida emerse, con forza, nel 2011, quando sparò quasi 100 Tomahawk contro obiettivi in Libia durante l'operazione Odyssey Dawn. Fu, quella, la prima volta che un sottomarino lanciamissili venne utilizzato in combattimento. 

Il Florida è azionato da un reattore nucleare capace di fornire vapore a due turbine, che a loro volta fanno girare l'elica del sottomarino. La Marina, al riguardo, ha definito «illimitato» il raggio d'azione del mezzo. La capacità di rimanere sommerso, per contro, è limitata unicamente dalla necessità di rifornire di cibo l'equipaggio.

Cacciatorpediniere lanciamissili

Il Pentagono, nel riferire degli attacchi di questa notte contro gli Houthi, ha spiegato che anche navi di superficie statunitense hanno lanciato Tomahawk contro le postazioni dei ribelli. In questo senso, la spina dorsale della flotta di superficie della Marina statunitense è costituita da cacciatorpediniere della classe Arleigh Burke: quasi 70 le unità in servizio.

Con un dislocamento fino a 9.700 tonnellate, la classe Burke trasporta una serie di armamenti sia difensivi sia offensivi. Anche questi cacciatorpediniere impiegano missili da crociera Tomahawk con sistema di lancio verticale (Vertical Launching System, VLS). Ogni cacciatorpediniere dispone di 90-96 celle VLS a seconda della data di costruzione.

Il Pentagono non ha detto quali specifici cacciatorpediniere siano stati coinvolti negli attacchi allo Yemen in questi giorni. Tuttavia, diverse navi da guerra americane sono state attive nel Mar Rosso negli ultimi due mesi per difendere le navi commerciali dagli attacchi di droni e missili degli Houthi.

Caccia Typhoon dalla Gran Bretagna

Anche il Regno Unito, dicevamo, ha partecipato agli attacchi. Come? Con i suoi jet bimotore a pilotaggio singolo: i Typhoon. Una colonna portante della Royal Air Force. Questi velivoli possono raggiungere una velocità di Mach 1,8 e un'altitudine di 55 mila piedi, circa 16.700 metri. 

Sviluppati da un consorzio di aziende del settore della difesa per rifornire di aerei più nazioni della NATO con un caccia multiruolo, i Typhoon sono anche robuste piattaforme d'armamento, in grado di trasportare una serie di missili aria-aria e aria-superficie e bombe a guida di precisione.

Il Ministero della Difesa britannico ha dichiarato che i quattro aerei coinvolti nell'attacco agli obiettivi Houthi hanno sganciato bombe con testate da 500 libbre Paveway IV. Questa bomba a guida laser è dotata di alette di coda che guidano la testata verso il bersaglio in base alle indicazioni ricevute.

I Typhoon britannici sono stati supportati nelle loro operazioni dal Voyager, un tanker di rifornimento aereo. Il Ministero della Difesa britannico non ha indicato da dove sono decollati i jet e dove sono poi rientrati. Il ministro della Difesa Grant Shapps, però, ha condiviso un video nel quale si vede un Typhoon decollare di notte da una pista terrestre. 

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