«La bomba sporca? Non ha valenza militare: i droni invece sono molto efficaci»
Mancava la «bomba sporca» nel dizionario della guerra in Ucraina. Mosca ha fatto sapere che Kiev potrebbe utilizzare le sostanze radioattive del combustibile nucleare esaurito della centrale nucleare di Chernobyl per realizzare tale ordigno. Zelensky ha immeditamente condannato quanto affermato dai russi e, immancabile, è partito il solito rimpallo di accuse all'interno del fumo della propaganda di guerra. Ma se l'ennesimo spettro nucleare sembra solo fantasia, ben più concreti sono gli attacchi dei russi con i droni iraniani, che si stanno rivelando molto efficaci e costosi per l'Ucraina (quindi per l'Occidente). Ne parliamo con il generale Paolo Capitini, esperto di scienze strategiche e di storia militare.
La bomba sporca? Minaccia da terroristi
Il generale Capitini spiega: «La bomba sporca fa parte della categoria degli ordigni radioattivi, ma non funziona come una bomba atomica classica, quindi niente fusione o fissione. Si tratta di materiale altamente radioattivo, come uranio o plutonio, che viene innescato e sparso da esplosivo convenzionale. L’effetto è più o meno quello di una centrale nucleare che perde materiale fissile. È più simile all’effetto di Chernobyl che a quello di Hiroshima. Una bomba sporca può rendere radioattivi 5 o 6 isolati: non serve a niente dal punto di vista militare». E sottolinea: «È una di quelle armi che in genere minacciano di usare i terroristi, perché basta trovare un po’ di materiale radioattivo, che può andare dagli elementi di scarto del reparto di radiologia di un ospedale a materiale molto più potente. Ci vuole poco a realizzarla, ma è una cosa che sta nel fumo della guerra, fatto di accuse reciproche. La prossima volta diranno che hanno messo il bacillo della peste nel rubinetto. È guerra psicologica. La bomba sporca non ha nessuna valenza militare».
Ma i droni sono molto efficaci...
Potrebbe essere una sorta di voler mettere le mani avanti nel caso venisse bombardata accidentalmente una centrale nucleare? Secondo Capitini, non è plausibile, perché ora i russi hanno una strategia ben definita: «I russi bombardano con i droni piuttosto che con l’aeronautica. I droni sono precisi, non vanno sopra una centrale nucleare “per sbaglio”. Hanno una tecnologia un po’ rudimentale rispetto ad altri strumenti militari. Questi droni iraniani sono guidati da un GPS, pensiamo a qualcosa di simile al vecchio TomTom: si impostano le coordinate e il velivolo va al colpire in quella zona. Se sbaglia, sbaglia di 10 metri, non finisce su una centrale nucleare. Chiaramente, non possono colpire bersagli in movimento come ad esempio un carro armato».
L'esperto militare sottolinea come questi strumenti siano molto efficaci e poco costosi: «È come se fossero dei motorini con motore a due tempi. E costano pochissimo: dai 5 a i 10 mila dollari». Ma perché sono così efficaci? Perché l'Ucraina deve spendere un sacco di soldi per fermarli. Il generale prosegue: «Se tutte le volte che per ingaggiare uno di questi mezzi si spara un missile contraereo da 100 mila dollari, è già un danno all'avversario, oltre a quello che provoca il drone finendo a terra o sul bersaglio. Questa è la novità della guerra: un tipo di bombardamento strategico a basso costo, ad alta efficacia, in cui non si rischia l’abbattimento di piloti. I droni iraniani fanno duemila chilometri dal punto in cui vengono lanciati, viaggiano a 200 km/h, quindi si vedono a occhio nudo. Però volano a 20-30 metri da terra: se non li individui negli ultimi 200 metri, o non li fermi più o lo fai con del materiale contraereo che costa un sacco di soldi». Capitini puntualizza: «E il materiale che fornisce l'Occidente è fatto appositamente per abbattere aerei da milioni di euro, non trabiccoli volanti come questi droni. Vengono utilizzati missili da quasi 100 mila dollari per fermare droni da 5 mila dollari». Insomma, in questo momento la Russia sta facendo bruciare agli alleati un sacco di soldi a bassissimo costo.
Una strategia da inizio guerra
La strategia della Russia è tutt'altro che da manuale, perché arriva in ritardo. L'esperto constata: «Con i droni stanno praticamente bloccando la rete infrastrutturale dell’Ucraina: niente acqua, niente gas e niente elettricità. Così mettono in ginocchio le infrastrutture energetiche e di sopravvivenza dell'Ucraina, ma queste cose, da manuale, andavano fatte all’inizio della guerra: prima si mette "seduto" il Paese, poi si attacca. I russi hanno adottato ora questa strategia perché sono a corto di uomini e con i droni impiegano meno truppe sul terreno». E Kiev come contrasta i droni? Capitini spiega: «L’Ucraina sta facendo il massimo per difendersi: su 100 droni lanciati, ne abbattono 80, che sono tantissimi. Però non si può avere un sistema contraereo infallibile, quindi quelli che colpiscono, fanno danni. Inoltre, non sarà il prezzo a fermarne l'impiego, i russi volendo possono andare avanti quanto vogliono: i droni iraniani costano poco e la tecnologia per produrli è talmente bassa che sono davvero alla portata di tutti. Adesso l'Occidente deve chiedersi se vale ancora la pena spendere tutti questi soldi per fermarli. Probabilmente anche gli ucraini inizieranno ad usare i droni: di solito in guerra si risponde pan per focaccia. Le novità durano molto poco: sul campo di battaglia ci si adegua velocemente».