Pestaggio alla Rotonda: «È stata legittima difesa»
Legittima difesa. Più che legittima. Forse un po’ esagerata nella reazione, ma il gruppo di giovani immortalato dal video di un telefonino mentre lanciava pietre e picchiava il 26.enne richiedente l’asilo dello Sri Lanka all’interno della Rotonda di Locarno, cercava solo di salvarsi la pelle. Questo almeno il parere di Niccolò Salvioni, difensore di uno dei giovani arrestati con l’accusa di tentato omicidio e subordinatamente di aggressione e rissa. «Oltre alle immagini, che sono certamente di forte impatto, bisogna anche ascoltare le voci. E per chi assisteva e filmava è stato chiaro: il 26.enne era particolarmente aggressivo, brandiva un coltello con una grossa lama e aveva intenzione di colpire il gruppo, che in precedenza stava tranquillamente passando una serata tra amici in Piazza Castello. Non c’era alternativa: o qualcuno si beccava una coltellata o si cercava di disinnescare la furia dell’aggressore», ci dice l’avvocato Niccolò Salvioni, difensore del 22.enne italiano in carcere preventivo con altri quattro del gruppo che nella notte tra venerdì 7 e sabato 8 ottobre all’interno della Rotonda hanno picchiato il richiedente l’asilo.
Istinto di sopravvivenza
«È stata una reazione d’istinto, di autodifesa, perché a detta non solo del mio assistito ma anche dall’audio del video di chi ha visto e filmato lo scontro, il richiedente l’asilo in precedenza aveva già tentato di colpire con il suo coltello», spiega. Secondo Salvioni e verosimilmente anche gli altri avvocati del collegio difensivo dei giovani indagati, il procuratore pubblico Pablo Fäh, che sta conducendo l’inchiesta, dovrebbe dunque riavvolgere il nastro e individuare il reale contesto dell’aggressione, ridefinendo le responsabilità e colmando, sottolinea, «l’asimmetria informativa determinata dal forte impatto generato dal video, se letto senza considerare le descrizioni e i commenti audio da parte di chi ha filmato e del suo amico accanto; e determinando i fatti pregressi che vengono tutt’ora pazientemente ricuciti dal potere giudiziario mediante gli strumenti classici dell’inchiesta, più lenti e di minore rilevanza nell’opinione pubblica - rispetto ad un video di poco più di un minuto - ma non per questo meno efficaci», ci dice. «Ma, lo ripeto, non è stata una barbara aggressione di tanti contro un disarmato, bensì legittima difesa nei confronti di una persona armata che stava minacciandoli. Una difesa magari eccessiva, lo determinerà l’inchiesta, ma con un unico obiettivo: quello di evitare che l’incomprensibile assalto all’arma bianca da parte del 26.enne si trasformasse in tragedia», rimarca Niccolò Salvioni.
Sette indagati
Ricordiamo che per la rissa alla Rotonda sono in carcere preventivo cinque dei protagonisti, dai 22 ai 30 anni. Altre due ragazze del gruppo, a vario titolo, sono indagate ma restano a piede libero.