«Prigozhin non può vincere, gli serve l'adesione delle forze armate»
«La Wagner da sola non può affrontare una guerra civile a meno che non ci sia l'adesione di altre forze armate». Non ha dubbi il generale italiano Marco Bertolini, già comandante del Comando operativo di vertice interforze, che in queste ore sta seguendo l'evolversi della situazione in Russia. Un quadro ancora poco chiaro, con contorni tutt'altro che definiti. «È presto per lanciarsi in speculazioni, la situazione sul campo è complicata», afferma l'uomo che è stato anche a capo della Brigata Folgore ed è stato impegnato in molte operazioni all'estero nei vari teatri di guerra: dal Libano alla Somalia, dalla Bosnia all'Afghanistan.
L'analisi di quanto sta avvenendo deve necessariamente partire dal ruolo della milizia di irregolari, che nell'operazione in Ucraina sta impegnando circa 25 mila uomini. «La Wagner - spiega Bertolini - non essendo inquadrata nell'esercito russo è più permeabile a influenze esterne ma ad oggi è difficile ipotizzare una cosa del genere».
Sulla figura di Prigozhin, capo del gruppo militare, Bertolini ricorda come non sia nuovo «a prese di posizioni forti» anche se ciò che sta accadendo in queste ore sembra marcare una sostanziale differenza. «Ricordiamo in passato gli strali lanciati da Prigozhin all'indirizzo del ministro della Difesa, Serge Šojgu. Fino ad oggi, però, non aveva mai preso di mira Putin. Le sue affermazioni polemiche spesso erano state smentite dai fatti e infatti ha continuato le operazioni con la conquista di Bakmuth». Il quadro però è drammaticamente mutato con le parole di Putin. «Le parole utilizzate dal presidente russo sono state molto dure, ha parlato apertamente di tradimento di 'coltellate alle spalle': qualcosa di importante è oggettivamente avvenuto».
Per il generale è al momento da escludere, però, una sorta di «rivolta globale da parte della Wagner, che è impegnata anche in altre aree come la Siria e la Libia, contro establishment russo. Quanto sta avvenendo è per molti versi paradossale: in questo frangente, infatti, l'operazione russa stava procedendo bene mentre la controffensiva ucraina era in difficoltà non riuscendo a raggiungere l'osso duro, le linee fortificate dei russi».
Perché, quindi, si è arrivati a tutto ciò? Per Bertolini ad incidere sarebbero una serie di fattori, una serie di elementi che hanno portato ad un drastico cambio di scenario. «Forse Prigozhin ha ambizioni personali, forse vuole puntare ad una scalata delle gerarchie militari. Una cosa è certa: lui ha sofferto la proposta russa di inquadrare la milizia nell'esercito regolare che comporterebbe una perdita di potere e sappiamo quanto sia legato ai suoi uomini».
Sull'ipotesi che dietro tutto questo si possa celare un accordo tra Putin e il numero uno della Wagner per attuare sul territorio russo la legge marziale, Bertolini taglia corto: «Le parole del presidente russo sono state molto chiare, nette. Putin non ha bisogno di una cosa del genere perché per lui i problemi arrivano dai falchi che vorrebbero un ulteriore colpo di acceleratore nelle operazioni in Ucraina».