L'allarme

«Senza la pista in Lavizzara siamo a rischio di estinzione»

Il presidente della società di pattinaggio di Prato Sornico fa il punto sui prossimi anni privi di una «casa»: «La passione per il ghiaccio è messa alla prova, ma continueremo a sperare che i tempi non siano troppo lunghi»
La versione ridotta è appena un terzo dell’originale: insufficiente per le attività sportive; nell'adesivo in primo piano, il presidente della Società di pattinaggio della Lavizzara, Stefano Zoppi, 53 anni
Jona Mantovan
20.02.2025 06:00

«Senza la pista di ghiaccio qui in Lavizzara, possiamo sopravvivere tre o quattro anni. Dopodiché rischiamo l’estinzione». È categorico Stefano Zoppi, presidente della società di pattinaggio di Prato Sornico. Quella, per intenderci, la cui «casa» è stata spazzata via dalla furia che si è abbattuta in alta Vallemaggia nella notte tra il 29 e il 30 giugno 2024. Un disastro senza precedenti, almeno nella storia recente, che ha causato otto morti (sette accertati e un disperso) oltre a ingentissimi danni materiali. «Ma non ci perderemo d’animo», promette il 53.enne. «Noi continueremo a promuovere le discipline invernali, sperando che i tempi non siano troppo lunghi».

L’ottimismo non leva un timore di fondo: che il pubblico formato dai più giovani perda «le buone abitudini»

Una realtà di 150 giovani

Già, perché la struttura provvisoria, grande un terzo dell’originale e realizzata in parte con quanto rimasto agibile dopo l’alluvione, non basta. «Il Comune ha fatto un importante investimento e l’iniziativa sta riscuotendo un buon successo, nel senso che c’è qualcosa che permette al pubblico dei giovanissimi di continuare ad avere un’attività a cui erano abituati. Alcune compagini hanno messo in piedi piccoli tornei tipo tre contro tre e anche la nostra, l’HC Vallemaggia, ha svolto alcuni allenamenti, ma più per puro divertimento che altro. Rispetto a prima è poco, molto poco. Ora i ragazzi hanno finito il campionato in terza lega, ma tutta la stagione è stata portata avanti alla Siberia. E poi, dopo il nubifragio non abbiamo più il “contorno” di prima», evidenzia il nostro interlocutore con una nota di rammarico. «Contiamo 150 giovani che “gravitano” nei dintorni considerando anche il settore artistico e quello juniori, in collaborazione con il Verzasca e l’Ascona, uniti nei “Rivers”».

Un giubileo a metà

Una situazione difficile che fa a pugni con quella che dovrebbe essere la grande festa per il giubileo dei sessant’anni di attività dell’associazione: «Durante l’estate dovremmo riuscire a organizzare qualcosa. Nei prossimi giorni il comitato si riunirà per discuterne. È una situazione un po’ strana, festeggiare un traguardo del genere in queste condizioni. Abbiamo perso la nostra sede e celebrare il compleanno senza un riferimento così forte non è facile. Tuttavia, riusciremo a trovare una soluzione adeguata, magari approfittando dell’estate».

Visletto senza più il ponte originale
Visletto senza più il ponte originale

«È un attimo perdere tutto»

In ogni caso, un timore resta fisso sullo sfondo: «Basta poco per perdere di vista ragazze e ragazzi. Fanno in fretta a lasciare la routine di salire in cima alla valle per praticare lo sport che piace loro. Fra l’altro, i genitori li accompagnavano, si fermavano, creavano indotto. C’è l’incertezza dal punto di vista sportivo, ma anche quella di non aver più indietro ciò che girava attorno. Sarebbe un peccato dover dire addio a quanto è stato costruito lungo questo cammino, facendo diradare i contatti tra le persone e le buone consuetudini. Spero non vada a finire così. Anzi, siamo qui per lavorare affinché ogni cosa si risolva nei tempi più brevi possibili. Certo, entro l’anno prossimo poco si potrà fare. Tuttavia, immagino che in tre o quattro, ma potrebbero essere anche cinque o più anni, si riesca a risolvere tutto».

Sostegno da tutta la Svizzera

Zoppi resta comunque abbastanza fiducioso: «Conto che in un quadriennio si possa inaugurare la nuova opera, bisognerà spingere per promuoverla. E lo faremo, ci mancherebbe».

Un ottimismo spinto anche dalle varie iniziative di sostegno, che hanno ottenuto riscontri positivi «sia dal Ticino sia dalla Svizzera tedesca, che ha portato un grande contributo. Questo ci fa stare tranquilli per la prossima stagione, ma poi si comincia a guardare più in là, nelle successive, e lo scenario diventa leggermente più problematico».

Prima dell’alluvione le formazioni si presentavano a rotazione sulle tre piste (Siberia, Prato e Sonogno): «La nostra era gettonata nel periodo estivo, perché potevamo congelare prima delle altre, da metà agosto, poi arrivava il loro turno. Da quando non c’è più, si è fatto capo, per l’estate, a Bellinzona, Biasca e Ambrì. Subentrando Verzasca e Ascona, siamo riusciti a riportare una buona parte dell’attività un po’ più vicino a noi», conclude Zoppi.

Il confronto nella mappa di Swisstopo: link qui

Le foto delle aree colpite nella mappa di Swisstopo: link qui

Il bilancio del disastro

Nel corso della notte fra sabato 29 e domenica 30 giugno 2024, violenti e prolungati temporali hanno colpito l'Alta Vallemaggia, tra le valli Bavona e Lavizzara. Ad oggi una persona (un giovane della valle) risulta ancora dispersa, mentre si registrano sette mortiuna 76.enne e due 73.enni tedesche, residenti nel Land del Baden-Württemberg, una 61.enne svizzera del canton Basilea Campagna e un 67.enne svizzero del Locarnese (i cui due corpi erano stati ritrovati a Riveo, nel greto della Maggia)un altro 66.enne svizzero del canton Basilea Campagna e una 67.enne svizzera domiciliata nel Locarnese (i cui due corpi erano stati rinvenuti a luglio nel greto del fiume all'altezza di Cevio). Cinque vittime erano a Fontana, due a Prato Sornico e il disperso al Piano di Peccia. Si tratta del bilancio più grave legato a una catastrofe naturale mai registrato in tempi recenti a Locarno e dintorni. L'alluvione del 1978, tanto per fare un esempio, aveva provocato sette morti. Il nubifragio in Mesolcina, di una settimana prima, tre.

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