«Dal disastro nasce la speranza, lo scopriamo in un’avventura»
Da Cevio a Davos. Dal disastro alla speranza. Un’avventura (musicale e non solo) che ragazze e ragazzi del Centro «GiovaniE20» di Pro Juventute non dimenticheranno mai. Il gruppo si è fatto conoscere: dopo il tragico nubifragio di fine giugno tra Bavona e Lavizzara (sette morti più una persona ancora dispersa), aveva avviato una raccolta fondi (per la quale rinnova l’appello ai Comuni) dedicata al sostegno di attività a favore di adolescenti del distretto. Una sorta di «esercizio di cittadinanza», servito a mostrare - al di là della cifra raccolta - l’ascolto che le istituzioni riservano a questa fascia della popolazione. Per pubblicizzare l’azione era stata scelta una canzone, incisa dagli stessi «promotori in erba» nel giro di alcune ore. Una versione apprezzata dagli autori originali, i «77 Bombay Street, i quali ci hanno invitati al grande concerto nella località grigionese. Alla fine, siamo saliti sul palco di fronte a mille persone, facendo sentire la nostra voce unita a quelle dei Buchli, i quattro fratelli che animano la banda», racconta il responsabile Joshi Pina al Corriere del Ticino, in collegamento da San Bernardino.
«In una parola: grandioso»
«È stato pazzesco, in senso positivo. Torniamo a casa trepidanti e entusiasti», aggiunge il 42.enne. Attorno a lui, si agitano le voci della combriccola (in tutto, una dozzina di compagni d’avventura). «Avevamo la fantastica opportunità di parlare con gli artisti prima del concerto. È stato davvero grandioso», spiega Pauline Mozzini, monitrice di Verscio. «Dopo un paio di prove all’ostello, abbiamo potuto visitare il “dietro le quinte” dell’evento, incontrandoli in esclusiva già nel tardo pomeriggio», dice ancora la 21.enne. «Dopo l’esibizione, parecchie persone si sono complimentate», afferma Pina. «Volevano capire chi fossimo e quali fossero le nostre storie. C’è stato uno scambio importante e stanno continuando ad arrivare dei piccoli sostegni alla nostra causa».
«Il mio motto? Essere forte»
«Nessuno pensava che sarebbe stato possibile», riprende lei. «Ieri, però, eravamo su quel palco e abbiamo capito che con forza e impegno quasi tutto è possibile».
«Sono ancora piena di emozioni», esclama Liza, 13.enne di Locarno. «Avevo proprio ragione: questo viaggio è stato come vivere una favola invernale. Ho parlato inglese, a tu per tu con i membri della formazione. Pensavamo finisse lì, con la firma degli autografi. Tuttavia, terminato un brano, a sorpresa, ci hanno fatto cenno di salire sulla scena, al loro fianco. Hanno raccontato la nostra storia e parlato della disgrazia avvenuta nei dintorni della nostra “base”. Per poi attaccare con le note di “Empire”, il titolo da noi scelto per parlare di quel che abbiamo vissuto quest’estate». La ragazzina conclude con la frase in inglese «Se vuoi ottenere qualcosa, devi essere forte» («If you want to get it, you have to be strong»), il suo motto, la sua filosofia, sottolinea fiera. «Sono molto più sicura di me».
Un finesettimana speciale
«Eravamo al secondo giorno di colonia ad Aquila», ricorda Liam, 13 anni, riavvolgendo il nastro del tempo fino alla data della devastazione. «Quel mattino non ci eravamo ancora resi conto della situazione. Pensavamo ci fosse solo tanta acqua. Quando ci hanno detto che il ponte era crollato, abbiamo capito quanto fosse grave».
Da lì, la decisione di mettere in piedi l’iniziativa per coinvolgere la regione. «E la scelta del loro pezzo come nostra ‘bandiera’». Un testo dedicato alla forza interiore e alla determinazione che incoraggia a essere forti, a non arrendersi e a seguire ciò che si ama anche nei momenti difficili. «Sono stati giorni speciali, questi. Rientro da un finesettimana con una notevole carica di autostima».
Il confronto nella mappa di Swisstopo: link qui
Le foto delle aree colpite nella mappa di Swisstopo: link qui
Un risveglio scioccante
Di fianco a lui, ecco Riccardo, 17 anni, studente di moda e abbigliamento, presente nella colonia già dal 2023: «È stato scioccante il risveglio quella mattina, una volta saputo che l’alta Vallemaggia era isolata e le comunicazioni erano saltate. Da questa situazione, grazie all’impegno che ci abbiamo messo, siamo riusciti a farci notare da un complesso famoso a livello svizzero e pure oltre. È stato suggestivo e molto bello. Lo rifarei altre mille volte». In conclusione, ancora Joshi, che chiude parlando del progetto sotto il profilo educativo: «Questo risultato è frutto di un lavoro sull’autodeterminazione dei ragazzi facendo emergere il loro valore e potenziale. È fondamentale dare loro fiducia e opportunità».
Il bilancio del disastro
Nel corso della notte fra sabato 29 e domenica 30 giugno 2024, violenti e prolungati temporali hanno colpito l'Alta Vallemaggia, tra le valli Bavona e Lavizzara. Ad oggi una persona (un giovane della valle) risulta ancora dispersa, mentre si registrano sette morti: una 76.enne e due 73.enni tedesche, residenti nel Land del Baden-Württemberg, una 61.enne svizzera del canton Basilea Campagna e un 67.enne svizzero del Locarnese (i cui due corpi erano stati ritrovati a Riveo, nel greto della Maggia), un altro 66.enne svizzero del canton Basilea Campagna e una 67.enne svizzera domiciliata nel Locarnese (i cui due corpi erano stati rinvenuti a luglio nel greto del fiume all'altezza di Cevio). Cinque vittime erano a Fontana, due a Prato Sornico e il disperso al Piano di Peccia. Si tratta del bilancio più grave legato a una catastrofe naturale mai registrato in tempi recenti a Locarno e dintorni. L'alluvione del 1978, tanto per fare un esempio, aveva provocato sette morti. Il nubifragio in Mesolcina, di una settimana prima, tre.