Le reazioni

Adozioni, «questa complessa questione merita risposte più articolate»

C'è preoccupazione tra le associazioni che operano in questo campo
© KEYSTONE/Peter Klaunzer
Ats
29.01.2025 18:54

Il progetto del Consiglio federale di porre fine alle adozioni di bambini all'estero sta suscitando preoccupazione tra le associazioni che operano in questo campo. Tre di esse, contattate oggi da Keystone-ATS, temono che il divieto possa aprire la porta a un ritorno a pratiche illegali.

L'annuncio odierno del governo dev'essere analizzato attentamente in termini di potenziali implicazioni per le famiglie che desiderano adottare, ha dichiarato all'agenzia di stampa Cilgia Caratsch, direttrice di International Social Service - Switzerland, una rete con sede a Ginevra attiva in 120 paesi e impegnata nelle adozioni etiche.

«Il desiderio di un figlio per le coppie che non possono averne uno rimane un problema reale», afferma Caratsch. «L'adozione internazionale è una misura di protezione per i bambini privi di famiglia, ma è anche la legge della domanda e dell'offerta. (...) Dobbiamo capire - aggiunge - come reagiranno queste coppie e pensare a misure di salvaguardia per evitare che prendano piede le pratiche illegali».

La Svizzera ha già un quadro molto rigido per le adozioni, con un numero limitato di paesi con cui collabora, sottolinea ancora Caratsch. Bisogna quindi trovare soluzioni alternative. A suo avviso l'adozione nazionale sarà indubbiamente facilitata dallo Stato.

Per Jenny Xu, presidente dell'associazione per le adozioni Mosaïques, un divieto di adozione internazionale «aprirebbe la porta a un'illegalità ancora maggiore». Questo progetto rischia di creare nuovi canali meno controllati. L'associazione, attiva nella Svizzera romanda, guida le persone che desiderano adottare verso paesi sicuri, prestando particolare attenzione ai documenti da controllare. Secondo Xu, è a livello delle procedure all'estero che è necessario un maggiore supporto per evitare abusi.

Anche il Bureau d'Aide à la Recherche des Origines (BARO) è scettico. Il divieto non garantisce la tutela dell'interesse superiore del bambino: al contrario potrebbe portare ad altri abusi, in particolare attraverso canali illegali di adozione internazionale e il ricorso massiccio a tecniche di procreazione medicalmente assistita, comprese le madri surrogate, afferma l'associazione con sede a Losanna.

La decisione del Consiglio federale di combattere gli abusi è certamente lodevole, ma questa complessa questione merita risposte più articolate. Le adozioni illegali risalgono a più di 25 anni fa. Da allora la Svizzera ha ratificato la Convenzione dell'Aia sulle adozioni, insieme ad altri 106 paesi. Oggi, nel mondo, le procedure sono dieci volte inferiori a quelle di 20 anni fa, sottolinea la BARO.

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