Il Piper in mezzo agli scialpinisti al Monte Rosa e quel drone nel 2021

Quanto accaduto sul Monte Rosa, sabato, continua a far discutere. Brevemente: un velivolo dell'Aéroclub di Ginevra, un Piper PA-18 con sigla HB-OKB, è atterrato su uno dei ghiacciai del massiccio in mezzo a tanti, tantissimi scialpinisti alle prese con la salita alla Capanna Margherita. L'aereo è subito decollato fra lo stupore e la paura dei presenti. Gli esperti, senza mezzi termini, hanno condannato l'episodio. Aaron Rezzonico, istruttore di volo ed esperto di volo in montagna, da noi contattato ha spiegato: «Una delle regole fondamentali è che il decollo non avvenga mai in direzione di ostacoli o persone, anche se non nelle immediate vicinanze. La prudenza avrebbe dovuto portare chi era a bordo a prediligere una zona diversa o, meglio, a rinunciare all’atterraggio. Solo la fortuna ha evitato un incidente che avrebbe potuto avere esiti fatali».
L'Aéroclub di Ginevra, nel confermare che l'aeroplano coinvolto è di proprietà del sodalizio, ha dichiarato che l'Aéroclub stesso sta collaborando con le autorità elvetiche deputate a chiarire i contorni dell'episodio e, ancora, di aver avviato a sua volta un'inchiesta interna. Non solo, il pilota protagonista della bravata, se così vogliamo definirla, si è autodenunciato redigendo immediatamente un rapporto. Fatte le dovute premesse, è interessante notare come il Piper in questione, anni fa, abbia avuto un incidente in montagna. Diverso, certo, in termini di dinamiche eppure simile pensando al contesto. Proviamo a riavvolgere il nastro, forti di un rapporto del Servizio d'inchiesta svizzero sulla sicurezza (SISI).
I fatti risalgono al 21 febbraio del 2021, sul ghiacciaio del Brenay in Vallese, a un'altitudine di circa 3.500 metri. Ai comandi del PA-18, quel giorno, c'era un cittadino svizzero del 1958, con regolare licenza di volo e un totale di 1.900 ore alle spalle, di cui 300 sul Piper. Decollato da Sion, l'aereo ha avuto – suo malgrado – un incontro ravvicinato con un drone. L'incidente, scrive il SISI, è stato classificato come grave. Anche in questo caso, le conseguenze avrebbero potuto essere pesanti. Per fortuna, il pilota non è rimasto ferito. Non sono stati registrati danni né all'aereo né ad altri oggetti. Così il SISI nel descrivere quanto successo: «Durante un atterraggio-decollo (touch and go, ndr) di un aereo Piper PA-18, immatricolato HB-OKB, sulla piazzola di atterraggio in montagna Glacier de Brenay (VS), si è verificato un avvicinamento pericoloso con un drone di colore scuro e di circa 40 centimetri di diametro. Quest’ultimo, proveniente da sud e diretto verso nord, è passato davanti al PA-18 sul lato sinistro a una distanza di alcune decine di metri durante la fase di decollo».
Il drone, precisa il Servizio d'inchiesta, stava «ritornando» verso un gruppo di persone che, in quel momento, si trovava in cima alla Pigne d'Arolla, vetta di 3.772 metri. Queste le conclusioni del SISI: «Durante l’avvicinamento al ghiacciaio, il pilota era concentrato sull’atterraggio imminente, motivo per cui gli è stato difficile notare il piccolo drone. Di conseguenza, è rimasto sorpreso dalla sua presenza durante il successivo decollo, nel corso del quale una manovra per evitare l'oggetto era impossibile». Di nuovo: «A differenza degli aerodromi, che sono protetti in un raggio di 5 chilometri attorno alle piste, le piazzole di atterraggio in montagna non godono di tale protezione. Pertanto, bisogna considerare anche la possibilità di un rischio derivante da questi sistemi di aeromobili a pilotaggio remoto (Remotely Piloted Aircraft Systems – RPAS) durante i voli in montagna, così come in pianura, come dimostrato dal presente incidente».