Sorprese improbabili in Consiglio federale

Sin qui abbiamo dato tutti per scontato che Martin Pfister sarà il nuovo titolare del dipartimento diretto da Viola Amherd. Ma sappiamo anche che «il Consiglio federale può modificare in ogni momento la ripartizione dei dipartimenti».
Che costa stabilisce tale possibilità?
L’articolo 35 della legge federale sull’organizzazione del Governo e dell’Amministrazione, che recita proprio quanto segue: «Il Consiglio federale ripartisce i dipartimenti fra i suoi membri; questi hanno l’obbligo di assumere il dipartimento loro assegnato. Il Consiglio federale può modificare in ogni momento la ripartizione dei dipartimenti».
Qualcuno, in questo caso, ha manifestato l’intenzione di cambiare dipartimento?
Non apertamente, e neppure sono trapelate voci in merito. Sembrano quindi escluse le sorprese dell’ultimo minuto (comunque non impossibili, sia chiaro). Sarebbe sbagliato quindi parlare di una vera e propria nuova ripartizione dei dipartimenti. Viola Amherd ha rassegnato le proprie dimissioni da responsabile del Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport, e quello dovrebbe essere quindi assegnato al successore della stessa rappresentante del Centro, e quindi proprio a Martin Pfister, mercoledì preferito a Markus Ritter.
A quando risale l’ultimo cambio di dipartimento in corsa?
Al dicembre del 2023, quando Elisabeth Baume-Schneider aveva deciso di abbandonare - è il caso di dirlo - il Dipartimento di giustizia e polizia, dopo un solo anno, al neoeletto Beat Jans, suo collega di partito (il PS). La giurassiana era quindi passata al Dipartimento dell’interno, liberato da Alain Berset.
Il DDPS dovrebbe quindi rimanere al Centro. Da quanti anni non cambia partito?
In realtà, la stessa Amherd - che era subentrata a Doris Leuthard - lo aveva rilevato dall’UDC, per la precisione da Guy Parmelin, a inizio 2019. Per trovare un precedente titolare dell’allora PPD, bisogna invece risalire alla fine degli anni Ottanta. In quel caso fu Arnold Koller a rilevarlo nel 1987 da Jean-Pascal Delamuraz (PLR) per poi cederlo due anni dopo a Kaspar Villiger. Insomma, un interregno PPD tra due liberali radicali.
Il Dipartimento della difesa è mai stato davvero ambito da un «ministro» in carica in un altro dipartimento?
Soltanto in un caso! Stando agli ultimi ottant’anni, solo l’UDC Rudolf Gnägi, nel 1968, scelse di lasciare il proprio dipartimento per quello legato agli affari militari. Gnägi era titolare del Dipartimento dei trasporti, ma lo lasciò per subentrare al ticinese Nello Celio. Ecco, Celio fu l’unico ticinese ad assumersi questa responsabilità, ma lo fece per un anno soltanto.
In linea teorica, come funziona la ripartizione dei dipartimenti, tecnicamente?
Detto che si tratta comunque di una decisione collegiale, o comunque frutto di un consenso interno all’Esecutivo, la distribuzione si basa sul principio di anzianità per militanza in Governo. A partire dal membro politicamente più longevo, ognuno può indicare la propria preferenza.
Chi è il consigliere federale in carica da più tempo?
Guy Parmelin (UDC), il quale è entrato in carica a inizio 2016. Dopo di lui, sono stati eletti Ignazio Cassis (PLR, 1. novembre 2017), Karin Keller-Sutter (PLR, 1. gennaio 2019) - lo stesso giorno di Viola Amherd -, Albert Rösti (UDC, 1. gennaio 2023), Elisabeth Baume-Schneider (PS, 1. gennaio 2023) e Beat Jans (PS, 1. gennaio 2024). Mercoledì è stato il giorno di Martin Pfister (Centro).
A Viola Amherd è stato riconosciuto il merito di non aver mai abbandonato uno dei dipartimenti comunque più complessi da gestire. È così?
A giudicare dal passato, è davvero così. Basti pensare che solo altri tre consiglieri federali non hanno mai «tradito» tale dipartimento, ovvero Karl Kobelt (PLR, 1940-1954), Paul Chaudet (PLR, 1955-1966) e il borghese democratico Samuel Schmid (2001-2008). E poi, altro dato indicativo, anche i quattro predecessori di Martin Pfister alla testa di tale dipartimento - sempre che a Pfister davvero venga assegnato il DDPS - erano entrati in Consiglio federale direttamente in quel ruolo: Samuel Schmid, Ueli Maurer, Guy Parmelin e, appunto, Viola Amherd.