Bellinzona

Tante richieste per Casa Marta: «C’è bisogno di queste strutture»

Il punto a otto mesi dall’inaugurazione dell’edificio, completamente rinnovato, che accoglie persone in difficoltà rimaste senza un alloggio – Renato Minoli: «Da noi viene chi cerca un posto accogliente e sicuro, dove restare qualche tempo e trovare nuove soluzioni»
© CdT/Chiara Zocchetti
Irene Solari
04.08.2024 18:00

Casa Marta ha aperto le sue porte da ormai otto mesi, dopo l’intenso periodo dei lavori di ristrutturazione dell’edificio, conclusosi lo scorso autunno. Edificio pensato per accogliere persone in situazioni di difficoltà che hanno bisogno di un alloggio sicuro e confortevole e che ora può contare su una trentina di posti letto, fatti da camere individuali e due appartamentini per coppie e famiglie. Sono state installate una lavanderia e una cucina professionale con una sala mensa-ristorante. Negli spazi comuni c’è una sala riunioni, zone multiuso, un salotto accogliente e un bel giardino.

A pieno regime

E non mancano nemmeno le richieste da parte degli ospiti, spiega Renato Minoli, presidente della fondazione promotrice di questo progetto. «Di solito è d’inverno che vediamo aumentare il numero di persone che si rivolgono a noi. Ma stiamo registrando molte richieste anche in questo periodo e aumentano sempre di più. Forse durante i primi mesi dall’apertura si doveva ancora creare l’abitudine a riferirsi a Casa Marta ma adesso stiamo funzionando a pieno regime». In generale - secondo Minoli - sono aumentate le richieste di assistenza a questo tipo di strutture, come anche Casa Astra o Casa Martini. «Sono luoghi che diventano fondamentali in questi ultimi tempi. Ci sono infatti diverse persone che hanno bisogno di essere seguite e aiutate nel trovare delle soluzioni, anche a medio termine. I nostri ospiti si fermano qualche giorno, a volte delle settimane oppure alcuni mesi».

Un ambiente piacevole

«L’ambiente che si viene a creare qui è molto bello», aggiunge Minoli con soddisfazione. «Ci sono ospiti che hanno già lasciato la struttura ma che sono felici di passare a trovarci per un saluto e un momento di convivialità». All’inizio a Casa Marta si presentavano soprattutto mamme che erano dovute andare via di casa con i loro bambini e che cercavano un posto dove stare per qualche tempo, spiega il nostro interlocutore. «Ora l’ambiente è più variegato, ci sono persone di diverse provenienze che vengono indirizzate da noi. Sanno che è un luogo di passaggio, dove si può cercare una nuova soluzione verso cui andare».

Si sopravvive con le donazioni

«Casa Marta per sopravvivere deve fare capo alle donazioni. Che per fortuna ci sono», aggiunge Minoli. «Ne riceviamo diverse da parte di privati cittadini e altre fondazioni. Ci fa molto piacere, è un sostegno al nostro lavoro». Lavoro che, sottolinea, si basa anche molto sull’aiuto dei volontari che operano a Casa Marta. «Sopravviviamo grazie alle donazioni e alle rette che pagano gli ospiti, ma non sempre tutti possono farlo, ci sono situazioni difficili. Il Cantone dovrebbe riconoscere che il nostro è un servizio sociale e darci un aiuto pubblico come lo ricevono le altre strutture di questo tipo».
Recentemente è stato anche pubblicato un bando di concorso per la posizione di direttore del progetto per Casa Marta: «Abbiamo bisogno di una persona che, oltre agli ospiti, si sappia occupare anche della struttura, che dia una mano a gestire tutto».

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