Ticino

Carcere, la sezione femminile sarà presto realtà

Il Dipartimento delle istituzioni ha preparato una bozza di messaggio per la realizzazione di undici celle per le detenute alla Stampa - Il costo si aggira sui 3 milioni - Frida Andreotti: «Il progetto risponde a un bisogno concreto»
©Chiara Zocchetti
Martina Salvini
12.03.2023 15:00

Ci siamo. Di qui a due anni, il Ticino potrebbe tornare ad avere una sezione carceraria femminile. Undici celle, per la precisione, una delle quali destinata a ospitare una mamma con il proprio bambino.

Il Dipartimento delle istituzioni, nei giorni scorsi, ha ultimato la bozza del messaggio, mettendola in consultazione internamente e trasmettendola alla Commissione giustizia e diritti e alla Commissione di sorveglianza sulle condizioni di detenzione. Commissioni che - a più riprese negli ultimi anni - avevano evidenziato la necessità di trovare una soluzione al problema. Sì, perché nel nostro cantone una sezione per le donne non esiste più dal 2008, quando venne deciso di chiudere la parte della Stampa che ospitava le detenute. Le donne incarcerate erano poche e gestirle costava troppo, era stato spiegato. Oggi, quindi, spiega il DI, «nel nostro cantone non vi sono posti cella destinati alle donne chiamate a scontare la loro pena in un carcere chiuso. Tale situazione, con il passare del tempo e con l’aumento del numero delle detenzioni femminili negli ultimi anni in tutta la Svizzera e pure nel nostro cantone, denota delle criticità dal punto di vista delle condizioni di detenzione femminili».

Le donne condannate a una pena breve, attualmente, sono collocate alla Farera, che però è un carcere giudiziario. «Le detenute che restano presso il carcere giudiziario - fa notare il Dipartimento - malgrado poste in carcerazione di sicurezza o in esecuzione pena anticipata, o che, altresì, già giudicate devono scontare una pena breve, si ritrovano in tal modo a dover sostenere un regime detentivo duro quanto non adeguato». Insomma, dovendo stare alla Farera, e non alla Stampa come gli uomini, le donne vivono una condizione molto pesante, nonostante negli anni siano stati attivati corsi e attività a loro dedicati.

Non più fuori cantone

Le detenute chiamate a scontare una pena più lunga, superiore a un anno, vengono invece trasferite fuori cantone, nel carcere di Hindelbank (BE) o nella struttura di La Tuilière di Lonay (VD). Una soluzione che, ricorda il DI, non è comunque ottimale. In primis perché «un collocamento fuori cantone, solitamente nel carcere femminile di Hindelbank, non agevola in nessun modo il contatto con le persone vicine alle detenute». Inoltre, «va considerato l’aspetto linguistico», oltre che «il tema della reintegrazione nella società». Non solo. Il trasferimento fuori cantone ha un costo e, visto che «l’aumento della criminalità femminile è un fenomeno che sta toccando tutta la Confederazione», potrebbero anche esserci ripercussioni sui posti a disposizione e sui tempi di attesa per poter accedere alle due strutture detentive femminili di Hindelbank e La Tuilière.

I costi

Di qui la necessità di intervenire, creando un comparto apposito in Ticino, «con l’obiettivo di accogliere in maniera adeguata le esigenze delle donne in regime detentivo chiuso, oltre che di madri con figli fino ai 3 anni, nonché di limitare allo stretto indispensabile i collocamenti fuori cantone». In pratica, sarà destinato alle donne uno dei dieci piani della Stampa che prima era riservato agli autori di reati contro l’integrità sessuale. Accantonata, per contro, l’idea di sfruttare l’edificio di Taverne-Torricella a causa del costo per la ristrutturazione e della tempistica. Le undici celle - contando l’iter parlamentare e i tempi di realizzazione - dovrebbero essere pronte in 23 mesi. Dal profilo logistico, i costi si aggirano attorno a un milione e 250 mila franchi. Ma la creazione di una sezione femminile comporterà soprattutto il reclutamento di personale. Stando al DI, serviranno 7 agenti di custodia in più, «idealmente di sesso femminile», un capo sorvegliante, un capogruppo e un sostituto capogruppo. Inoltre, occorreranno almeno cinque persone per l’ambito socio-educativo e amministrativo. Il tutto, per un costo stimato di quasi 1,8 milioni. Complessivamente, quindi, per creare la nuova sezione serviranno almeno 3 milioni di franchi. «La creazione della sezione femminile presso il Penitenziario cantonale della Stampa - fa notare però il Dipartimento - consentirà di ridurre gli attuali costi riferiti ai collocamenti delle detenute al di fuori del cantone».

Tre milioni «sono una spesa tutto sommato contenuta. Il fatto di realizzare una sezione femminile in un carcere maschile già esistente ci consente di contenere i costi e ridurre anche le tempistiche», spiega al CdT la direttrice della Divisione della giustizia, Frida Andreotti. «Il progetto che abbiamo messo a punto - evidenzia - risponde a un bisogno concreto. Uno Stato di diritto deve far giustizia fino in fondo, anche nell’ambito dell’esecuzione di pena». Il messaggio, aggiunge Andreotti, «oltre al tema delle donne in carcere, intende rafforzare anche la presa a carico della popolazione carceraria più anziana e con problemi di salute».

Gli uomini in età avanzata

Non a caso, sono previsti anche ammodernamenti pensati per i detenuti anziani e con disabilità motoria. «Oltre all’aumento della popolazione carceraria femminile, le strutture carcerarie cantonali hanno registrato negli ultimi anni un’ulteriore tendenza, ovvero quella dell’aumento di persone in detenzione di età avanzata, segnatamente oltre i 60 anni», scrive il Dipartimento delle istituzioni. Secondo l’Ufficio federale di statistica i detenuti con più di 50 anni oggi sono 600, il doppio rispetto a dieci anni fa. «Ed entro il 2035 potrebbero aumentare del 50%». Attualmente, le strutture carcerarie cantonali hanno dedicato un piano ai detenuti anziani. «Tramite alcuni interventi logistici ed ergonomici, si tratta ora di renderlo più compatibile con le loro esigenze». Un adeguamento degli spazi «si rende indispensabile, secondo il DI, «soprattutto in prospettiva futura». «In questo modo sarà possibile rispondere alle esigenze sempre più complesse e variegate della popolazione carceraria, la quale, come il resto della società, è sottoposta a un fenomeno di invecchiamento».

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