Clima sempre più teso in Tribunale, «e non andrà a finire bene»
Si è quantomeno aggravata nelle ultime settimane la già tesa situazione in seno al Tribunale penale cantonale (TPC). Se fino a un paio di mesi fa si poteva parlare di istituzione in subbuglio, oggi invece la questione si è fatta ancora più spinosa. Di mezzo, infatti, c’è una denuncia penale per reati contro l’onore (essenzialmente calunnia e diffamazione) fatta dai giudici Siro Quadri e Francesca Verda Chiocchetti nei confronti del presidente del Tribunale Mauro Ermani e di altri due magistrati, Amos Pagnamenta e Marco Villa. Il caso, come riferito da La Regione, è diventato ben più complesso. Tanto complesso da dover richiedere la nomina di un procuratore pubblico straordinario proveniente dai Grigioni. E tanto spinoso da aver portato una parte della politica a ipotizzare un passo indietro dello stesso Ermani, anche perché nella stessa denuncia è stata allegata un’immagine inviata via WhatsApp dal giudice il 3 febbraio 2023 alla segretaria presunta vittima di mobbing. La foto mostra due falli giganti di plastica con, in mezzo, seduta, una donna. Sopra, la scritta «Ufficio Penale».
I precedenti
Per ricostruire l’intera vicenda, tuttavia, occorre tornare all’aprile di quest’anno. Su queste colonne, riportavamo delle segnalazioni incrociate fra i giudici del TPC. E gli «schieramenti» erano già gli stessi. Da una parte Quadri e Verda Chiocchetti avevano segnalato Ermani, Pagnamenta e Villa alla Commissione amministrativa del Tribunale d’appello riguardo a un possibile caso di mobbing ai danni di una segretaria e, più in generale, riguardo al clima pesante all’interno dell’istituzione. Di tutta risposta, i tre giudici avevano a loro volta segnalato Quadri e Verda Chiocchetti al Consiglio della Magistratura (CdM). L’organo di vigilanza ha quindi cercato di trovare una mediazione fra le parti. Un tentativo fallito, alla luce della denuncia penale depositata nel mese di luglio dai due giudici, che essenzialmente ritengono la segnalazione fatta nei loro confronti lesiva del loro onore e della loro reputazione.
L’incendio si allarga
L’incendio, dunque, non è stato spento. Anzi, si è allargato. «Sì, questa denuncia aumenta le nostre preoccupazioni e costituisce un ostacolo in più sulla strada di un riavvicinamento delle posizioni», spiega non a caso il presidente del CdM Damiano Stefani. «Non si può negare, è un ulteriore problema che non aiuta». In questi mesi, l’organo di vigilanza «non è rimasto con le mani in mano: sono mesi che ci stiamo lavorando». Ma ora, alla luce della querela, «con questi ultimi sviluppi non vedo come si possa trovare un compromesso fra le parti». Come a dire che i rapporti fra i giudici che compongono il TPC appaiono ormai pressoché insanabili. In questa fase, il ruolo del CdM sarà più contenuto. «Per chiarire i fatti dobbiamo aspettare che faccia il suo seguito la procedura penale. Solo a quel punto potremo capire se ci sono gli estremi per aprire una procedura disciplinare vera e propria, con eventuali sanzioni», ricorda ancora Stefani. Sanzioni che possono arrivare fino alla richiesta di dimissioni. «Ma per il momento questa possibilità per noi non è sul tavolo». Prima, come detto, bisogna attendere l’esito della procedura penale.
L’ipotesi di un allontanamento del giudice Ermani è stata ad ogni modo ventilata dal presidente della Commissione giustizia e diritti, Fiorenzo Dadò (Centro). « Evidentemente abbiamo toccato il fondo», spiega. «Se le foto che si sono viste venissero confermate, qualcuno dovrebbe fare una profonda riflessione sul suo ruolo all’interno della Magistratura e sul danno che sta arrecando all’immagine del potere più importante dello Stato. Un passo indietro? Considerando che si occupa anche di casi di pedofilia e di reati sessuali una qualche riflessione il giudice Ermani la deve fare».
«Garantire il sistema»
Una parte della politica ha quindi fatto una prima mossa. Ad ogni modo, Norman Gobbi, direttore del Dipartimento delle istituzioni, chiede cautela e rispetto delle procedure istituzionali. «È il Parlamento che sceglie, elegge e valuta i giudici in quanto autorità di nomina», sottolinea il consigliere di Stato in merito alla possibilità di un passo indietro da parte di Ermani. «In questo momento il ruolo del Governo sulla vicenda è nullo. È chiaro che, se arriveranno delle sanzioni da parte del Consiglio della Magistratura, sarà lo stesso organo a dover segnalare al Parlamento le misure intraprese. Questo sistema deve essere garantito, al di là delle appartenenze politiche dell’uno o dell’altro».
Le preoccupazioni
Al netto delle possibili conseguenze penali e politiche della vicenda, Gobbi non nasconde la sua preoccupazione per il clima all’interno del TPC. «Mi permetto di dire che, comunque vada, questa vicenda non andrà a finire bene», ammette il direttore del DI. «Questo anche per la grande esposizione mediatica dei giudici che compongono il Tribunale. Il fatto che si denuncino fra loro, non giova all’immagine delle istituzioni, alla credibilità delle stesse e al buon funzionamento del Tribunale penale cantonale». Tutto questo, porta Gobbi a fare un altro tipo di valutazione: la situazione «dimostra che le istituzioni sono composte da donne e uomini, con tutti i loro pregi e i loro difetti». Vale, secondo il consigliere di Stato, la regola del buon senso. «Il trovare una soluzione condivisa». Detto in altre parole, una mediazione fra le parti: cosa che evidentemente è stata tentata ma non è andata a buon fine. Ad ogni modo, riprende Gobbi, la situazione interna al TPC «crea un problema istituzionale non indifferente».
Dai Grigioni
A questo punto, come visto, il primo passo da compiere sarà quello di dirimere la questione dal profilo penale. E a farlo sarà, appunto, un procuratore pubblico straordinario proveniente da Coira: Franco Passini. Così il comunicato del Governo: «Il Consiglio di Stato, in accordo con il procuratore generale Andrea Pagani e con il primo procuratore del Cantone dei Grigioni Claudio Riedi, ha nominato il 14 agosto un procuratore pubblico straordinario incaricato di trattare la querela presentata da due giudici ordinari del Tribunale penale cantonale, nei confronti degli altri tre giudici ordinari. Il Governo ha affidato questo compito al sostituto del Primo procuratore del Cantone dei Grigioni, Franco Passini». Una scelta, quella di nominare un procuratore straordinario esterno, obbligata: « Settimana scorsa il procuratore generale ci ha informati della denuncia penale», spiega Norman Gobbi. «Come Dipartimento ci siamo subito attivati per la ricerca di un procuratore straordinario. Abbiamo chiesto e trovato la disponibilità nella persona di Franco Passini». Scelta obbligata, si diceva, perché «il procuratore generale Pagani segnalava il fatto che con questa situazione diventava problematico trattare la denuncia di due giudici da parte di un pp ticinese. Ciò avrebbe infatti messo in difficoltà l’intero Ministero pubblico ma anche i rapporti interistituzionali fra Ministero e Tribunale penale», chiosa Gobbi.
Tocca ancora alla politica
Da noi contattati, gli avvocati dei giudici (Marco Broggini a difesa di Quadri e Verda Chiocchetti e Luigi Mattei a difesa di Ermani) hanno preferito non rilasciare dichiarazioni. Della questione, va poi detto, tornerà a occuparsi anche la politica. Con un un’interrogazione «bis», Matteo Quadranti (PLR) ha infatti chiesto al Governo un aggiornamento sul filone amministrativo della vicenda. Lo stesso Quadranti si è detto favorevole alla nomina di un procuratore straordinario, «una figura che permette di togliere dall’imbarazzo le parti e che evita condizionamenti». Più in generale, per il deputato è urgente fare chiarezza sul caso. L’importante «è non fare il solito giochetto spostando chi sbaglia da un’altra parte». Soprattutto, «visto che tutto è partito da una dipendente mobbizzata», Quadranti auspica che «il segnale ora non sia quello di andare contro chi ha vuotato il sacco. Il sistema messo in atto per agevolare le segnalazioni di mobbing dovrebbe essere tutelato».