Doppia via per il «balzello», eliminarlo o andare al voto
Abrogarla direttamente in Parlamento, oppure tornare al voto popolare? La tassa di collegamento continua a far discutere e ora, in buona sostanza, è questo il nodo che la politica sarà chiamata a sciogliere nelle prossime settimane. Non a caso, in Commissione gestione e finanze, dove è approdato il dossier, i fronti che si stanno pian piano formando sono essenzialmente due: chi vuole eliminarla per direttissima tramite il voto parlamentare e chi, invece, alla luce del voto popolare del 2016 vorrebbe tornare alla casella di partenza, ossia alle urne. Come dire: il popolo l’ha approvata, quindi la decisione di eliminarla spetta ancora (e unicamente) al popolo.
Stamattina, di tutto ciò si è nuovamente discusso in Commissione. E, come detto, a emergere sono stati i due fronti sopraccitati. Ma, va detto, pallottoliere alla mano a questo stadio nemmeno i partiti sanno come andrà a finire in aula. Il risultato sarà molto probabilmente parecchio risicato, all’ultimo voto. Anche perché, come vedremo, sia il PLR che il Centro non sono ancora unanimi al loro interno sulla strada da intraprendere.
Tra certezze e incertezze
Partiamo, però, dalle certezze. Da una parte ci sarà l’UDC, con un rapporto favorevole all’iniziativa popolare che, forte di 16 mila firme, mira ad abrogare il «balzello» sui parcheggi. Chi, in Parlamento, approverà quel rapporto, lo farà per eliminare la tassa di collegamento per direttissima, senza passare dalle urne. E su questo carro potrebbe salire buona parte dei deputati liberali radicali e del Centro.
Dall’altra parte ci sarà il rapporto dei Verdi. Gli ecologisti sono infatti favorevoli alla tassa di collegamento in versione «light» suggerita dal Governo con il suo controprogetto, che essenzialmente è la proposta «originale» dalla quale vengono esentati i centri commerciali. E su questa linea ci sarà anche il PS. Senza dimenticare la Lega, favorevole al controprogetto e al fatto di portare nuovamente il popolo alle urne.
Ma non è finita qui. Su questo carro, infatti, potrebbe salire anche l’altra parte dei deputati di PLR e Centro. Ossia – per quanto controintuitivo – sul carro dei Verdi potrebbero salire anche quelli che, pur essendo nel merito contrari alla tassa e al controprogetto, ritengono sia in ogni caso opportuno passare dalle urne. E questo perché l’iter parlamentare prevede che per portare il popolo a votare occorra bocciare l’iniziativa e approvare il controprogetto.
Una situazione, come l’ha definita il presidente della Gestione Bixio Caprara, «fluida», nella quale è difficile intravvedere solide maggioranze. Nel PLR, ad esempio, spiega sempre Caprara, «la maggioranza del gruppo sostiene l’abrogazione tout court della tassa. Ma c’è anche chi, come il sottoscritto – ma parlo unicamente a titolo personale –, pur essendo contrario alla tassa e al controprogetto pensa sia importante andare al voto popolare».
Da una parte, dunque, ci sono le posizioni (più o meno) certe di UDC, Verdi, PS e Lega. Dall’altra c’è il PLR, un po’ più diviso. E in quest’ultimo fronte c’è pure il Centro. «La maggioranza del gruppo – spiega il capogruppo Maurizio Agustoni – è contraria alla tassa, anche perché ha dimostrato tutta la sua inefficacia. Inoltre, in un momento caratterizzato dall’inflazione applicare una tassa simile per i posteggi dei dipendenti non ci sembra la migliore idea...». Ma, aggiunge, «del resto c’è pure stato un voto popolare nel 2016. E quindi la soluzione di parallelismo vorrebbe che sia un ulteriore voto popolare ad abrogarla». Concretamente, dunque, il Centro ora «attenderà il rapporto della collega Samantha Bourgoin (Verdi) per poi, una volta visti tutti i rapporti sul tavolo, determinarsi sul voto in Gran Consiglio».
Non è un caso, a tal proposito, che il rapporto di Bourgoin, inizialmente stilato a favore del controprogetto, verrà ora «tarato» in modo da incentrarlo sull’importanza di portare il popolo alle urne. L’accento non sarà più messo sulla bontà del controprogetto, bensì sulla necessità di portare i cittadini al voto, e ciò anche per allargare il più possibile il campo dei favorevoli al rapporto. «Personalmente sostengo il controprogetto, ma capisco che non tutti coloro che sosterranno il nostro rapporto hanno la stessa opinione, poiché c’è chi lo farà anche solo per permettere alla popolazione esprimersi», spiega la stessa Bourgoin, la quale concorda anche su questo aspetto: «Benché io sia favorevole al controprogetto, ritengo che portare il popolo alle urne sia corretto e trasparente».
Le lunghe tempistiche
Detto delle intricate posizioni politiche, un ultimo appunto va alle tempistiche. Che anche in questo caso non saranno cortissime. oggi, infatti, è scaduto il termine per portare i rapporti commissionali in Parlamento per la prossima sessione di settembre. Ciò significa che, come minimo, in Gran Consiglio se ne discuterà da ottobre via. E significa anche che, bene che vada, nel caso in cui l’iniziativa venisse bocciata e l’ultima parola spettasse al popolo, esso non si esprimerebbe prima della primavera del 2025.