Lugano

Evitato il testacoda politico sulle zone 30 e 20 in città

Dopo un animato dibattito, il Consiglio comunale ha dato luce verde alla proposta del Municipio, ma il credito di 2,7 milioni ha subito un’ingente «sforbiciata» – È stato stanziato poco meno di un milione e mezzo – La Lega ha annunciato il referendum
© CdT/Gabriele Putzu
Nico Nonella
10.02.2025 23:14

Un sorpasso all’ultima curva. Anzi, proprio a pochi metri dal traguardo. Il progetto del Municipio di Lugano di estendere di una quarantina di chilometri le zone 30 e 20 in città ha evitato all’ultimo giro di finire in un vero e proprio testacoda politico, pur non uscendo indenne dalla corsa. Dai 2,7 milioni chiesti dall’Esecutivo, il Consiglio comunale ne ha infatti concessi «solo» 1,39. A imporsi, dopo un animato dibattito, è stato un emendamento presentato in extremis dal PLR, partito che inizialmente sembrava voler percorrere la strada dell’astensione. Ciò significa che sì, la Città potrà introdurre delle nuove zone 20 e 30 ma... senza nuovi totem,. Insomma, dopo un lungo batti e ribatti sul principio, tutto si è ridotto a una questione finanziaria. Ma la corsa è lungi dall’essere conclusa: in tarda serata la Lega ha infatti annunciato il referendum.

Due fronti contrapposti

Che il tema fosse di quelli particolarmente divisivi era diventato evidente dalla spaccatura nelle due Commissioni incaricate di vagliare il messaggio municipale da 2,7 milioni di franchi. Iniziamo dalla Gestione: da un lato c’era il fronte di minoranza, con un rapporto – firmato da Danilo Baratti (Verdi), Jasmine Altin (Sinistra), Michele Malfanti e Lorenzo Beretta-Piccoli (Centro) – e al quale il Municipio si è adeguato, che chiedeva di ridurre il credito a 1,8 milioni. Questo perché la sostituzione di 153 totem già esistenti, per un totale di 900 mila franchi era stata ritenuta «non necessaria». Sul fronte opposto la maggioranza, con un rapporto firmato da Lukas Bernasconi, Andrea Censi, Maruska Ortelli (Lega), Tiziano Galeazzi (UDC) e Michele Codella (Avanti con Ticino&Lavoro), che respingeva tout court il messaggio poiché proporrebbe una diffusione «generalizzata e indiscriminata» di nuove zone 30 e 20. Non è andata meglio in Commissione dell’edilizia: dodici membri su tredici (solo Tamara Merlo di Più Donne si è dissociata) avevano sottoscritto un rapporto – redatto da Sara Beretta-Piccoli (PLR/PVL) e Michael Nyffeler (Lega) – in cui si chiedeva al Municipio di ritirare il messaggio e riproporlo sulla base di «criteri tecnici solidi». A questi rapporti si è aggiunto nelle scorse ore l’emendamento liberale radicale (primo firmatario Paolo Toscanelli)citato in apertura. La proposta: una sforbiciata ai 900 mila franchi per i nuovi totem e ai 400 mila per le «situazioni non prevedibili».

All’atto pratico, il Consiglio comunale ha dapprima scelto quale proposta, tra quella di minoranza (18) e l’emendamento PLR (33), portare in votazione finale a giocarsela con chi caldeggiava la bocciatura del messaggio. L’emendamento è stato infine approvato in votazione finale con 32 voti favorevoli e 25 contrari. Un sorpasso all’ultima curva: era necessaria la maggioranza assoluta (31 voti).

Quante schermaglie

Il dibattito, come detto, è stato animato sin dalle prime battute. Da destra è stata ribadita l’opposizione a un’introduzione «generalizzata» di nuove zone 20 e 30: «L’iter di questo messaggio è stato dantesco», ha esordito Bernasconi. «A questo si aggiunge che il rapporto di minoranza ha arbitrariamente modificato il credito, tagliandone un terzo per ‘lanciare un messaggio politico’. Non sappiamo che impatto avrà questo taglio, ma il Municipio ha comunque fatto sua questa proposta, e non possiamo accettarlo». Di «generalizzazione infondata» ha parlato anche Nyffeler, il quale ha sottolineato come già in fase di allestimento del messaggio «è mancato l’ascolto delle richieste delle Commissioni di quartiere». «È l’ennesima misura che penalizza la libertà di movimento dei cittadini. Questa politica delle fette di salame apre la porta all’introduzione generalizzata di queste zone», ha chiosato Raide Bassi (UDC).

«Ho sentito dire che il Municipio vuole introdurre queste zone per disincentivare gli automobilisti: non è questo il caso. I limiti riguardano zone vicine a scuole o edifici pubblici. Non è un’introduzione generalizzata», ha (indirettamente) ribattuto la capodicastero Sicurezza, Karin Valenzano Rossi, nel prendere la parola prima della discussione.

Il fronte progressista ha invece difeso a spada tratta la posizione della minoranza della Gestione. «Non siamo di fronte a un progetto di generalizzazione dei 30 km/h. La nostra proposta è di stralciare 900 mila franchi per sostituire dei totem che sono ancora in buono stato», ha ribattuto Baratti. A nome del gruppo della Sinistra, Altin ha rimarcato che se la proposta dell’emendamento PLR fosse stata presentata in Gestione sarebbe confluita in un rapporto «che sarebbe diventato di maggioranza...».

Già, e il PLR? «Pur essendo d’accordo con il principio, non potevamo accettare un importo di quasi la metà del credito per dei totem. Il resto sono scuse: è inutile dire di essere ‘favorevoli, ma...’», ha argomentato Ferrara.

Prima del voto anche il sindaco Michele Foletti si è schierato a favore del messaggio, rimandando al mittente alcune delle accuse mosse all’Esecutivo: «Il messaggio è stato indotto da sollecitazioni proprio del Consiglio comunale. Avete voluto una città dei quartieri? Noi interverremo proprio nei quartieri e non sugli assi di transito. Se non foste stati d’accordo, non sareste dovuti entrare nemmeno in materia». Quanto alla posizione sull’emendamento (inviato all’Esecutivo alle 5 di pomeriggio), Valenzano Rossi ha confermato che il Municipio, a maggioranza, preferirebbe l’approccio del rapporto di minoranza, «ma è disposto ad adeguarsi anche la proposta del PLR». Un sostegno è arrivato anche dal Centro: «È un tema che ci sta a cuore e appoggeremo l’emendamento, purché si faccia qualcosa», ha detto il capogruppo Lorenzo Beretta-Piccoli.

In questo articolo:
Correlati