Giudici di pace eletti dal Parlamento? «No, restino ‘laici’ ed eletti dal popolo»

Da una parte la volontà della Commissione giustizia e diritti di dare la competenza al Parlamento di eleggere i giudici di pace, dall’altra quella del Dipartimento delle istituzioni di mantenere lo status quo, e dunque l’elezione popolare di queste figure. All’orizzonte, come vedremo, potrebbe dunque consumarsi un «braccio di ferro» tra Esecutivo e Legislativo.
Ma andiamo con ordine. La prossima settimana in Gran Consiglio giungerà la risoluzione della Commissione giustizia e diritti con cui si proporranno diverse modifiche per il terzo potere dello Stato. In essa, anche alcune proposte per le Giudicature di pace. In un primo momento, nella bozza del documento, si parlava di «professionalizzazione dei giudici di pace», che avrebbero dovuto quindi avere «una formazione giuridica universitaria». Dopo aver sentito i diretti interessati, però, la Commissione ha smussato la richiesta, proponendo semplicemente una «formazione di base adeguata e specifica, oltre che continua». L’inghippo, però, non sta in questo aspetto, ma in un’altra proposta contenuta nella risoluzione: nel breve termine viene infatti chiesto al Governo di «valutare la parificazione dei Giudici di Pace agli altri magistrati, eliminando quindi la relativa elezione popolare e introducendo invece la competenza di nomina del Gran Consiglio».
Ebbene, la risposta (indiretta) del Governo è già arrivata. Sì, perché durante l’annuale incontro tra il Dipartimento e i giudici di pace, avvenuto martedì al Centro professionale tecnico di Lugano-Trevano, il consigliere di Stato Norman Gobbi su questo punto è stato chiaro, lanciando pure una frecciatina all’indirizzo della Commissione.
Citiamo dal comunicato stampa del Dipartimento: «(...) il consigliere di Stato (...) ha approfittato dell’occasione per affermare l’attaccamento del Dipartimento e di tutto il Governo alla storica figura del giudice di pace ticinese (...). Un attaccamento soprattutto nei fatti, perché “mentre dalla sottocommissione parlamentare della giustizia e diritti veniva ipotizzata addirittura l’abolizione della figura storica del Giudice di pace (ndr. nella risoluzione si parla a lungo termine di «valutare se il mantenimento delle Giudicature di Pace sia ancora sensato oppure se queste debbano essere integrate in altre Autorità giudiziarie, ad esempio nelle Preture) lo stesso giorno ho sottoposto al Consiglio di Stato la proposta di costituzione dell’apposito Gruppo di progetto nell’ambito della riforma della Giustizia di pace. Nel definire i principi che guideranno la riforma, il Consiglio di Stato ha sancito la volontà di continuare a far capo ai Giudice di pace “laici”, quindi non necessariamente di formazione giuridica, eletti dal Popolo. Certo, con i rafforzamenti del caso in particolare a livello della formazione dei giudici e dell’organizzazione delle Giudicature di pace. Fortunatamente – ha sottolineato Norman Gobbi – la Commissione giustizia e diritti del Gran Consiglio ha rivisto la prima uscita, anche a seguito dell’audizione con i rappresentanti dell’Associazione ticinese dei Giudici di pace».
Insomma, l’indirizzo del Governo è chiaro: l’elezione popolare non si tocca. Diverso l’avviso, come detto, della Commissione. Due riforme parallele che in parte cozzano fra loro. Il prossimo passo, in ogni caso, spetta al Gran Consiglio, che si esprimerà, appunto, sulla proposta della Commissione.