Ticino

Riforma della Giustizia, a mancare è solo la firma

C’è unanimità tra i partiti per portare in Gran Consiglio a ottobre diverse proposte di riforma per il settore - Intanto, la Commissione amministrativa del Tribunale d’appello precisa: «Nel rapporto Galliani nessuna conclusione giuridica»
©Chiara Zocchetti
Paolo Gianinazzi
23.09.2024 21:00

In Commissione Giustizia e diritti, dopo il lungo lavoro della Sottocommissione che ha lavorato durante l’estate sui dossier più «caldi» legati al terzo potere dello Stato, è il momento delle convergenze politiche. Di firmare i rapporti, settimana prossima, e andare quindi in Parlamento ad ottobre con proposte che mirano a fare un po’ d’ordine nel settore. Concretamente, la Commissione settimana prossima sottoscriverà tre proposte: un’iniziativa che mira a dare più strumenti al Consiglio della Magistratura per agire (anche in maniera cautelare) in situazioni problematiche, come quella riscontrata al Tribunale penale cantonale; una serie di risoluzioni per riformare in maniera sostanziale diversi settori della Giustizia ticinese; un’iniziativa (proposta dall’MPS) che farà sì che le Sezioni del Tribunale d’appello – dunque anche quella del TPC – siano tenute ogni due o tre anni a cambiare presidenza.

«La Commissione, dopo una lunga discussione molto costruttiva, ha deciso all’unanimità che su questi tre punti vuole andare in aula», spiega al Corriere del Ticino il presidente dell’organo parlamentare Fiorenzo Dadò (Centro). Le firme saranno apportate lunedì prossimo. Ma come conferma il presidente: «È stata trovata una convergenza». E, dunque, da affinare restano solo i dettagli.

Tre idee in Parlamento

Partiamo dalla prima proposta. Come evidenzia Dadò, «essa non nasce dal nulla. Bensì da una serie di incontri, rendiconti e sollecitazioni». Ultima in ordine di tempo, l’audizione con il Consiglio della Magistratura, che la scorsa settimana ha riferito alla Commissione di non avere gli strumenti per imporre in via cautelare una sospensione di un qualsiasi magistrato in carica. La richiesta, chiaramente, faceva riferimento ai comportamenti, ritenuti dalla politica inopportuni, del presidente del TPC Mauro Ermani. Motivo per cui la Commissione aveva ventilato la possibilità di presentare un’iniziativa parlamentare per cambiare la Legge, estendendo i poteri del CdM. Iniziativa che, come detto, sarà firmata settimana prossima.

La seconda proposta riguarda una serie di risoluzioni con le quali la Commissione chiederà al Governo di procedere con una serie di riforme per la Giustizia: si va dall’adozione di un codice etico per la Magistratura, passando dal tema delle nomine dei magistrati (che dovranno restare nelle mani del Parlamento, ma con alcuni accorgimenti per migliorare la selezione dei candidati), alla creazione di una direzione del Ministero pubblico, fino al ruolo del Consiglio della Magistratura, che dovrebbe essere professionalizzato (i dettagli gli avevamo raccontati qui a fine agosto). Anche in questo caso, si vuole procedere spediti, portando le risoluzioni in Gran Consiglio ad ottobre. «Come avevamo detto all’inizio dell’estate – spiega Dadò – vogliamo presentare una serie di indicazioni vincolanti per il Governo per riformare la Giustizia, con tempistiche chiare».

La terza proposta – e questa è la novità di giornata – riguarda un’iniziativa parlamentare dell’MPS. Essa chiedeva che – citiamo dall’atto parlamentare: per evitare «la creazione di ‘giardinetti’ con atteggiamenti di inutile e dannosa onnipotenza» – il presidente e il vicepresidente delle Sezioni e delle Camere del Tribunale d’appello non fossero «immediatamente rieleggibili». Essenzialmente, dunque, l’obiettivo era quello di evitare «presidenze a vita», introducendo delle rotazioni. La Commissione – come ci spiega la deputata dell’UDC Roberta Soldati, che si è occupata di redigere il rapporto – aderirà parzialmente alla proposta dell’MPS. In pratica, la proposta sarà adottata unicamente per le tre Sezioni (di diritto civile; di diritto pubblico; e il Tribunale penale cantonale) e non per le varie Camere che compongono le Sezioni. E questo «per evitare difficoltà prettamente pratiche e di turnistica».

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