Helsinn taglia una quarantina di posti e mette in atto un piano sociale
Dalla ristrutturazione alla Helsinn di Pazzallo, che porterà a una quarantina di licenziamenti al posto della sessantina preventivata negli scorsi mesi, sono emerse due questioni. La prima, il piano sociale chiesto dal sindacato OCST è stato attuato: la società farmaceutica, dopo aver raccolto le considerazioni del personale e averlo coinvolto in una procedura di consultazione, ha mitigato i tagli grazie a varie soluzioni interne, come pre-pensionamenti, cambi di ruolo e spostamenti, ha concesso ulteriori indennità ai lavoratori raggiunti dalla disdetta e ha concesso la possibilità di far capo a un servizio di ricollocamento sul mercato, detto outplacement. La seconda, il caso Helsinn «fa emergere una leggerezza nella procedura prevista in caso di licenziamento collettivo», come evidenziato dal sindacato in una nota.
Diversi interrogativi
La società farmaceutica era entrata nei radar del sindacato OCST già a ottobre dell’anno scorso, quando si era creata una situazione praticamente fotocopia a quella attuale che aveva portato a una quarantina di tagli. Anche in quel caso, si era trattato di un piano di ridimensionamento. Per quanto riguarda i fatti recenti, che hanno preso avvio alla fine di agosto, il sindacato guarda sì con soddisfazione all’attuazione del piano sociale e al «possibile riassorbimento di parte del personale coinvolto nel mercato del settore farmaceutico», ma storce il naso sulle conseguenze di questa ristrutturazione, che «manifesta ancora una volta la difficoltà ad affrontare, in caso di crisi aziendali, la dimensione collettiva e quindi – in un certo modo – la pretesa a voler gestire individualmente ogni negoziazione».
Come accennato in entrata, per l’OCST la procedura solleva interrogativi e «pecca a livello di forma». Una problematica non tanto della società quanto del sistema. «Sebbene la Legge imponga un coinvolgimento dei lavoratori (quando si parla di licenziamenti collettivi, ndr), è evidente che, in assenza di una rappresentanza del personale, il confronto tra datore di lavoro e singolo collaboratore pone un problema oggettivo di equilibrio: il rapporto di forza è tremendamente sbilanciato a favore dell’impresa». La dimensione collettiva è un punto centrale della trattativa in caso di crisi aziendali per l’OCST, perché «senza la procedura prevista dalla Legge si rivelerebbe una farsa. Non vi sarebbe alcuna consultazione effettiva e pertanto verrebbe meno il rispetto dei collaboratori». In buona sostanza, «senza una dimensione collettiva della trattativa non c’è vera consultazione».
«Non a cuor leggero»
Dopo aver appreso della ristrutturazione lo scorso agosto, il segretario regionale del Luganese, Lorenzo Jelmini, si era detto «deluso», dopo i tagli di ottobre 2022, «per non essere stato coinvolto nella discussione anche in questa occasione. Spiace dover constatare che una realtà industriale importante come Helsinn non sia in grado di dialogare e confrontarsi, in un momento di difficoltà, con il territorio dove è presente da molti anni».
Di contro, il presidente esecutivo di Helsinn, Riccardo Braglia, ci aveva fatto sapere che «a seguito della recente rifocalizzazione strategica della società, e in relazione ai risultati economico finanziari del gruppo, il management ha rivisto il modello di business, le attività e gli investimenti per riallinearli con il portafoglio prodotti esistente e con le capacità produttive e commerciali», e questo al fine di «garantire una performance redditizia e sostenibile». In una recente intervista rilasciata ai colleghi di Economia relativa all’accordo di finanziamento siglato tra il Gruppo Helsinn e BancaStato, Braglia aveva anche accennato al piano sociale che da lì a poco sarebbe stato predisposto. «Le persone che hanno perso l’impiego alla fine dello scorso anno sono state quasi tutte ricollocate in aziende farmaceutiche ticinesi o nel resto della Svizzera. Il settore conosce da tempo un certo dinamismo. Per questo contiamo di aiutare anche coloro che hanno perso il posto a fine agosto. Alcuni sono stati assunti da HAS Healthcare Advanced Synthesis di Biasca, che non fa formalmente parte del Gruppo, ma è controllata da un’altra holding riconducibile alla mia famiglia. Dietro un posto di lavoro c’è sempre una persona con cui si è condiviso un percorso professionale e umano di anni. Quindi la ristrutturazione non è stata fatta a cuor leggero».