Il caso

I costi sono più che raddoppiati

Nuove Officine FFS di Castione, nel 2017 si stimava un investimento di 360 milioni, ora salito a 755: arriverà a sfiorare il miliardo? - E sulla messa in esercizio inutile azzardare previsioni
Roberta Cattaneo e Federico Rossini illustrano le novità alla stampa. © CdT/Gabriele Putzu
Alan Del Don
06.08.2024 15:07

Storia infinita oppure odissea. Scegliete voi che titolo dare al progetto delle nuove Officine di Castione, ma non fatevi sentire dai vertici delle Ferrovie, i quali al di là dei sorrisi di circostanza masticano amaro per gli innumerevoli ostacoli frapposti. Lo stabilimento industriale avrebbe dovuto essere essere messo in esercizio a fine 2026; poi l’attesa data è slittata di un anno. Ed ora l’inaugurazione si farà attendere ulteriormente. Quando? Impossibile dirlo. Forse, stando ottimisti, nel dicembre 2028.

Cantiere del secolo

Cresce l’attesa ma altresì l’investimento. Passato in meno di sette anni da 360 a 580 ed infine a 755 milioni di franchi. Praticamente più che raddoppiato nonostante la scrupolosa ottimizzazione dello scorso inverno. Ciò significa che l’importo era superiore a quanto si preconizza adesso. Avanti di questo passo è mica poi così peregrino ipotizzare che - a giochi finalmente fatti - la cifra possa arrivare a sfiorare il miliardo. C’est du jamais-vu per un progetto ferroviario alle nostre latitudini, fatta eccezione naturalmente per AlpTransit. Confermati, per contro, gli almeno 360 collaboratori e l’ottantina di apprendisti.

Il ricorso e le tempistiche

Le Ferrovie hanno convocato oggi la stampa per fare il punto della situazione dopo la nostra anticipazione del 17 luglio, quando avevamo dato notizia del ricorso inoltrato al Tribunale amministrativo federale (Taf) da uno dei due consorzi che non si era visto assegnare la commessa da 292 milioni per la costruzione dell’edificio principale. Mandato che si è aggiudicato il Consorzio Officine Ticinesi capitanato dalla CSC Costruzioni SA di Lugano e costituito principalmente da ditte svizzere.

Il cantiere vero e proprio avrebbe dovuto partire un mese fa, dopo che i lavori preliminari erano cominciati il 2 marzo 2023. Ma la censura ha bloccato tutto. Bisogna adesso capire quanto ci metteranno i giudici di San Gallo per decidere. Allo stato attuale si è nella classica fase della richiesta degli atti e poi si passerà alle repliche e alle dupliche. Difficilmente il verdetto verrà pronunciato entro quest’anno. Considerando inoltre che, qualora il TAF dovesse respingere la censura, i ricorrenti avrebbero la facoltà di appellarsi al Tribunale federale. Storia (potenzialmente) infinita, appunto.

L'ex regia ci crede (sempre)

«Il nuovo stabilimento industriale ferroviario di Castione è un’infrastruttura di grande importanza e vogliamo costruirlo il più rapidamente possibile. L’investimento complessivo, approvato dal Consiglio di amministrazione delle FFS in giugno, ammonta a 755 milioni. Si tratta di un segnale forte e di un impegno finanziario importante che confermano la nostra volontà di portare a termine quello che, a tutti gli effetti, è uno dei principali progetti industriali nella storia del Cantone Ticino», hanno affermato all’unisono la direttrice della Regione Sud Roberta Cattaneo ed il capoprogetto generale Federico Rossini. Nessuna marcia indietro, insomma. E non potrebbe essere altrimenti. Vuoi perché finora per l’Officina 2.0 si sono spesi 175 milioni, vuoi soprattutto in quanto si scatenerebbe il putiferio a Sud delle Alpi.

Vietato fallire

La Città di Bellinzona ed il Consiglio di Stato, sottoscrivendo l’11 dicembre 2017 la «Dichiarazione d’intenti», ci hanno messo la faccia (e i soldi, non dimentichiamolo: rispettivamente 20 e 100 milioni). Fallire non è consentito. Come se non bastasse al posto dell’odierno impianto bellinzonese sorgerà un quartiere improntato su ricerca e innovazione, sul quale il Municipio crede molto per far crescere la capitale. «Per ogni mese perso si avrà automaticamente un mese di ritardo nella messa in esercizio, con importanti conseguenze economiche e pianificatorie, soprattutto per quel che riguarda le lavorazioni previste nel futuro stabilimento», hanno puntualizzato Cattaneo e Rossini.

Soluzioni transitorie

I quali hanno portato come esempio il fatto che sarà indispensabile trovare ulteriori soluzioni transitorie con le altre officine elvetiche per la manutenzione degli elettrotreni Giruno. Il moderno impianto, secondo quanto ribadito a più riprese dall’ex regia federale, avrebbe dovuto infatti essere inaugurato entro la fine del 2026 (in seguito 2027 ed ora chissà quando: «Non possiamo fare previsioni sulle tempistiche») proprio per consentire la manutenzione degli avanguardistici convogli della Stadler presentati in pompa magna nel settembre 2016. Rinviata sine die, di conseguenza, pure la simbolica posa della prima pietra in agenda fra un mese.

I lavori infrastrutturali

Un po’ di luce, in questo scenario obiettivamente cupo, è dato dal fatto che i lavori infrastrutturali non interessati dal ricorso possono proseguire. Magra consolazione, direte voi. Vero, ma allo stato attuale ci si deve accontentare. Il cantiere procede «a ritmo sostenuto», ha sottolineato il capoprogetto Federico Rossini. Quest’anno ci si è concentrati in particolare sui binari necessari alle manovre dei treni merci e sul nuovo sottopasso ciclopedonale al «Galletto» che sostituirà quello esistente nonché sulla viabilità («creando» 2 chilometri di strade) e sulla ciclopista lungo i fiumi Ticino e Moesa.

«Da settembre riprenderanno i lavori di preparazione dei terreni non ancora toccati fino ad oggi, mentre ad inizio dicembre andranno in esercizio i binari che permetteranno di deviare l’accesso dei treni destinati alla centrale della Coop da nord, liberando la stazione FFS e consentendo dunque l’inizio dei lavori di adattamento dell’impianto ferroviario che si concluderanno con la messa in esercizio delle Officine. Ad inizio 2025, infine, cominceranno anche i lavori di realizzazione dei fasci binari che serviranno per il futuro stabilimento industriale», ha concluso Federico Rossini.

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