Imposta di circolazione

Il Governo cerca l’intesa, il Centro chiude la porta

Il Consiglio di Stato ha scritto alla Gestione per trovare un compromesso - Due le proposte messe sul tavolo, entrambe fissano il gettito per il Cantone nel 2023 a 85,3 milioni - Maurizio Agustoni (Il Centro/PPD): «Nessuna delle varianti rispetta la volontà dei ticinesi»
© CdT/Gabriele Putzu

Il valzer delle cifre, in merito all’iniziativa sull’imposta di circolazione recentemente votata dal popolo, prosegue. E se possibile diventa ancor più complesso e intricato, facendo girare la testa ai non addetti alle danze. A questo giro è il Consiglio di Stato a mettere sul tavolo una controproposta (o meglio, due controproposte) per cercare di arrivare a «una soluzione ottimale ed equilibrata», ossia a un compromesso che «possa trovare una solida maggioranza in occasione del voto parlamentare». Tutto ciò, anche perché a questo tema è strettamente legato quello del Preventivo 2023.

Il nodo del coefficiente

Proprio martedì, infatti, gli iniziativisti del Centro/PPD avevano ventilato l’ipotesi di non sostenere i conti del Cantone del prossimo anno qualora fosse passata in Parlamento la prima proposta fatta dal Governo il 16 novembre per applicare l’imposta di circolazione. Oggetto della discordia era il coefficiente di moltiplicazione (pari al 12,7%) applicato dal Governo a tutto il parco veicoli per rendere finanziariamente neutra l’eliminazione delle disparità di trattamento tra i veicoli immatricolati prima e dopo il 2018 (ossia con due diversi cicli d’omologazione). Tutti, va detto, erano concordi sin dall’inizio nel voler eliminare queste disparità. Tuttavia, a far discutere è il gettito complessivo dell’imposta. Modificando la formula, infatti, l’incasso sarebbe diminuito di 7,7 milioni di franchi rispetto a quanto previsto inizialmente. Ecco perché il Governo aveva introdotto il coefficiente, arrivando così a un gettito di 87,5 milioni. Ma, come detto, gli iniziativisti si sono messi di traverso, ritenendo la proposta contraria a quanto votato dai ticinesi. Ed ecco che, oggi, l’Esecutivo ha preso carta e penna, scrivendo alla Commissione gestione e finanze per tentare di uscire dall’impasse.

Le due proposte

Il Consiglio di Stato ha fatto due diverse proposte ai deputati. Entrambe, va detto sin da subito, fissano il gettito per il 2023 a 85,3 milioni di franchi. Una via di mezzo, dunque, tra la prima proposta governativa e quanto invece chiesto dagli iniziativisti (circa 78 milioni).

La prima variante messa sul tavolo dall’Esecutivo prevede di eliminare il coefficiente di moltiplicazione e, allo stesso tempo, di ritoccare leggermente al rialzo la formula per arrivare, appunto, al gettito di 85,3 milioni. La seconda variante, invece, non va a modificare la formula, mantenendo però il coefficiente di moltiplicazione solo per le vetture immatricolate dopo il gennaio del 2009. Così, sarebbe rispettata la moratoria chiesta dagli iniziativisti per i veicoli più «anziani».

«La democrazia prima di tutto»

Il tentativo del Governo, però, potrebbe non andare a buon fine. E in ogni caso, non piace agli iniziativisti. «Tutte e tre le proposte del Governo non rispettano la volontà popolare», dice da noi raggiunto telefonicamente il capogruppo del Centro/PPD Maurizio Agustoni. «La prima variante proposta dall’Esecutivo penalizza tutti gli automobilisti, che si troverebbero a pagare di più rispetto a quanto votato. La seconda variante, invece, ne penalizza perlomeno la maggioranza». Ecco perché, ribadisce Agustoni, «presenteremo un rapporto che prevede semplicemente di abolire il coefficiente di moltiplicazione e di eliminare le disparità tra i due cicli di omologazione». Insomma, gli iniziativisti tirano dritto. «Tutte queste proposte sono fatte unicamente per incassare i 7,7 milioni di differenza (a fronte di una spesa pubblica cantonale di oltre 4.000 milioni di franchi l’anno). Ora speriamo che in questi tre giorni prima della prossima riunione della Gestione, tutti capiscano che il rispetto della volontà popolare vale più di 7,7 milioni».

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