Il pedaggio al San Gottardo? «Danneggerebbe i cittadini, l’economia ticinese e il turismo»
Il pedaggio al San Gottardo? «Una misura inefficace e lesiva del principio di uguaglianza e di parità di trattamento dei Cantoni e della popolazione svizzera». È con queste parole, nette, che il Governo ticinese prende posizione su un tema – il pagamento di una tassa per l’attraversamento del tunnel, appunto – che ha fatto discutere parecchio negli ultimi mesi. Più precisamente da quando il granconsigliere urano Ludwig Loretz (PLR) è riuscito a far passare una mozione che incarica il Governo di Altdorf di elaborare un’iniziativa cantonale per introdurre un sistema di prenotazione digitale. Eravamo in aprile, mese che tipicamente dà il via alle infinite code davanti ai due portali della galleria.
Successivamente, è stata la volta di un’alleanza composta dai consiglieri nazionali Simon Stadler (Centro/Uri), Corina Gredig (Verdi liberali/Zurigo) e Matthias Jauslin (PLR, Argovia) andare al contrattacco. La loro proposta? Gettare le basi legali per un sistema di tariffazione flessibile al San Gottardo al San Bernardino. In pratica, secondo le tre mozioni depositate lo scorso mese a Palazzo federale, l’attraversamento dovrebbe essere più costoso quando la domanda è più alta, come nei periodi di Pasqua, Ascensione e Pentecoste, nonché in estate. I mesi più economici sarebbero invece novembre e gennaio.
Una barriera
E il Ticino? Tutta la deputazione ticinese alle Camere, pur con sfumature diverse, si è detta contraria. Ora, come visto, è il Governo cantonale a dire la sua tramite in una lettera inviata al Consiglio federale. «L’introduzione di un pedaggio autostradale penalizzerebbe gravemente il Ticino, l’unico cantone interamente situato al sud delle Alpi, creando problemi dal lato economico, sociale e culturale, oltre che a risultare inefficace sul fronte della riduzione del numero di veicoli che annualmente transitano sotto il San Gottardo», scrive il Consiglio di Stato. Inoltre, alcuni esempi a livello internazionale – come i pedaggi italiani – «dimostrano come un sistema di questo genere potrebbe rivelarsi inefficace e generare maggiori disagi alle vie di transito alternative, quali i passi alpini e i tunnel del San Bernardino e del Gran San Bernardo».
L’introduzione di un pedaggio, ricorda ancora il Governo, creerebbe una barriera interna alla Svizzera lesiva del principio costituzionale di uguaglianza tra i Cantoni e la popolazione. Non da ultimo, «il Consiglio di Stato condivide le preoccupazioni delle piccole e medie imprese ticinesi», ed esprime quindi «ferma contrarietà» nei confronti di questa ipotesi.
Colpiti anche i consumatori
«Alla luce del dibattito che si sta sviluppando alle Camere federali, abbiamo voluto esprimere la nostra forte preoccupazione all’idea di introdurre un pedaggio al San Gottardo», sottolinea, dai noi contattato, il presidente del Governo Raffaele De Rosa. «La nostra opposizione si basa su numerosi motivi. Innanzitutto, sarebbe molto penalizzante per i cittadini ticinesi, che dovrebbero pagare questo balzello due volte: all’attraversamento verso nord e poi al rientro. Ma un pedaggio sarebbe penalizzante anche per l’economia, per il turismo così come per i consumatori. La tassa, infatti, verrebbe pagata anche sulle merci che attraversano il tunnel prima di giungere in Ticino. Ai consumatori verrebbe quindi trasferito l’importo». Sullo sfondo, poi, c’è la questione – centrale – della disparità di trattamento. «Così come è stata formulata, la proposta non prevede l’introduzione di un pedaggio su tutti i tunnel autostradali svizzeri, bensì unicamente al San Gottardo», ribadisce ancora De Rosa. «Sarebbe una disparità di trattamento difficilmente comprensibile e che noi non condividiamo».
Quali soluzioni?
Al di là dell’annosa questione di un pedaggio ai due portali, vecchia di almeno un decennio (nel 2013, ad esempio, il Consiglio federale aveva inserito nella consultazione sul raddoppio del traforo del San Gottardo anche l’ipotesi di introdurre un pedaggio per le gallerie in Svizzera, poi respinta dalla grande maggioranza di partiti, associazioni e organizzazioni), il problema del traffico rimane. Tanto che le code chilometriche, oramai, non fanno quasi più notizia. Ma quali sono le alternative a una tassa per l’attraversamento della galleria? Recentemente, Claudio Zali ha detto che l’unica soluzione sarebbe quella di rendere transitabili quattro corsie una volta completato il raddoppio. «Il dibattito attorno al tema del pedaggio può essere l’occasione per sviluppare altre ipotesi di lavoro», spiega il presidente del Governo. «È stata ad esempio ventilata la possibilità di introdurre un ‘‘road pricing’’, un sistema che tuttavia dovrebbe venire applicato a livello nazionale e non soltanto al San Gottardo. Ricordo anche misure puntuali, come il progetto CUPRA dell’Ufficio federale delle strade che prevede una corsia supplementare per uscire in direzione dei passi». Per De Rosa, quindi, le possibilità non mancano. «Ma bisogna proporre qualcosa di sostenibile ed efficace».
Soddisfatti ACS e TCS
L’Automobile club svizzero (ACS) ha espresso soddisfazione per la lettera inviata dal Governo ticinese a Berna. «Era una presa di posizione molto attesa», commenta il presidente Simone Gianini. «Da ticinese mi ribello all’idea che per recarmi nel resto della Svizzera si debba pagare un pedaggio. Allora perché non farlo anche per il Gubrist, una delle tratte più trafficate della Svizzera? Inoltre, sistemi simili non limitano il traffico: lo vediamo bene al Gran San Bernardo o al Brennero. Bisognerebbe agire sull’informazione prima delle dogane e nello sviluppo della capacità di trasporto su rotaia. Ma, ripeto, introdurre un pedaggio al San Gottardo sarebbe sbagliato e discriminatorio». Anche il TCS, per bocca del portavoce Laurent Pignot, ha una visione critica dell’introduzione di un pedaggio. «Uno dei motivi è che si tratta di una misura fiscale aggiuntiva che prende di mira il gruppo sbagliato: i pendolari che dipendono dalla propria auto e non i vacanzieri, che potranno pianificare il supplemento per un transito una tantum quando partono in vacanza. Il pedaggio proposto comporterà anche uno spostamento del traffico, in particolare sulle strade secondarie e verso i villaggi. Un altro punto negativo è che cercando di contenere il traffico tramite il prezzo, vengono privilegiati i redditi più alti e allo stesso tempo vengono limitate le opportunità di viaggio dei turisti meno abbienti». Inoltre, ricorda ancora Pignot, « il finanziamento delle strade è già oggi assicurato da diverse tasse e dazi, come la tassa sugli oli minerali, la vignetta autostradale e l’imposta sugli autoveicoli».