Immunità oppure no, un’impasse tra poteri?

Immunità sì, oppure no? Sulla mozione approvata lo scorso settembre dal Gran Consiglio – con cui il plenum ha chiesto al Governo di presentare entro sei mesi un messaggio per introdurre l’immunità nella Legge organica comunale, ossia anche per i consiglieri comunali – all’orizzonte si sta stagliando un’impasse politica.
Dubbi sull’applicabilità della norma erano stati espressi già in sede commissionale. Il rapporto di minoranza di Paolo Caroni (Centro) faceva notare che la competenza di legiferare in tal senso spetta alla Confederazione. La maggioranza del plenum, però, aveva deciso di tirare dritto. Ma per fugare ogni dubbio, come avevamo riferito il 21 febbraio, il Governo nel frattempo ha voluto rivolgersi all’Ufficio federale di Giustizia (UFG). Ufficio che ha sostanzialmente dato parere negativo sulla decisione del Parlamento ticinese, «riservando il giudizio delle autorità giudiziarie». Come dire: il Codice di procedura penale non prevede questa possibilità, ma il giudizio ultimo spetterebbe comunque ai tribunali. Per questo motivo il Governo, nella lettera inviata al Parlamento che accompagnava il parere dell’UFG, spiegava di restare «in attesa di eventuali indicazioni». E ciò, anche alla luce dell’iniziativa cantonale, nel frattempo presentata dal deputato Caroni a novembre, tramite cui si intende, appunto, chiedere alle Camere federali di introdurre l’immunità per i legislativi comunali. Insomma, l’invito indiretto del Governo è stato quello di agire tramite l’iniziativa cantonale. Ora, nelle scorse settimane, la deputata UDC Lara Filippini (che in settembre era relatrice di maggioranza a favore dell’introduzione dell’immunità) a la Regione aveva comunque definito il parere dell’UFG «non vincolante», chiedendo quindi all’Esecutivo di procedere comunque nel senso richiesto dal Parlamento.
Il direttore del Dipartimento delle istituzioni, Norman Gobbi, da noi contattato quale premessa fa però notare di non aver ancora ricevuto alcun segnale dalla Commissione: «Ci vuole un atto formale, altrimenti è difficile esprimersi». E quindi, concretamente, il Governo «attende un segnale dalla Commissione» su come procedere. Ma, a ogni modo, Gobbi ribadisce che «c’è un parere dell’UFG, e le regole del gioco sono fatte per essere rispettate. E se il Parlamento vuole farlo, può comunque legiferare direttamente da solo. Assumendosene la responsabilità». Insomma, il Governo, alla luce del parere dell’UFG, non sembra intenzionato a muoversi nella direzione della mozione approvata dal Parlamento.
In tal senso, il presidente della Commissione Costituzione e leggi, Alessandro Corti (Centro), spiega che a questo punto l’organo parlamentare tornerà ovviamente a occuparsi della questione. «Ed essenzialmente sul tavolo ci sono due vie percorribili: stare fermi e vedere se attraverso l’iniziativa cantonale si potrà risolvere la questione; oppure dire al Governo che vogliamo comunque che la norma votata dal Parlamento venga applicata. E a quel punto sarebbe quindi la giurisprudenza a giocare un ruolo importante».
Detto in altri termini, dunque, la mozione perlomeno momentaneamente rischia di restare in parte «congelata». E ciò, in attesa degli sviluppi in Commissione. A prendere in mano l’iniziativa cantonale, nuovamente, sarà la democentrista Lara Filippini, la quale – da noi raggiunta – non lesina critiche all’indirizzo del Governo. «Ora proseguiremo con l’iniziativa cantonale. Ma ciò non toglie che il Governo come potere Esecutivo dovrebbe dare seguito alla decisione del Parlamento. Perché questo è il suo ruolo. E il parere dell’UFG per me resta un’opinione, come del resto ammette lo stesso Ufficio quando dice che ci vuole una sentenza di tribunale per dirimere la questione». Nel merito della questione, Filippini aggiunge: «Sapevamo tutti che si tratta di una zona grigia sul piano giuridico. Ma non è possibile che ancora oggi un consigliere comunale sia considerato un politico di Serie B. Si mette in gioco per la questione pubblica come un granconsigliere». E, per tornare al piano giuridico, la deputata fa notare che, «come avevo già fatto presente nel rapporto sulla mozione, il Tribunale federale in passato ha già esteso l’immunità a ‘semplici’ funzionari. Non vedo perché, dunque, non dovrebbe farlo anche per un consigliere comunale». Certo, concede la deputata, «non ne abbiamo la certezza assoluta, ma se dovessimo avere certezze su qualsiasi tematica, allora come Parlamento non prenderemmo più decisioni».