Politica

Imposta di circolazione, «moratoria da prolungare»

Tramite un’iniziativa parlamentare il Centro torna sul tanto discusso dossier chiedendo che l’eccezione prevista per i veicoli immatricolati prima del 2009 resti in vigore a tempo indeterminato – Marco Passalia: «Si tratta di una misura per tutelare gli anziani e le fasce più deboli della popolazione»
©Chiara Zocchetti
Paolo Gianinazzi
11.05.2023 06:00

L’avevano promessa, ed è arrivata. Il Centro ha depositato in queste ore un’iniziativa parlamentare (firmata a nome del gruppo dal presidente Fiorenzo Dadò e dal vice-presidente Marco Passalia) per chiedere che l’attuale moratoria sull’imposta di circolazione per i veicoli immatricolati prima del 2009 resti in vigore a tempo indeterminato. L’attuale disposizione – che prevede che questi veicoli paghino l’imposta secondo la vecchia formula – resterà infatti in vigore per tutto il 2023. Dopodiché, anche queste vetture dovrebbero pagare la nuova imposta, entrata in vigore dal 1. gennaio di quest’anno dopo la votazione popolare del 30 ottobre 2022, che in sintesi vede le emissioni di CO₂ quale principale parametro per determinare l’imposta. Detto altrimenti: i proprietari di queste automobili ‘anziane’ dal 2024 vedrebbero aumentare, e di parecchio, l’imposta di circolazione. Uno scenario che il Centro vuole scongiurare.

La proposta

«Il più delle volte – spiega il deputato Marco Passalia al Corriere del Ticino – questi veicoli appartengono a persone anziane, oppure alle fasce più deboli della popolazione. Persone che vogliamo tutelare». Ecco perché, concretamente, tramite l’iniziativa parlamentare viene chiesto di eliminare il riferimento all’anno 2023 nella legge oggi in vigore. «Così facendo, alla fine, ciò che vogliamo ottenere è che tutti i veicoli immatricolati prima del 2009 possano godere anche in futuro del trattamento precedente, pagando la stessa imposta del 2022 e del 2023». Viene quindi proposta una proroga a tempo indeterminato, e non un’ulteriore eccezione per uno o due anni. E questo anche perché, ricorda Passalia, «il parco veicoli più obsoleto, che oggi conta circa 40 mila vetture, di anno in anno vede l’uscita di 4 o 5 mila veicoli. Ciò significa che in maniera naturale questo parco veicoli è destinato a ridursi fino a uscire completamente dalla lista dei veicoli immatricolati in Ticino». Nel giro di qualche anno, dunque, la moratoria perderebbe gradualmente la sua importanza e il suo impatto finanziario, fino a scomparire del tutto.

Di nuovo al centro del dibattito

Il dossier della nuova imposta di circolazione era stato, politicamente parlando, uno dei temi più scottanti e discussi dello scorso anno. Terminato – dopo la votazione popolare del 30 ottobre in cui i ticinesi hanno detto sì alla nuova imposta – con l’accordo in extremis sulla nuova formula trovato in Parlamento a metà dicembre. Già allora, però, si sapeva che pure quest’anno il tema sarebbe tornato a far discutere la politica. E questo per il semplice motivo che il decreto votato dal Gran Consiglio era «urgente». Ciò significa, in soldoni, che in ogni caso il Legislativo tornerà entro fine anno ad esprimersi sull’imposta (e quindi pure sulla moratoria). «A noi ciò che premeva era mettere subito in chiaro che vogliamo mantenere la moratoria», spiega Passalia. Detto ciò, «ora mi aspetto che il Dipartimento delle istituzioni arrivi nei prossimi giorni con un messaggio sulla nuova imposta. Ci sono state le elezioni e l’insediamento del nuovo Gran Consiglio. E ora mi sembra il momento giusto per discuterne». In questo senso, Passalia lancia un messaggio all’indirizzo del Governo: «Non siamo così rigidi da chiedere un’imposta fotocopia rispetto a quella attuale, purché vengano corrette le storture dell’attuale imposta di circolazione. Ma da parte nostra è chiaro che va assolutamente tutelata la volontà popolare, ossia vanno rispettati i principi dell’iniziativa votata dai cittadini. Tra i quali cito il concetto di incoraggiare le auto più ecologiche, il risparmio importante per i cittadini e il tetto massimo delle entrate».

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