La scuola ticinese tra tedesco, co-docenza e lezioni private

«La scuola è un cantiere sempre aperto», si ripete spesso in politica. A riprova di ciò, ieri i deputati del Gran Consiglio si sono confrontati e hanno a lungo dibattuto su tre importanti «cantieri» che riguardano la scuola ticinese: il posticipo di un anno dell’entrata in vigore dell’insegnamento del tedesco in prima media; la possibilità di rendere più flessibile la co-docenza alle scuole dell’infanzia ed elementari; il fenomeno sempre più diffuso del ricorso alle lezioni private da parte degli allievi.
I tre dossier
Ripartiamo dal già tanto discusso anticipo dell’insegnamento del tedesco alla prima media (oggi si inizia in seconda). Come ricorderete, lo stesso Gran Consiglio nel 2023 approvò questo cambiamento, che sarebbe dovuto entrare in vigore con l’anno scolastico 2025/2026. A settembre, dunque. Tuttavia, come avevamo anticipato su queste colonne, nel corso di quest’anno il DECS diretto da Marina Carobbio ha chiesto alla Commissione formazione e cultura, tramite un messaggio, di poter posticipare questo cambiamento di un anno, ossia al 2026/2027. E lo ha fatto per poter avere il tempo necessario a reperire (o formare) i docenti, ma anche per motivi di carattere finanziario. Ebbene, approvando il rapporto della relatrice Diana Tenconi (PLR), il plenum ha dato luce verde al posticipo. Anche se, come ripetuto più volte da Tenconi in aula, il posticipo è da intendere come «un atto di fiducia» nei confronti del DECS, affinché la «proroga sia unica e non più reiterabile». Insomma, la maggioranza del plenum ha voluto assicurarsi che il posticipo non rappresenti una «scusa» per non implementare la riforma. Rassicurazioni in questo senso sono arrivate direttamente da Marina Carobbio Guscetti.
Veniamo ora al secondo tema: la codocenza alle Elementari e alla scuola dell’infanzia. Oggi, infatti, questa forma d’insegnamento è permessa solo se i due docenti lavorano entrambi al 50%. Un’iniziativa interpartitica - come spiegato dalla relatrice commissionale Maddalena Ermotti-Lepori (Centro) - chiedeva però di sopprimere questo vincolo, rendendo la percentuale lavorativa più flessibile. E questo, come ricordato da Ermotti-Lepori, per «migliorare la conciliabilità lavoro-famiglia per i docenti, ma anche per facilitare coloro che vogliono perfezionare la propria formazione professionale, oppure per svolgere altre attività, come assumere un incarico nella direzione dell’istituto scolastico». Ora, nel suo messaggio il Governo aveva elaborato un controprogetto di apertura nei confronti dell’iniziativa. Sostanzialmente, proponeva di rendere più flessibile la percentuale di lavoro per i docenti co-titolari tramite una deroga, ma unicamente per un anno scolastico, facendo capo al congedo. La Commissione, però, ha ritenuto la proposta troppo «timida» e ha così proposto di allungare questo periodo a tre anni (prorogabili a sei, come avviene per altri tipi di congedo). Proposta che ha convinto pure il Parlamento, che l’ha approvata pressoché all’unanimità. Due, comunque, le condizioni per poter derogare dal vincolo del 50%. In primis, la co-docenza continuerà ad essere svolta solo da due docenti e non sarà possibile «spezzettarla» su tre o più persone. In secondo luogo, ha spiegato Ermotti-Lepori, la co-docenza «non è un diritto, bensì una scelta che continuerà a essere presa dalla direzione dell’istituto». Parlando a nome del Governo, Carobbio Guscetti ha detto che l’Esecutivo «ritiene di potersi allineare alla proposta (ndr. più coraggiosa) della Commissione, che rappresenta un passo condivisibile». Insomma luce verde al cambiamento sia dal Governo che dal Gran Consiglio.
L’ultimo tema, a lungo dibattuto dal plenum, ha riguardato il crescente fenomeno delle lezioni private, soprattutto nel Medio superiore. Su questo fronte, una mozione targata MPS chiedeva due interventi: a breve termine di assegnare a ogni istituto di scuola media superiore un pacchetto supplementare di ore per ampliare l’offerta di lezioni e di potenziare le attività di recupero nelle settimane antecedenti l’inizio dell’anno scolastico; a lungo termine di realizzare uno studio approfondito per analizzare il fenomeno. Ora, il plenum (approvando il rapporto di maggioranza del relatore Andrea Sanvido, Lega) ha dato seguito solo a quest’ultima richiesta. E questo anche perché lo stesso DECS, nel suo messaggio, aveva garantito che si stava già muovendo in questa direzione. Anche Carobbio Guscetti in aula ha assicurato che uno studio «è già in corso e dovrebbe terminare nei prossimi mesi, con un rapporto finale atteso per la fine del primo semestre». Studio a cui, ha spiegato, seguiranno «proposte per rispondere a un tema che preoccupa il Governo». Come dire: la consigliera di Stato ha semplicemente chiesto pazienza al plenum, in attesa dei risultati dello studio. Impostazione poi approvata dal Gran Consiglio con 53 voti a 14.