La «truffa dei garage» e quei danni creati ad arte

«Perché lo facessi non è facile da spiegare». Anche perché era diventata «una mezza prassi» utilizzata – come dimostrato dalla procura nel corso degli ultimi anni – da diversi garagisti. Di più, era sostanzialmente diventato un «sistema». Così si è giustificato, questa mattina davanti alla Corte delle assise criminali, il 69.enne della regione già titolare di un garage di Mendrisio. Una di quelle autorimesse finite, a partire all’incirca dal 2016, al centro della cronaca in quello che poi è divenuto il caso noto come «truffa dei garage». Un’inchiesta di grandi dimensioni coordinata dal sostituto procuratore generale Andrea Maria Balerna. L’ex titolare, difeso dall’avvocato Stefano Ferrari, è stato condannato – in procedura di rito abbreviato – dalla Corte presieduta dal giudice Amos Pagnamenta a una pena di tre anni, due e mezzo dei quali sospesi condizionalmente per un periodo di prova di due anni. Una pena che la Corte ha ritenuto adeguata anche in virtù del fatto che l’ex titolare ha nel frattempo provveduto a risarcire le varie assicurazioni truffate. Truffa per mestiere, tentata truffa e ripetuto danneggiamento aggravato i reati per i quali è stato ritenuto colpevole. L’uomo (agendo in correità con terze persone) tra il 2009 e il 2017 – secondo quanto ricostruito durante l’inchiesta – ha causato un danno quantificato in oltre 1,2 milioni di franchi. Nell’atto d’accusa firmato da Andrea Maria Balerna sono riportati 51 falsi sinistri – collisioni con danno totale – al fine di ottenere indebitamente degli indennizzi assicurativi. In sostanza i danni alle auto venivano creati ad arte inducendo così gli assicuratori a versare i risarcimenti. In 35 occasioni, invece, sono stati annunciati falsi danni da grandine. Danni che anche in questo caso venivano creati ad hoc.
Per 28 volte, in aggiunta, sono state effettuate delle false sostituzioni del parabrezza. Come? Con un semplice gessetto. Curando l’inquadratura per fare le fotografie da sottoporre ai periti assicurativi, una semplice linea di gesso poteva infatti essere scambiata per una scheggiatura del vetro. Così facendo il garage ha incassato indebitamente almeno 21.200 franchi a titolo di rimborsi assicurativi. Senza, tuttavia, effettuare alcuna sostituzione del parabrezza.
Danni incompatibili
In un’occasione, invece, la truffa non è andata in porto. Nell’agosto del 2016, d’intesa con il titolare di un altro garage finito al centro delle attenzioni della Procura, era stata organizzata la distruzione intenzionale di una Mercedes dal valore di circa 67.000 franchi. L’auto, intestata a un cliente «compiacente», era stata effettivamente distrutta. Ma l’assicuratore, in quell’occasione, non ha corrisposto il risarcimento assicurativo perché i danni non sono risultati essere compatibili con la dinamica del sinistro annunciato nella documentazione.
L’intero dossier inerente la truffa dei garage non è ancora archiviato. Per quanto riguarda i filoni d’inchiesta coordinati dal sostituto procuratore generale manca ancora un garage a Capolago.