L'auto elettrica frena, e a pagare sono gli operai
E fanno quattro. Tante sono le riduzioni di personale alla Imerys Graphite & Carbon Switzerland SA di Bodio negli ultimi sei anni. Troppe per i sindacati. L’ultima brutta notizia è di stamattina, come vi abbiamo riferito, quando la direzione dell’azienda leader nei prodotti con la grafite ha annunciato ai segretari regionali di UNIA ed OCST il prospettato nuovo taglio di 25 collaboratori, nel reparto amministrativo e nella progettazione, perché il mercato dell’automobile elettrica arranca. A rischio c’è chi è prevalentemente attivo in Bassa Leventina, ma non è escluso che possa esserci pure chi opera nella filiale di Bironico. I dettagli, al momento, non sono stati resi noti. Come da prassi è stato infatti aperto il periodo di consultazione di 18 giorni. Un lasso di tempo durante il quale si dovrà trattare con l’obiettivo, da parte dei rappresentanti del personale, di ridurre ovviamente il numero di licenziamenti come avvenuto l’anno scorso.
Verso l’orario ridotto
La decisione è stata presa con l’obiettivo di procedere a dei «cambiamenti organizzativi e strutturali» secondo la dirigenza, che venerdì incontrerà le maestranze. Nell’ultimo biennio il fatturato si è dimezzato: dai 119 milioni del 2022 ai 93 del 2023 fino ai 61 che si stimano alla fine di quest’anno. «La Imerys ha ridotto l'impegno nello storico core business, la grafite, un mercato a più basso valore aggiunto, per concentrarsi sull’automotive, sulla produzione delle batterie per le trazioni. Una strategia che si può ritenere sbagliata, visto che i volumi sono drasticamente diminuiti, passando da 25.500 a 16.200», ci spiega Claudio Isabella, responsabile della sede di Biasca dell’OCST. La direzione ha assicurato che il mercato dell’auto elettrica riprenderà fra due anni, «ma rimane un grosso punto interrogativo. Che c’è di buono è che la ditta intende chiedere l’orario ridotto per la parte produttiva, così da non perdere il know-how e quindi farsi trovare impreparata». Come se non bastasse c’è stato altresì il rincaro dei costi energetici. L’azienda, per capirci, in un anno consuma elettricità tanto quanto l’intera Città di Bellinzona.
Investimenti e brutte notizie
Non è la prima volta negli ultimi anni che la Imerys procede a dei tagli. Nel 2018 c’erano già stati 14 licenziamenti nel settore Ricerche e sviluppo. Mentre sei dipendenti avevano perso il posto all’inizio del 2023, ai quali se ne sono poi aggiunti altri 13. Nel 2021 il gruppo francese aveva annunciato investimenti per oltre 35 milioni proprio a Bodio per aumentare la produzione di materiali in grafite ad alta purezza per batterie di veicoli elettrici. L’azienda impiega 227 collaboratori (l’86% sono domiciliati in Ticino) fra la Bassa Leventina e Bironico con un giro d’affari di decine di milioni e impianti in Svizzera, Belgio e Canada. Tra i propri clienti la Imerys annovera Duracell, Panasonic, Sony e Samsung. Al di là del caso specifico, come «sta» il mercato del lavoro nelle Tre Valli? «Negli ultimi anni sono andati persi oltre 300 impieghi e numerose aziende e, giocoforza, si è abbassata l’asticella. Fatta eccezione per la Imerys, in ogni modo, posso affermare che la situazione è stabile», conclude Claudio Isabella.