Le domande e la rabbia per la fiducia tradita
Una palestra gremita; molti, tanti, interrogativi e una fiducia nella Scuola, intesa come istituzione, da ritrovare. O perlomeno da rinsaldare. Quella svoltasi ieri alla palestra vecchia delle Scuole medie di Lugano Centro è stata una serata informativa molto sentita e con alcuni momenti di tensione. All’ordine del giorno vi era infatti un incontro con i genitori per discutere del caso del trentanovenne ex direttore dell’istituto arrestato con l’accusa di atti sessuali con fanciulli e poi dimessosi.
Gli interrogativi ricorrenti
Da un lato c’erano la vicedirettrice Federica Pedetti, i collaboratori di direzione, la caposezione dell’insegnamento medio Tiziana Zaninelli, il direttore della Divisione della scuola Emanuele Berger e il direttore del DECS Manuele Bertoli, dall’altro i genitori degli allievi, i quali hanno posto una raffica di domande sulla vicenda. Molte sono le stesse che rimbalzano da ormai due settimane, sia sui social sia nei tre diversi atti parlamentari presentati dalla politica. Ovvero: quanto accaduto nel 2017 nell’ambito di un corso di educazione sessuale – in particolare la chat su Whatsapp con i propri alunni– è stato ignorato? Ci sono stati segnali recenti di comportamenti inadeguati? E che cosa ne è stato di queste segnalazioni? E ancora: come hanno reagito l’istituto e i vertici della scuola ticinese?
Segnalazioni arenate?
Bertoli, Berger e Zaninelli hanno confermato che al Cantone, di segnalazioni recenti su comportamenti inappropriati di colui che fino allo scorso anno scolastico ricopriva la carica di vicedirettore, non ne sono arrivate. Si sono «fermate», come emerso, all’allora direzione della sede cittadina. Forse l’inchiesta, oltre a chiarire i fatti, aiuterà a capire anche se e dove il sistema si sia inceppato. Bertoli, comunque, ha confermato che al termine degli accertamenti penali scatterà un’indagine amministrativa del Consiglio di Stato.
Nel dubbio, dite
In sala è emersa anche della sfiducia nella Scuola, oltre a una sensazione di essere stati traditi. Ma un tradimento lo ha subito anche la Scuola stessa, ha fatto notare il direttore del DECS. Per evitare che fatti del genere si ripetano, l’invito rivolto dai rappresentanti del Cantone è stato grossomodo questo: bisogna parlare, poiché il rischio zero non esiste. Cioè parlare alle direzioni, ai superiori (ossia al Dipartimento) e se necessario alla Magistratura. Del resto, il caso è emerso proprio per il fatto che qualcuno, alla fine, ha parlato, e ha permesso agli inquirenti di indagare. È successo anche in passato: è stato ricordato il caso della sventata strage alla Commercio di Bellinzona, dove il sistema ha dato prova di funzionare.
La discussa chat
Diverse mamme e papà, tuttavia, hanno sollevato dei dubbi sull’agire delle istituzioni quando sono emersi quelli che sono stati definiti «campanelli d’allarme»: il corso sulla sessualità tenuto durante le ore di latino e la chat in cui si parlava anche di sesso. Una chat che, come ha ammesso anche il DECS, è stata un errore. Nonostante ciò, secondo l’autorità, non vi erano chiari segnali che il docente avrebbe potuto commettere un reato del genere.
Guardare avanti, in ogni caso
Il dibattito, anche se focalizzato per forza di cose sul passato, ha toccato anche quello che succederà o dovrebbe succedere in futuro. I genitori, ad esempio, hanno chiesto delle contromisure per evitare il ripetersi di fatti simili. Qualcuno ha anche invocato provvedimenti esemplari e più filtri al momento delle assunzioni. I rappresentanti del Cantone, da parte loro, hanno sottolineato la necessità di ripartire ancorandosi ai valori della scuola, per ricostruire la fiducia incrinata.