Processo

«Lei non si è comportato da docente»

Condannato a tre anni parzialmente da espiare l'ex docente delle Medie di Lugano Centro che aveva avuto una relazione con un'allieva minorenne – Alcuni punti restano aperti: che cosa ne è stato delle segnalazioni alla direzione? – Partita l'inchiesta amministrativa del DECS
© CdT/Chiara Zocchetti

«Lei non si è comportato da docente, e non solo per gli atti sessuali compiuti con una sua allieva minorenne». Pur confermando la condanna a tre anni di carcere, parzialmente da espiare, il presidente della Corte delle assise criminali, Mauro Ermani, ha usato parole molto dure per redarguire l’imputato. «Lei ha agito incurante di quelle che potevano essere le conseguenze». Sul banco degli imputati c’è lui, il 40.enne ex direttore delle Scuole medie di Lugano Centro arrestato a settembre con l’accusa di atti sessuali con fanciulli e comparso oggi in aula visibilmente scosso.

Una ventina di episodi

L’uomo, lo ricordiamo, aveva avuto una relazione con un’allieva minore di 16 anni e aveva anche palpeggiato un’amica, pure minorenne. Il docente, dimessosi poco dopo l'arresto, aveva da subito ammesso la relazione, durata un paio di mesi, specificando che la stessa era stata di tipo sentimentale, da entrambe le parti, e senza costrizione. «Tutto è stato un grande errore», ha ammesso il 40.enne, con le lacrime agli occhi, prima della lettura della sentenza. All’ormai ex direttore, difeso dall’avvocato Andrea Ceroni, erano stati contestati diversi episodi, una ventina, dai toccamenti fino ai rapporti sessuali completi, che si erano consumati sia in Ticino che all’estero: in automobile, in hotel di lusso ma anche a scuola. Una volta nell’ufficio del docente, l’altra in un’aula. La seconda ragazza è invece stata palpeggiata in automobile, in presenza della vittima principale. A entrambe l’uomo ha inoltre offerto superalcolici da bere; di qui l’accusa di somministrazione a fanciulli di sostanze pericolose per la salute. Tutti gli episodi sono stati riassunti da Ermani a inizio dibattimento, con l’imputato che li ha mestamente confermati. Uno per uno.

«Lei era già stato redarguito»

Nel corso del dibattimento la Corte ha ripercorso anche i mesi precedenti la relazione incriminata tra docente e allieva. Mesi durante i quali, a scuola, si moltiplicavano voci su comportamenti inadeguati. «Quello che stupisce è che prima di maggio era stato messo in guardia. Qualche segnale di eccessiva vicinanza agli allievi lei lo aveva dato», lo ha redarguito Ermani. «Comportamenti inadeguati con i ragazzi li aveva, e avrebbe dovuto mettersi in discussione molto prima. Sono venuti sia i colleghi che il direttore per dirle di fare attenzione. Se certe voci su di lei giravano, perché andare a una gita scolastica alla quale partecipa anche la ragazza in questione? Ha pensato solo a sé stesso».

Secondo l’imputato, sono state proprio queste voci, queste dicerie, a dare il là alla relazione. «Quello che ha fatto crollare tutto, il fattore scatenante che ha portato alla relazione, sono state queste voci che sono iniziate a circolare. Prima non ero consapevole. In quel momento la ragazza era l’unica che mi stava vicino e mi capiva», ha replicato l’ex direttore. Una vicinanza che però ha portato alla separazione con la moglie, che aveva scoperto le chat con la giovane (risalenti a prima che iniziasse la loro frequentazione). Moglie che, è emerso in aula, aveva segnalato l’episodio all’allora direttore delle Medie, poi andato in pensione. «Faccio fatica a capire che il fattore scatenante siano state queste voci», ha replicato il presidente della Corte.

L’imputato ha poi voluto esprimere il suo dispiacere: «Vorrei scusarmi con le vittime e le loro famiglie, con gli ex colleghi, la scuola, le istituzioni e la mia famiglia per la fiducia che ho tradito e per averli sottoposti a una grande pressione».

Il verdetto

Nel motivare il verdetto, il presidente della Corte si è nuovamente rivolto all’imputato. E di nuovo non è mancato un severo rimprovero: «Sul piano oggettivo, la sua colpa è di lieve gravità nella misura in cui la ragazza non soffre per aver avuto rapporti sessuali prematuri con un adulto ma perché si è sentita tradita, è successo con il suo docente e lui non lo ha impedito. Sul piano soggettivo, però, la sua colpa è molto grave perché ha violato tutte le regole dell’insegnamento. Queste voci, a suo dire infondate, c’erano e invece di spegnerle sul nascere, lei le ha alimentate, giustificate e poi è passato all’atto. Soffre e cerca conforto proprio in ciò che genera il suo disagio. Addirittura, va in gita scolastica con la vittima perché per lei la ragazza è l’unica che la capisce, che comprende la sua sofferenza per queste voci. Ogni parola si spreca, se non per dire che il perito ha ben inquadrato il suo profilo, definendola manifestamente immaturo. E infatti, la relazione la deve interrompere la ragazza». Il 40.enne, come detto, deve espiare sei mesi di carcere ma, considerato il periodo già trascorso dietro le sbarre, verrà scarcerato a marzo e dovrà sottoporsi a un trattamento ambulatoriale

I quesiti aperti

Si è dunque chiusa con la conferma dell’atto d’accusa del procuratore pubblico Roberto Ruggeri (la pena è stata concordata tra le parti e il procedimento si è svolto con la formula del rito abbreviato, ndr) una vicenda giudiziaria che in sei mesi ha fatto scrivere fiumi di inchiostro e aveva sollevato molte polemiche, soprattutto per alcuni segnali che, secondo diversi genitori di allievi ed ex allievi del 40.enne, non erano stati colti dalla scuola e dalle istituzioni. Quesiti, questi, che restano ancora aperti, soprattutto sull’esito delle segnalazioni all’allora direzione. Spetterà all’inchiesta amministrativa del DECS, partita di recente, far luce su tutti questi aspetti.

Dalla chat contestata al caso politico

La vicenda, inutile dirlo, aveva infiammato gli animi sin dalla notizia dell’arresto del docente. Particolarmente contestata era stata anche una chat su WhatsApp con i suoi allievi risalente all’autunno del 2017 (della quale vi avevamo riferito il 17 dicembre). Durante un corso di latino, il 40.enne aveva tenuto una sorta di lezione parallela incentrata sull’educazione sessuale nell’antica Roma, invitando via messaggio i ragazzi a porre domande sul sesso. Il docente non aveva però avvisato il Centro risorse didattiche dell’uso di questo social media e non era stato ufficialmente autorizzato a farne uso.

Nel corso di una conferenza stampa indetta a fine settembre, il DECS aveva ribadito che né questo aspetto né le perplessità sollevate dai genitori erano stati sufficienti a giustificare una mancata abilitazione o addirittura una mancata promozione dell’uomo a vicedirettore prima e direttore – carica per la quale era l’unico candidato – lo scorso maggio. Per quanto riguarda invece le più recenti segnalazioni di alcuni genitori di «sguardi pesanti», «eccessive confidenze» e atteggiamenti in generale poco consoni nei confronti di alcune ragazze, sempre il DECS aveva ribadito che le stesse, al Dipartimento, «non erano mai arrivate, ma si erano fermate a livello di direzione».

Il tema era approdato anche in Gran Consiglio, dopo che PLR, MPS, Centro e Lega avevano presentato alcune interpellanze. Durante la discussione generale del 17 ottobre scorso gli animi si erano scaldati, con alcuni deputati che si erano detti «allibiti» per alcune frasi del direttore del DECS, Manuele Bertoli sulla «violenza» e il «consenso» nel rapporto tra il docente e la giovanissima allieva. In particolare, la liberale radicale Cristina Maderni, il centrista Fiorenzo Dadò e la leghista Sabrina Aldi  avevano sottolineato che «è stata commessa una violenza ben più grave di un pestaggio». 

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