«Ma allora passeranno alla cassa anche Cantone e Città?»

«Una condizione di inquinamento rilevante», aveva risposto un mese fa il Governo, come anticipato dal Corriere del Ticino il 24 agosto, all’interrogazione dei Verdi sullo stato dell’area che da quasi un secolo e mezzo ospita le Officine FFS di Bellinzona. Le spiegazioni del Consiglio di Stato non hanno convinto appieno gli ecologisti, che ora hanno inoltrato un secondo atto parlamentare (primo firmatario, sempre, il deputato Marco Noi) dettagliatissimo e che cita anche due nostri recenti articoli.
L'iter decisionale
Numerose le domande, suddivise per temi. Il primo riguarda l’iter decisionale in Gran Consiglio. Nella fattispecie in quanto finora non era mai stato detto che l’ente pubblico (quindi Cantone e Città, che assieme alle FFS saranno proprietari del sedime una volta «orfano» dello stabilimento industriale) «avrebbe potuto trovarsi a dover versare ulteriori milioni per bonificare le parti inquinate ma non contaminate ai sensi dell’Ordinanza sui siti contaminati delle superfici di cui entrerà in possesso».
Il fondamento giuridico
Secondariamente si chiedono lumi, proprio, sul fondamento giuridico dell’obbligo di assunzione dei costi per la bonifica non a carico delle FFS ma di Cantone e Città: «A mente delle e degli interroganti la Legge federale sulla protezione dell’ambiente definisce che i costi derivanti da inquinamenti sono a carico di chi li causa, ovvero del cosiddetto ‘perturbatore per comportamento’ ». In questo caso le Ferrovie, pertanto. I Verdi segnalano poi delle incongruenze tra il catasto cantonale dei siti inquinati e quello tenuto dall’Ufficio federale dei trasporti (UFT).
Il gruppo operativo
Domandano inoltre di chiarire ruoli e responsabilità in seno al gruppo operativo che dovrà vigilare sulle indagini che le FFS dovranno effettuare sui fondi inquinati: sarà il Cantone o l’UFT a far rispettare l’ordinanza? Marco Noi e colleghi vogliono sapere come e quando verranno resi noti i rapporti di indagine.