Nessun compromesso sull'imposta di circolazione
Il tema dell’imposta di circolazione sta pian piano assumendo i contorni di una telenovela politica. Una soap opera “a puntate” il cui finale sarà trasmesso in diretta tra due settimane. Tra proposte, controproposte, iniziative e controprogetti, il dossier si sta ingrossando (e pure complicando). E la politica è lungi dal trovare un compromesso. Anzi, al contrario, i partiti sono più divisi che mai sul tema: i fronti contrapposti attualmente sono tre; e tutti e tre restano arroccati sulle proprie posizioni, senza concedere nulla all’avversario. Il “duello a tre”, in perfetto stile western, si consumerà dunque durante l’ultima sessione del Gran Consiglio prima della pausa estiva, tra il 20 e il 23 giugno.
Le ultime novità
Questa mattina il tema è stato nuovamente oggetto di un’animata discussione in Commissione gestione e finanze. Il Governo, sentito in audizione, ha presentato la sua controproposta di compromesso, avanzata venerdì scorso tramite un comunicato stampa. Una controproposta che, con ogni probabilità, sarà fatta propria dal PLR. Nel frattempo, PS e Verdi hanno invece confermato che presenteranno anch’essi in aula un loro rapporto. Di conseguenza, come detto, i fronti contrapposti in Gran Consiglio saranno tre.
Il primo rapporto (verosimilmente di maggioranza, sostenuto da 8 commissari su 17) sarà quello firmato da PPD-Lega-UDC. Concretamente, il rapporto intende portare avanti le richieste originali dell’iniziativa del 2017 targata PPD: il plafonamento a 80 milioni dell’imposta e una nuova formula di calcolo basata unicamente su una tassa base e una componente variabile legata alle emissioni di CO₂.
Il secondo rapporto targato PLR (che in Gestione può contare su 5 commissari, e quindi sarà di minoranza), riprenderà invece la proposta di compromesso del Governo: due nuove formule di calcolo che in concreto limitano gli incassi dell’imposta a circa 96 milioni. Le due formule, in sintesi, prevedono un sistema di calcolo differenziato per le automobili più inquinanti e per quelle che lo sono di meno. Così facendo, a mente dell’Esecutivo, verrebbe rispettato il concetto «chi più inquina, più paga», ma allo stesso tempo si eviterebbe di far pagare a una Fiat Panda un’imposta superiore a quella di una Tesla, come prevede invece la proposta originale del PPD.
Il terzo rapporto targato PS e Verdi (che in Gestione possono contare su 4 commissari) vuole rappresentare una «terza via» tramite un controprogetto all’iniziativa: l’intento è quello di abbassare l’imposta (di quanto ancora non è noto) e allo stesso tempo reindirizzare il gettito dell’imposta per sostenere in modo mirato l’acquisto di abbonamenti Arcobaleno.
Conforme o non conforme?
A complicare le cose, si è aggiunto un altro elemento. Il relatore del rapporto targato PLR Bixio Caprara ha infatti chiesto degli approfondimenti ai servizi giuridici del Gran Consiglio per capire se la proposta del Governo sia da considerare «testo conforme» all’iniziativa oppure un controprogetto. Secondo il Governo si tratta di un «testo conforme» (ossia che risponde a quanto chiesto dall’iniziativa originale), mentre gli iniziativisti sono di tutt’altro avviso.
Si tratta, va detto, di un dettaglio giuridico che potrebbe però avere risvolti importanti durante le discussioni in Parlamento. Se il Gran Consiglio dovesse approvare la proposta del Governo come «testo conforme», il ricorso ai tribunali da parte degli iniziativisti sarebbe infatti da considerarsi una certezza. Se dovesse invece passare come controprogetto, il popolo andrebbe alle urne per decidere se accogliere la proposta originale del PPD, oppure la controproposta del Governo.
Insomma, un nodo da sciogliere non di poco conto. E non a caso, su questi aspetti anche gli ecologisti hanno chiesto chiarimenti giuridici.
Le granitiche posizioni
Ora, come detto, al di là degli aspetti giuridici, sul fronte politico le posizioni dei partiti sono rimaste le stesse della settimana scorsa. E la discussione verte soprattutto sul montante dell’incasso. Per il fronte PPD-Lega-UDC gli incassi vanno plafonati a 80 milioni, mentre per gli altri tale operazione non è sostenibile dal punto di vista finanziario e il montante non dovrebbe essere inferiore a 96 milioni.
Bixio Caprara, ad esempio, al termine della riunione della Gestione è tornato a ribadire che «ridurre l’imposta di 26 milioni, come propone il PPD, oggi come oggi non è sostenibile». E questo perché «non dobbiamo dimenticare che siamo in una situazione di deficit strutturale della spesa dello Stato. E se diminuiamo ulteriormente le entrate, questo deficit aumenterà ancora». «Gli iniziativisti - ha aggiunto Caprara - dovrebbero dirci dove e come potremo compensare questa mancanza di entrate...».
Per il presidente del PPD Fiorenzo Dadò, la domanda da porsi è però un’altra: «Dove devono andare a prendere i cittadini i soldi per sopportare tutti questi costi in continuo aumento?». E ad ogni modo, per Dadò, «sarà il popolo a decidere se l’iniziativa va bene, oppure no».
Diverso, invece, l’approccio di PS e Verdi, i quali proporranno tramite il loro controprogetto di «fare un discorso più ampio».
«Ritieniamo che, oltre ad andare incontro ai cittadini abbassando l’imposta, sarebbe opportuno fare un discorso più ampio sulla mobilità e portare avanti una visione più virtuosa della circolazione», ha spiegato la co-coordinatrice dei Verdi Samantha Bourgoin. Per questo motivo la proposta del fronte rossoverde sarà quella di «orientare la spesa del gettito dell’imposta per sostenere l’acquisto di abbonamenti Arcobaleno in maniera mirata, in particolare per il ceto medio». Anche perché, gli ha fatto eco il capogruppo del PS Ivo Durisch, «dobbiamo fare un’operazione sostenibile e non possiamo sottovalutare il fatto che attualmente le finanze del Cantone non sono messe benissimo».