Nomine in Procura, Bernasconi guarda al Tribunale federale
A poche ore dalla resa dei conti in Gran Consiglio sulle nomine dei procuratori, l'avvocato Paolo Bernasconi (tra i firmatari della lettera di dieci ex procuratori inviata al Parlamento) ha annunciato ai media via e-mail la sua intenzione di ricorrere al Tribunale federale «contro l’eventuale elezione da parte del Gran Consiglio dei due candidati prescelti da parte della commissione Giustizia e diritti». E lo ha fatto, ha precisato, «personalmente e per altri giuristi indignati dal mancato rispetto delle procedure».
«A garanzia del buon funzionamento del sistema di elezione, in particolare, dei candidati alla funzione di procuratore pubblico, il Gran Consiglio ha rettamente previsto di affidare ad una commissione cantonale di selezione la verifica delle qualità personali e professionali dei candidati», ricorda l'avvocato, che però rimarca: «I due candidati che sono stati proposti dalla commissione gran consiliare giustizia e diritti sono stati giudicati idonei da parte della suddetta commissione, ma la procedura di selezione è stata giuridicamente viziata» almeno per due motivi. «Perlomeno due dei membri della suddetta commissione di selezione si sarebbero dovuti ricusare per interessi e relazioni personali collegate ai due candidati prescelti. La qualifica di idoneità formulata da parte della suddetta commissione ha tenuto conto di elementi estranei alla sua competenza, ossia la ripartizione fra partiti politici, così come confermato pubblicamente in un’intervista da parte del membro della commissione Mauro Dell’Ambrogio».
Insomma, chiosa Bernasconi, «queste due carenze e irregolarità procedurali permettono di fondare un ricorso al Tribunale federale facendo valere due diritti previsti dalla costituzione federale svizzera e precisamente: il divieto di arbitrio previsto dall'articolo nove della costituzione federale e la garanzia della verifica giudiziaria prevista dall’articolo 29a della costituzione federale».