Caos e litigi in via Monte Boglia, dimissioni parziali di Bignasca
Dopo tante polemiche, domani pomeriggio in Gran Consiglio (nel segreto dell’urna) avverrà la resa dei conti. Il plenum è infatti chiamato a nominare due procuratori pubblici in sostituzione delle uscenti Pamela Pedretti e Marisa Alfier. Ma, come noto, i due nomi proposti dalla Commissione Giustizia e diritti (Alvaro Camponovo in quota Lega e Luca Losa in quota PS) hanno suscitato parecchi malumori. In generale, entrambi i profili sono stati criticati poiché preferiti ad altri candidati con più esperienza. Nel caso di Camponovo, inoltre, a far discutere è stata pure la sua vicinanza alla deputata della Lega Sabrina Aldi (che è pure vice-presidente della Commissione chiamata a proporre al plenum i nominativi), il cui diretto superiore nell’azienda per cui lavora è il padre del candidato. Ora, in questo contesto bisognerà capire se il plenum darà effettivamente seguito alle raccomandazioni della Commissione. Nel segreto dell’urna, infatti, non è escluso che i partiti possano preferire altri candidati che sono rimasti in corsa per l’elezione. Senza dimenticare che prima della votazione giungeranno in aula almeno due richieste (una dall’UDC e una dall’MPS) per rinviare le nomine e rispedire il dossier in Commissione. Insomma, ogni ipotesi resta aperta.
Dimissioni parziali
Ciò che è certo, ad ogni modo, è che le tensioni in via Monte Boglia dopo le polemiche scoppiate attorno al suo candidato non si sono placate. Mercoledì scorso il gruppo parlamentare della Lega si era riunito per discutere delle nomine. Una riunione che, come avevamo riferito su queste colonne, è stata, per usare un eufemismo, ad alta tensione. Tantoché – e questa, come riportato da La Domenica, è la novità – Boris Bignasca il giorno seguente ha rassegnato le dimissioni da capogruppo tramite una e-mail interna inviata ai colleghi. «Sono profondamente deluso ed amareggiato dalla riunione di ieri e in particolare dal fatto che sia stata riportata sui media da qualcuno di noi», ha scritto Bignasca nell’e-mail, spiegando così le motivazioni dietro la scelta di dimettersi: «Non credo più di poter condurre questo gruppo con la fiducia, l’energia e la serenità necessaria a questo importante compito (...) Resto in attesa che decidiate a breve sul mio successore, fino a quel momento girerò tutte le comunicazioni di competenza del capogruppo alla vice», ossia Sabrina Aldi. La stessa vice-capogruppo, come se non bastasse, proprio oggi è stata al centro di una stoccata lanciata dal domenicale leghista. Sul Mattino della domenica, infatti, i toni sulla questione delle nomine si sono a dir poco accesi: «È ormai evidente, ma sono anni che il Mattino lo scrive, che la nomina dei magistrati ad opera del parlatoio cantonale si è ridotta ad un mercato del bestiame che sconcerta i cittadini», si legge in un breve box del domenicale. In questo senso, dunque, secondo il Mattino il sistema va cambiato in favore dell’elezione popolare dei magistrati. Ma, ed è qui che è arrivata la frecciatina, il domenicale scrive pure: «(...) spiace dover costatare che negli ultimi tempi anche alcuni - per fortuna pochi - esponenti leghisti si sono prestati alle pratiche inciuciose di cui sopra. Ovvero a quelle pratiche che la Lega, oltre trent’anni fa, è nata per combattere. Costoro, con il loro agire, danneggiano tutto il Movimento».
«Nulla da guadagnare»
Mentre Bignasca, da noi contattato, non ha voluto commentare la vicenda, a gettare acqua sul fuoco ci prova, in qualità di coordinatore della Lega, Norman Gobbi. «Le dimissioni di Boris sono parzialmente rientrate», spiega in prima battuta il coordinatore. Ossia «sono sospese in attesa che il gruppo parlamentare ne discuta (ndr. dovrebbe parlarne già in questi giorni, durante la sessione parlamentare)».
In ogni caso, facciamo notare, queste dimissioni (seppur «parzialmente rientrate») sono segno di grande tensione all’interno del gruppo. Per questo motivo, risponde il coordinatore, «ho chiesto a tutti di respirare dieci volte prima di prendere decisioni simili. Se mi fossi dimesso ogni volta che il gruppo non era compatto, l’avrei fatto almeno una decina di volte. Questo non è il mio approccio, mentre Boris è più impulsivo. Ma non è la prima volta che il gruppo non è unanime». E quindi, in questo contesto, il motto di Gobbi è «calma e sangue freddo». Soprattutto «perché si tratta di una questione non prioritaria». Ma, chiediamo infine a Gobbi facendo riferimento a quanto apparso sul Mattino, con queste nomine c’è chi sta danneggiando il movimento? «Il sottoscritto di nomine non si è mai immischiato. Né in passato, né oggi, anche per via del ruolo che ho in Governo. Ma è ormai evidente che il sistema va rivisto. E sì, all’interno della Lega ci sono visioni diverse. Ma, da parte mia, ricordo che il Nano (ndr. Giuliano Bignasca) non si era mai preoccupato di queste nomine. Era un approccio molto saggio e che faccio mio. Perché la Lega non ha nulla da guadagnare con queste nomine. Anzi, come dimostra la commedia di questi giorni, il rischio è piuttosto quello di perderci. Quindi le nomine è meglio lasciarle fare al popolo, saggio e equidistante». In questo senso, questa volta in qualità di direttore del Dipartimento delle istituzioni, Gobbi rivolge lo stesso invito anche alla Magistratura: «Quello di occuparsi più delle nomine che del buon funzionamento della Giustizia è un problema presente anche in alcuni magistrati. È una malattia tipicamente ticinese. Concentriamoci sul lavoro da fare, non sulle nomine».