Giustizia

Nomine tra polemiche e ricette, tutti i limiti del «manuale Cencelli»

Il processo di selezione dei procuratori pubblici, in attesa dell’elezione di lunedì in Gran Consiglio, continua ad infuocare il dibattito - Dieci ex magistrati scrivono al Parlamento per manifestare la loro «viva preoccupazione» – Intanto anche PS e Lega lavorano a soluzioni alternative
© CdT / Gabriele Putzu

È un clima sempre più infuocato quello che aleggia attorno alla nomina dei procuratori pubblici. L’appuntamento è per lunedì in Gran Consiglio, e come spesso accaduto in passato, la politica (ma non solo) è tornata a surriscaldarsi. A far discutere, a questo giro, ci sono due nomi: quello di Alvaro Camponovo (in quota Lega) e quello di Luca Losa (in quota PS). Due nomi proposti dalla Commissione Giustizia e diritti su cui però serpeggiano malumori sia a Palazzo delle Orsoline sia a Palazzo di Giustizia. In particolare sulla proposta di Camponovo, in quanto figlio del diretto superiore della deputata Sabrina Aldi (Lega). Più in generale, a far discutere è il fatto che siano stati proposti profili che, a detta di alcuni, hanno molta meno esperienza rispetto ad altri candidati.

Su quest’ultimo punto, proprio oggi, nel dibattito si è inserita anche la voce di dieci ex procuratori (Maria Galliani, Bruno Balestra, Paolo Bernasconi, Fabrizio Eggenschwiler, Arturo Garzoni, Luca Maghetti, Luigi Mattei, Fulvio Pelli, Pietro Simona e Emanuele Stauffer), i quali hanno deciso di scrivere all’Ufficio presidenziale del Gran Consiglio per esprimere la propria «viva preoccupazione» e per sottolineare la necessità di disporre di candidati con la necessaria esperienza per poter svolgere un mestiere complesso come quello del procuratore. Nella lettera viene pure sottolineato l’effetto «pesantemente frustrante e demotivante per lo spirito di squadra e per l’atmosfera lavorativa» che nomine non opportune potrebbero causare. Oltre a ciò, i dieci ex-pp esprimono «la speranza che il Gran Consiglio possa prossimamente decidere anche riguardo alla proposte pendenti» sul «sistema di elezione dei procuratori pubblici, in modo da evitare interferenze non istituzionali, nel rispetto della rappresentatività all’interno delle strutture giudiziarie cantonali». Insomma, anche secondo i dieci ex pp, la procedura di nomina va rivista. Già, perché guardando oltre alle attuali polemiche, va detto che esse hanno rilanciato (per l’ennesima volta) il dibattito sulla necessità di rivedere il sistema di selezione, in particolare per tentare di «spoliticizzarlo». Una necessità condivisa dalla quasi totalità delle forze politiche, le quali però sono ancora ben lontane dal trovare una soluzione condivisa.

Ai titoli di coda

«Siamo arrivati ai titoli di coda del manuale Cencelli», esordisce il presidente del PLR Alessandro Speziali, contattato dal Corriere del Ticino. «Questo processo di nomina non fa bene né alla giustizia né ai magistrati stessi». Eppure, facciamo notare, ogni volta si arriva lì. Una vera presa di coscienza da parte dei partiti deve ancora arrivare? «Come PLR, in realtà, abbiamo proposto una soluzione per ‘‘spoliticizzare’’ il processo di nomina. La politica dovrebbe limitarsi alla scelta della testa della magistratura. Successivamente, spetterebbe a quest’ultima il compito di selezionare e nominare in totale autonomia la propria squadra». Una proposta non priva di obiezioni. Guarda caso, il procuratore generale oggi porta la casacca del PLR: «Voglio pensare che il procuratore generale quando assume la carica non indossi la casacca di un partito ma quella delle istituzioni». Una risposta che in realtà andrebbe sottoposta alle obiezioni degli altri partiti. Intanto, lo spettacolo (poco edificante) dei cortocircuiti interni ai partiti stessi prosegue, nonostante il parere della commissione di esperti. «Forse le indicazioni sulle competenze andrebbero ascoltate e rispettate fino in fondo», conclude Speziali.

Il problema sta a monte

A non usare giri di parole è il presidente del Centro, Fiorenzo Dadò: «Si sta nuovamente pasticciando, il problema è a monte, poiché in questi anni non è stata fatta nessuna pianificazione sulla riforma della giustizia, che invece viene portata avanti a spizzichi e bocconi, ognuno con una sua ricetta. E il discorso sul processo di nomina rientra in questo capitolo». Ad ogni modo, Dadò si dice anch’esso «d’accordo di esaminare la questione per capire se c’è un sistema di nomina più solido». Ma , aggiunge, «purché questo lavoro venga fatto con serenità, senza fretta, e la si smetta di fare illazioni e pressioni di questo genere».

Ritengo che alcuni metodi utilizzati in questi giorni per infangare il nome di persone che non hanno commesso nulla di male (...) siano vergognosi
Fiorenzo Dadò, presidente del Centro

Il clima creatosi in questi giorni, per il presidente del Centro, è infatti inaccettabile. «Quanto sta capitando danneggia in primis il Ministero pubblico e fa chiaramente emergere interessi ben diversi da quelli che vengono professati. Non c’è nulla di così innocente, ma interessi soprattutto da parte di certe categorie professionali interessate. Il tentativo di influenzare dall’esterno le nomine che spettano alla politica (perché l’ha deciso il legislatore) è sempre avvenuto e non illudiamoci che finisca cambiando le modalità». Ecco perché, chiosa Dadò, «al di là delle questioni di merito, che sono senz’altro serie e da esaminare, ritengo che alcuni metodi utilizzati in questi giorni per infangare il nome di persone che non hanno commesso nulla di male, salvo il fatto di essersi candidati per un posto in magistratura e venir considerati idonei dalla Commissione di esperti, siano vergognosi».

Molti difetti

Stringato il commento della co-presidente del PS Laura Riget: «Sulle singole nomine non ci esprimiamo. Come PS, però, riconosciamo che l’attuale sistema presenta molti difetti». Di qui, la decisione di esaminare il tema con un gruppo di esperti: «Stiamo valutando di presentare una proposta alternativa all’attuale procedura di nomina dopo l’estate». Ma come valuta il PS l’iniziativa del PLR che prevede di allontanare (in parte) dal Parlamento la nomina dei magistrati? «Valuteremo anche questa proposta, ma vediamo alcuni difetti». Nessun commento, per contro, sul lavoro della commissione esterna che valuta i candidati. Commissione il cui risultato non sempre viene rispettato dalle forze politiche in Gran Consiglio.

La parola al popolo

E se nel frattempo il PS lavora a un’alternativa, anche la Lega dei ticinesi sta pensando al lancio di un’iniziativa per cambiare il sistema. Come spiegato in una nota stampa, il Movimento «ha deciso di promuovere un’iniziativa parlamentare per cambiare il sistema di nomina». Un cambiamento che dovrebbe avvenire «tramite un’elezione democratica che garantisca la partecipazione più ampia possibile di candidati e svincoli da pressioni politiche e mediatiche un compito essenziale del Parlamento, ossia definire chi va ad operare a favore della Giustizia ticinese».

Nel comunicato la Lega ha pure fatto il punto riguardo alla discussa nomina del proprio candidato, spiegando che, dopo aver sentito l’interessato, «a seguito di una vivace discussione, che non ha sempre riscontrato l’unanimità di tutti i presenti, il gruppo parlamentare ha infine deciso di sostenere la sua candidatura perché ritenuto in primis idoneo dalla commissione indipendente di valutazione e secondariamente perché la sua esperienza già oggi in seno al Ministero pubblico è garanzia di agevole inserimento nell’organico della procura cantonale».

Cosa accade nei prossimi giorni

Ora, va pure detto che la questione di una riforma della procedura per nominare i procuratori è certamente musica del futuro. E, anche se dovesse andare in porto, richiederà con ogni probabilità diversi anni.

Tornando dunque alle polemiche attuali, in questo contesto è facile intuire che anche lunedì, quando il Gran Consiglio sarà chiamato a votare (nel segreto dell’urna), la discussione potrebbe farsi accesa. Potrebbe perché, va sottolineato, teoricamente la procedura di voto non prevede alcuna discussione in aula. Tuttavia, è lecito attendersi (come spesso accade in questi casi) che da qualcuno giunga la richiesta di una discussione generale, oppure una richiesta di rimandare le nomine in Commissione. Non a caso, oggi il deputato Tuto Rossi (UDC) ha inviato ai colleghi una richiesta in tal senso tramite una mozione d’ordine.

E proprio domani mattina, va poi detto, per ben altri motivi la Commissione Giustizia e diritti aveva previsto da tempo una riunione. L’occasione, organizzata già diverse settimane fa, è quella di un incontro con Pietro Grasso, ex magistrato ed ex presidente del Senato italiano. Non è da escludere, anzi è ormai quasi una certezza, come ci hanno riferito fonti qualificate, che in questa occasione la Commissione si riunirà anche per discutere delle nomine e di quanto potrebbe accadere lunedì nell’aula del Gran Consiglio. Insomma, le bocce sono tutt’altro che ferme.

Correlati