«Sì, è il momento di rivedere il sistema di nomina»
«L’ho sempre detto, anche in tempi non sospetti, che si dovrebbe rivedere il sistema di nomina dei procuratori». Anche Norman Gobbi, direttore del Dipartimento delle istituzioni, da noi interpellato interviene sull’annosa questione che sta facendo discutere politica e giustizia in questi giorni. E interviene per ribadire che sì, questo è il momento di rivedere la procedura di nomina. Secondo il consigliere di Stato, la soluzione andrebbe cercata andando a guardare quanto già accade in altri Cantoni. «Anche alla luce dell’elevato turn-over che abbiamo in Procura occorre trovare nuove modalità. Una di queste potrebbe essere quella di avere una direzione del Ministero pubblico che viene eletta dal Parlamento oppure dal Popolo, la quale avrebbe poi il compito di nominare i magistrati sotto di essa».
La soluzione della elezione della direzione – tra l’altro sostenuta più volte anche dall’attuale procuratore generale Andrea Pagani e sulla quale è pendente in Gran Consiglio un’iniziativa del PLR per la nomina parlamentare – secondo Gobbi avrebbe il pregio di «dare alla direzione una vera e propria responsabilità pubblica nel nominare i magistrati». Detto in altre parole: la direzione avrebbe, con questo sistema, tutto l’interesse nello scegliere i candidati migliori, a prescindere dal loro colore politico. Candidati migliori che, specie al Ministero pubblico, diventano necessari perché «nel lavoro dei procuratori è centrale l’aspetto caratteriale». Riguardo all’effetto «pesantemente frustrante e demotivante» dell’attuale procedura di nomina citato nella lettera dei dieci ex procuratori pubblici, il direttore del Dipartimento taglia corto: «Leggendo i rapporti del Consiglio della Magistratura non emerge questo aspetto. Aspetto che semmai è legato all’importante carico di lavoro e all’elevato turn-over. Elementi che sì ci devono far riflettere, primariamente sulle modalità di lavoro e secondariamente sulla dotazione in termini di risorse umane».