Il caso

Officine ma non solo: rispunta pure l'idea di un centro commerciale

Comparto industriale di Castione: a distanza di quasi tre lustri si torna a parlare del complesso previsto dal Piano direttore cantonale - Prima di prendere una decisione va però approfondita la questione del traffico - Si sognano inoltre delle aziende innovative
Il cantiere delle Officine FFS come si presentava a fine giugno. © CdT/Chiara Zocchetti
Alan Del Don
16.07.2024 06:00

«Gli intendimenti pianificatori del Comune sono senz’altro condivisibili e atti a giustificare l’istituzione della misura a salvaguardia della pianificazione in fase di elaborazione. Essi rispondono all’interesse pubblico a uno sviluppo ordinato e a una pianificazione razionale del territorio, la quale costituisce un preciso mandato costituzionale all’indirizzo dell’ente pubblico». L’imprimatur sul riordino della zona industriale di Castione è di quelli importanti, nella fattispecie del Tribunale amministrativo cantonale (Tram). Che non solo - come abbiamo anticipato lo scorso 26 giugno - ha confermato la bontà della zona di pianificazione (adottata dal Municipio nel febbraio 2022 per la durata di tre anni) respingendo il ricorso di quattro ditte, ma nella sentenza fa chiarezza anche sui futuri contenuti dell’ampia area ad ovest della linea ferroviaria. Perché oltre alle Officine FFS (la cui messa in esercizio è prevista a fine 2027 dopo un investimento di 580 milioni di franchi) il comparto è destinato ad accogliere molto di più.

Il PR risale oramai al 2002

L’assetto pianificatorio dell’area di oltre 320 mila metri quadrati risale a più di vent’anni fa; il Governo approvò la revisione del Piano regolatore il 14 maggio 2002. Otto anni più tardi è stata inaugurata la rinnovata stazione, mentre come detto è entrata nel vivo la realizzazione della moderna Officina. La scheda R7 del Piano direttore cantonale (Pd) ritiene che la zona sia potenzialmente idonea alla nascita di un Polo di sviluppo economico in cui insediare aziende ad alto valore aggiunto. Ci sarebbe spazio pure per un cosiddetto Grande generatore di traffico, ovvero un centro commerciale, possibilità data dalla scheda R8 del Pd (superficie di vendita complessiva di 40 mila metri quadrati).

Gli inerti rimangono

Una simile costruzione implica delle «riflessioni in merito alla gestione dei flussi veicolari interni alla zona e degli accessi, che andranno fatte nell’ambito dell’allestimento della variante» di PR, osserva il Tram. Nel 2010 era stata ventilata l’idea di edificare il Policentro nell’ambito della realizzazione dello stadio dell’ACB. Poi il no della Coop a trasferirvisi ed il fallimento della SA granata fecero naufragare tutto. L’Esecutivo arbedese, nelle repliche e dupliche prima della sentenza dei giudici cantonali, ha infine puntualizzato che non intende eliminare «le attività legate alla lavorazione degli inerti già presenti da anni nel comparto industriale».

I contenuti ipotizzati

Il Piano d’indirizzo della zona di Castione al di là della linea ferroviaria prevede la suddivisione «in diversi settori ben delimitati, ognuno dei quali con una specifica vocazione produttiva, e di ricollocare, rispettivamente spostare (mantenendole all’interno dei limiti del comparto), quelle aziende già presenti» che non sono conformi alla vocazione auspicata. A nord troverebbero spazio le attività industriali tradizionali, comprese le nuove Officine FFS che pur non rientrando nella superficie sono ovviamente un progetto talmente importante di cui bisogna tener conto; le aziende a carattere innovativo, per contro, si insedierebbero a sud nell’ipotetico Polo di sviluppo economico.

«Le intenzioni sono serie»

Il Tribunale amministrativo cantonale specifica che si tratta di un Piano «che dovrà essere aggiornato (effettuando ulteriori studi specialistici in merito ad alcuni aspetti puntuali e criticità)». Tuttavia gli obiettivi e gli interventi pianificatori preconizzati «non lasciano dubbi circa la concretezza e la serietà dell’intenzione» del Municipio di Arbedo-Castione di rivedere la pianificazione attuale del comparto industriale. Anche per risolvere i «problemi di disordine riscontrati» dallo stesso consesso inerenti le attività legate alla lavorazione degli inerti» e i potenziali conflitti legati allo sviluppo.

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