Il caso

Quale destino per Carì?

Faido, verrà costituita un’unica società per gestire gli impianti di risalita che nella stagione 2022/2023 hanno chiuso nelle cifre rosse: il disavanzo coperto dal Comune - «L’innevamento programmato va potenziato, la spesa è sopportabile»
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Alan Del Don
04.06.2024 06:00

«I risultati di questi ultimi anni dimostrano la fragilità dell’azienda di gestione degli impianti di risalita a dipendenza dei rischi legati ai cambiamenti climatici e al conseguente scarso e spesso tardivo innevamento naturale. L’esperienza acquisita negli anni dimostra pure che l’esistente, anche se ridotto, impianto di neve programmata è in grado di garantire ad un discreto livello l’innevamento delle piste nei periodi difficili». Più che di fronte ad un bivio, Carì come la stragrande maggioranza delle stazioni invernali svizzere e non solo è chiamata a reinventarsi. Le riflessioni da parte sia dei diretti interessati sia, soprattutto, dei Municipi che si sono succeduti negli ultimi due decenni almeno, non sono mai mancate. E sfoceranno, molto probabilmente già in autunno, nell’accorpamento delle due società, ossia la Nuova Carì impianti turistici SA (costituita nel 2011, è presieduta dal sindaco del capoluogo leventinese Corrado Nastasi) e la Nuova Carì società di gestione Sagl (con alla testa l’ex consigliere di Stato Gabriele Gendotti). Si (ri)partirà con un Consiglio direttivo unico, insomma.

Una quarantina di collaboratori

L’Esecutivo di Faido fa il punto nel consuntivo 2023 (avanzo di 29 mila franchi circa, in linea con quanto preconizzato, ed investimenti netti per quasi 3 milioni) che passerà al vaglio del Legislativo il 2 luglio. Fra gli scostamenti più importanti, oltre alle sopravvenienze d’imposta che si neutralizzano, c’è proprio il contributo alla società che si occupa della gestione di Carì e che dà lavoro ad una quarantina di persone domiciliate in paese o in valle (massa salariale di oltre 580 mila franchi). Si è passati dagli 80 mila franchi stimati a preventivo ai 514.500 a consuntivo.

Una differenza che è stata oggetto di approfondite discussioni fra lo stesso consesso e la Commissione della gestione. E che è frutto di un inverno - quello 2022/2023 - contraddistinto dalla penuria (per non dire pressoché completa assenza) di neve: «Per la seconda volta consecutiva i dati contabili sono pesantemente condizionati dalla situazione meteorologica caratterizzata da temperature sopra la media e scarso innevamento». La stagione è stata oltretutto cortissima; iniziata a Santo Stefano si è conclusa il 25 febbraio. Due mesi durante i quali, inoltre, gli impianti sono rimasti chiusi una dozzina di giorni. Una situazione di continua incertezza - puntualizza il Municipio faidese - che, «anche per la pressione di residenti e utenti in possesso di un abbonamento stagionale, ha costretto, e consigliato, di tenere comunque aperte le piste in condizioni che possono essere definite al limite».

Situazione paradossale

Un quadro che l’Esecutivo guidato dal sindaco Corrado Nastasi (docente di economia aziendale alla Scuola cantonale di Commercio di Bellinzona, e che quindi di conti e di bilanci se ne intende) ritiene essere il peggiore, in quanto comporta non solamente l’aumento dei costi (per preparare le piste), ma altresì la diminuzione rilevante delle entrate (meno sciatori e quindi anche minori incassi per gli esercizi pubblici). Il dato dei primi passaggi è impietoso: 11.573 nel 2022/2023 a fronte dei 35.375 del 2019/2020. Se l’inverno ha portato note dolenti, è andata un po’ meglio in estate con passaggi (3.243) nella media del recente passato. Al tirar delle somme, il disavanzo è stato pari a 434.500 circa (interamente coperto, come detto, dal Comune).

Focus sulla parte bassa

Quanto sia fondamentale l’innevamento programmato già da dicembre lo si evince dalle cifre dell’ultima stagione, quella conclusasi la scorsa metà di marzo: 26.667 primi passaggi ed entrate pari a 611 mila franchi (impianti) e 541 mila (ristorazione). Vero è che, non va dimenticato, far «sparare» i cannoni in ogni modo costa. Ma, allo stato attuale, non vi sono alternative per «salvare» la stagione. Al di là di «studi e valutazioni varie la sopravvivenza della stazione di Carì dipende dall’investimento, oramai irrinunciabile e nel contempo finanziariamente sopportabile, inteso a potenziare l’esistente impianto di neve programmata sulla parte bassa del comprensorio (cioè da Brüsada fino alla partenza della prima seggiovia; n.d.r.)», conclude il Municipio nelle considerazioni a consuntivo.

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