Quando è l'America a scoprire noi
Non capita affatto tutti i giorni, proprio no, che il nome di Bellinzona finisca su una pubblicazione letta da milioni di persone in tutto il mondo. Ma è successo. Lo scorso giugno la capitale è apparsa su Fortune, rivista bisettimanale di business fondata quasi un secolo fa e fra le più autorevoli del pianeta. Nell’articolo del collega Jeremy Kahn non si parlava della Fortezza, del mercato del sabato, del ponte tibetano, dell’ACB o delle (altre) bellezze della regione, ma della via principale che la Città ha scelto per assicurarsi un futuro roseo: il polo biomedico. Nella fattispecie si faceva riferimento all’insediamento, all’ombra dei castelli, della start-up inglese Peptone che – come anticipato dal CdT lo scorso 27 luglio nell’intervista al CEO Kamil Tamiola – investirà nei prossimi due anni 20 milioni di franchi creando una quarantina di posti di lavoro.
L’orgoglio e i sogni
La Turrita è considerata a tutti gli effetti un biotechnology hub a Sud delle Alpi, ossia un centro all’avanguardia della biotecnologia. Indubbiamente si tratta dell’ennesima attestazione di stima che, però, va ben oltre il semplice fatto di essere orgogliosi (ed il Municipio lo è) per l’avventura iniziata alla fine degli anni Novanta sotto la spinta del professor Giorgio Noseda, dal 1997 al 2012 alla testa della Fondazione per l’Istituto di ricerca in biomedicina (IRB). Proprio l’IRB, inaugurato nel 2000, e l’Istituto oncologico di ricerca (IOR, al quale sono stati tolti i veli tre anni più tardi) sono stati e sono tuttora i capostipiti della famiglia delle scienze della vita che a Bellinzona si sta viepiù allargando.
E che comprende, ora, ad esempio, anche i laboratori dell’Ente ospedaliero cantonale (EOC), il Centro di ricerche biomediche della Svizzera italiana, importanti società come la Humabs BioMed e la neonata Choose Life Biotech sostenuta dal colosso mondiale con sede a Lugano IBSA. Senza dimenticare la European School of Oncology e l’International Extranodal Lymphoma Study Group che occuperanno il primo piano dello stabile Fabrizia in via Vela (di proprietà della Città), mentre nel secondo e nel terzo troverà spazio la già citata Peptone (nata nel 2018) la cui casa madre è a Londra.
Il sostegno della Novartis
Secondo un consulente di una società americana finanziaria, citato da Fortune, la start-up ha un vasto potenziale nel trattamento delle malattie grazie alle sue innovative ricerche sulle proteine. Tanto da convincere numerosi investitori (come la multinazionale svizzera Novartis e delle imprese di venture capital statunitensi) a credere concretamente in Peptone istituendo un fondo di 42 milioni di dollari (poco più di 40 milioni di franchi), il più grande mai stanziato per una start-up. La metà di questa somma, come riferito dal nostro giornale meno di un mese fa, servirà per avviare e sviluppare l’attività nella capitale ticinese.
Prima l’IRB e lo IOR nonché la Humabs che collabora con società britanniche e californiane. Ora Peptone. Il polo biomedico bellinzonese si sta facendo conoscere ben oltre i confini nazionali (la Greater Zurich Area, l’organizzazione di marketing territoriale della piazza economica della Città sulla Limmat, ha da sempre un occhio di riguardo per il fiore all’occhiello ticinese) a tutto vantaggio del futuro della ricerca.
L’ospedale universitario
«Un progetto visionario e a lungo respiro che secondo me va sostenuto con forza e mezzi (cantonali oltre che comunali) verso il quale per quanto mi riguarda negli ambiti in cui sono attiva cercherò di far convergere tutta l’attenzione qui ma anche oltralpe», ha affermato, durante il discorso pronunciato in piazza del Sole per i festeggiamenti del Primo agosto, la vicepresidentessa della SUPSI e membro del Consiglio dei politecnici federali svizzeri Beatrice Fasana.
Ecco, il discorso si sposta ora proprio sul «come» far ulteriormente progredire il gioiello cittadino. Le piste più calde, allo stato attuale, sono le seguenti. La prima è quella che mira ad insediare dei laboratori del Poli di Zurigo nel futuro quartiere che dal 2026 sorgerà al posto delle Officine FFS. La seconda, invece, riguarda l’ospedale universitario, la cui sede principale si spera possa trovare casa proprio nella capitale. In questo senso si sta delineando un ampio gruppo di sostegno (che interesserà anche la Deputazione ticinese alle Camere federali) con l’obiettivo di tenere alta l’attenzione su un tema che, allo stato attuale, è strettamente politico. In quanto è lì che vengono prese le decisioni che contano, per intenderci.
Le speranze della Turrita
Già nel 2016 la deputata PLR Maristella Polli aveva presentato un’iniziativa generica che riguardava, in generale, l’assetto ospedaliero ticinese, approvata due anni più tardi dal Gran Consiglio a larga maggioranza. L’avvento della Facoltà di medicina ha rafforzato il tassello concernente la componente accademica. Adesso si tratta di fare un passo in più, verso la creazione del nosocomio universitario a tutti gli effetti, come rilanciato pure dall’interrogazione presentata recentemente dal presidente cantonale PLR Alessandro Speziali e dalla stessa Polli. Secondo l’EOC dovrà essere multisito. Nella Turrita si sogna «una sede importante», come affermato dal sindaco Mario Branda su queste colonne il 19 luglio, «che fungerà da trait d’union e motore propulsore tra studio accademico e ricerca di laboratorio».