Quell’asta a Riva San Vitale, addentellato del caso Adria
Un credito di costruzione concesso dalla Banca WIR e mai rimborsato, un cantiere mezzo aperto, debiti, il procedimento penale e l’incanto forzato. No, non stiamo parlando del caso Adria Costruzioni anche se la vicenda di cui vi racconteremo nelle prossime righe è a tutti gli effetti un addentellato del maxi-processo che sta occupando o occuperà nelle prossime settimane la Corte delle assise criminali riunita per l’occasione a Paradiso.
Premessa importante: la ditta Adria Costruzioni, con questo caso, non c’entra nulla. C’entra invece uno degli altri imputati principali: l’ex direttore della succursale luganese della Banca WIR Yves Wellauer. Al centro di tutto ci sono quindici appartamenti, alcuni completati, altri meno, racchiusi in tre blocchi abitativi in via dei Gelsi e parte del progetto Residenza Rivasole. Gli stessi erano stati realizzati grazie a un credito di costruzione di oltre 4 milioni di franchi erogato nell’aprile del 2014. Secondo la procuratrice pubblica Chiara Borelli, Wellauer – in correità con le due persone, padre a figlio, alle quali era stato erogato il prestito, avrebbe «messo in pericolo il patrimonio della Banca WIR», considerato come l’importo del credito erogato «ha comportato la necessità da parte della banca di registrare una rettifica di valore di 1,56 milioni». In sostanza, secondo la procuratrice pubblica il credito sarebbe stato ottenuto grazie a false indicazioni nella relativa richiesta; per esempio erano stati indicati 1,3 milioni come versamenti da vendite degli appartamenti «quando in realtà si trattava di 50 mila franchi di riservazioni da parte di amici, conoscenti della famiglia e artigiani. Le responsabilità emergeranno nel corso dei due processi: quello in corso nei confronti di Wellauer e quello “parallelo” nei confronti dei due correi.
Debiti a sei zeri
Sta di fatto che l’operazione immobiliare si rivela un flop e tra il denaro dovuto alla Banca WIR – tra credito, spese e interessi si parla di almeno 6 milioni – imposte cantonali e comunali non pagate tra il 2015 e il 2024, ipoteche fino al terzo grado nei confronti di artigiani, imprenditori e via discorrendo lo scoperto totale, indica l’elenco oneri, si attesta a 11,9 milioni di franchi. L’esito non poteva che essere uno solo: i tre immobili sono stati messi all’asta e verranno venduti in blocco il prossimo 13 giugno.
Non è tutto oro...
Chi fosse interessato all’acquisto (il valore di stima peritale si attesta sui 6,7 milioni) potrà presentarsi alle 14.45 nella sala del Consiglio comunale di Mendrisio. Visti i precedenti del caso Adria, non è escluso che l’istituto di credito possa acquistare terreno e immobili per recuperare il buco. Attenzione, però: non è tutto oro quello che luccica. Come rilevato nelle 256 pagine di perizia fatta allestire dall’Ufficio esecuzioni, il primo blocco è stato ultimato, con alcuni appartamenti ancora incompleti. Altri erano addirittura stati abitati per diverso tempo anche se a oggi non è stato rilasciato il certificato di abitabilità. Il secondo blocco è di contro incompleto e in parziale stato di abbandono mentre il terzo è quasi ultimato. Per questi ultimi due immobili, però, la «serie piani» del 2018 non corrisponde ai piani esecutivi ricevuti dal Comune.
C’erano le garanzie?
Insomma, una vera e propria operazione immobiliare andata in malora nonostante il finanziamento dalla Banca WIR. E infatti, la tesi dell’avvocato Filippo Ferrari, difensore di uno degli imputati «minori» nel dibattimento attualmente in corso a Paradiso, è che la banca non avrebbe il diritto di costituirsi accusatrice privata in quanto anche in altri casi «avrebbe concesso crediti di costruzione senza le dovute coperture». Tesi respinta con fermezza dall’istituto di credito. Su questa e altre 57 questioni pregiudiziali si esprimerà lunedì il presidente della Corte delle assise criminali, Marco Villa.