Ticino

Risanamento cassa pensioni, l'operazione finanziaria vede la luce

L’emissione di obbligazioni (per un totale di 700 milioni), dopo essere stata messa in pausa a causa delle difficili condizioni del mercato, è iniziata in questi mesi con le prime due tranche: una da 100 e l’altra da 150 milioni – Daniele Rotanzi: «Soddisfatti, ma il prosieguo dipende dai mercati»
©Chiara Zocchetti
Paolo Gianinazzi
13.03.2025 22:37

In Gran Consiglio alcuni l’avevano definita una «soluzione innovativa» poiché evitava di pesare sui contribuenti e le finanze dello Stato, altri l’avevano criticata poiché trasferiva tutto il rischio dell’operazione finanziaria all’istituto, e dunque ai suoi assicurati. Parliamo dell’anticipo da 700 milioni di franchi (tramite obbligazioni emesse dal Cantone) per risanare almeno in parte l’Istituto di previdenza del Cantone Ticino (IPCT). Una soluzione poi approvata a larghissima maggioranza dal Parlamento nell’aprile del 2022 e che proprio in questi mesi, dopo due anni di «pausa» causati dalla grande incertezza sui mercati finanziari, è finalmente potuta partire. Il 7 marzo, infatti, è stata emessa anche la seconda tranche obbligazionaria da 150 milioni, dopo una prima da 100 milioni emessa a novembre dello scorso anno. Come dire: 250 milioni sui 700 previsti sono stati elargiti e oggi, come conferma al CdT il direttore dell’istituto, Daniele Rotanzi, «siamo circa a un terzo del cammino» di questa operazione.

Un breve riassunto

Prima di entrare nei dettagli, ricapitoliamo – in estrema sintesi – quanto successo negli ultimi anni. Dal 2012 in poi, quando la politica approvò la riforma dell’istituto, con il passaggio dal primato delle prestazioni a quello dei contributi, nel corso degli anni, a seguito dell’inevitabile riduzione del tasso tecnico intervenuta, il preesistente «buco» finanziario si aggravò di diverse centinaia di milioni, in particolare a causa delle garanzie concesse allora alla generazione di transizione, ossia gli Over50. In un primo momento, all’inizio del 2020, il Governo aveva proposto un contributo di 500 milioni a fondo perso per rifinanziare la Cassa pensioni dello Stato. Poi, dopo la «minaccia» di referendum ventilata da Lega e UDC, la politica decise di orientarsi su un’altra strada: quella di un anticipo dei contributi tramite, appunto, l’emissione di 700 milioni di franchi sotto forma di obbligazioni. Soldi che poi il Cantone mette (e come vedremo sta mettendo) a disposizione dell’IPCT, il quale è chiamato a pagare gli interessi dell’operazione al Cantone (per questo motivo venne definita «a costo zero» per i contribuenti), ma al contempo può far fruttare quei soldi tramite la sua strategia d’investimento. E così facendo, da una parte sul corto termine migliora il proprio grado di copertura (la legge prevede che raggiunga l’85% entro il 2051), dall’altra sul lungo termine beneficia di un maggiore capitale da investire e far fruttare sui mercati.

I primi passi avanti

Torniamo all’oggi. Come detto, nel 2022 e nel 2023 l’operazione è stata messa in pausa. E questo perché, a causa della difficile situazione dei mercati, gli interessi da pagare per l’emissione di obbligazioni sull’arco di trent’anni, semplicemente erano ritenuti insostenibili. Negli scorsi mesi, però, la situazione è cambiata. «Siamo riusciti a sfruttare questa finestra di tempo», spiega Rotanzi. «Dallo scorso autunno i tassi d’interesse sono scesi a un livello simile al 2021, ossia quando l’operazione è stata concepita». E quindi, commenta il direttore, «siamo soddisfatti di essere riusciti a effettuare queste due prime emissioni». Nel dettaglio, la prima (da 100 milioni) è stata emessa a un costo dello 0,9823%, ossia circa 980 mila franchi all’anno di interessi; la seconda (da 150 milioni) all’1,1217%, ossia circa 1,6 milioni di interessi. A questo punto, spiega lo stesso istituto, «il capitale raccolto viene investito seguendo l’attuale strategia (ndr. il cui rendimento atteso sul lungo termine è attorno al 2,8%) e se le condizioni di mercato lo consentiranno, nel corso del 2025 si procederà con l’organizzazione di nuove aste, con l’obbiettivo di arrivare al totale di 700 milioni indicativamente entro la fine del 2026». Insomma, non è detto che l’operazione possa continuare. «In queste settimane, a causa delle tensioni internazionali riguardanti i dazi, i tassi sono tornati a crescere», spiega Rotanzi. Il rischio, dunque, «è che come nel 2022 e nel 2023 l’operazione debba nuovamente essere messa in pausa». Ma tutto, va da sé, dipenderà dai mercati. Resta comunque, come detto, la soddisfazione per questi primi passi in avanti. «Come abbiamo sempre detto – chiosa Rotanzi –, malgrado l’operazione sia meno incisiva e solida rispetto al contributo da 500 milioni inizialmente previsto, e dunque non si tratti di una vera a propria operazione di risanamento, è comunque  un aiuto per il percorso di risanamento della Cassa».

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