Settimo arresto per la rapina in centro. E c’è l’accusa di tentato omicidio

(Aggiornato) Ci sono importanti sviluppi per il caso della rapina alla gioielleria Taleda, andata in scena lo scorso due luglio in pieno centro città. Innanzitutto, tutti e sei gli imputati che si trovano dietro le sbarre sono passati in regime di espiazione anticipata della pena. Si tratta dei quattro autori materiali (tre cittadini serbi e un cittadino croato tra i 35 e i 49 anni) più due altri uomini (un 50.enne cittadino austriaco e un 33.enne cittadino albanese) successivamente arrestati in Ungheria e in Italia per poi essere estradati.
A questi si aggiunge un settimo arresto. Come reso noto dal Ministero pubblico, gli accertamenti effettuati dagli inquirenti della Polizia cantonale hanno permesso di trarre in arresto una 29.enne cittadina albanese che si sospetta coinvolta nei fatti, seppur con un ruolo secondario (secondo gli inquirenti avrebbe funto da autista). La donna è stata individuata e fermata in Italia e la Magistratura ticinese ha già avviato le pratiche di estradizione.
Si aggrava intanto la posizione di uno degli autori materiali, il 49.enne cittadino serbo. Nei confronti dell’uomo, che gli inquirenti ritengono essere il più pericoloso del quartetto, è stata infatti estesa l’accusa di tentato omicidio. L’ipotesi di reato si riferisce al momento in cui l’imputato ha impugnato un'arma puntandola verso un agente della Polizia Città di Lugano e scaturisce anche dall’esito degli approfondimenti tecnico-scientifici nel frattempo disposti. Stando a nostre informazioni, l’uomo avrebbe tentato di premere il grilletto dell’arma.
Da ultimo, come già anticipato dal CdT lo scorso 27 luglio, sono emersi collegamenti con due rapine analoghe avvenute nel dicembre 2023 e nel marzo 2024 in Svizzera francese e a cui avrebbero preso parte in forma distinta due degli imputati. L’inchiesta coordinata dal procuratore pubblico Simone Barca volge ora alle fasi conclusive.
Un ordigno improvvisato
Di un altro retroscena vi avevamo invece riferito lo scorso 20 marzo: uno dei quattro rapinatori, un 46.enne croato, è accusato nel suo Paese di aver tentato in due occasioni di uccidere una persona con un ordigno esplosivo. La prima volta il 14 aprile 2020 a Zagabria: con un complice aveva collocato la bomba, collegato a un cellulare, nel parafango dell’auto del bersaglio. I due avevano effettuato 19 chiamate per attivarla, ma senza successo poiché la SIM era stata inserita in modo erroneo. L’11 maggio 2020 ci aveva riprovato ma l’esito, per ragioni non accertate, era stato lo stesso. La Croazia aveva chiesto e ottenuto la sua estradizione. Il 46.enne si era opposto, ma sia il Tribunale penale federale (il 5 marzo) che il Tribunale federale (il 21 marzo) gli hanno dato torto. L’estradizione avverrà in ogni caso dopo un’eventuale condanna per la rapina a Lugano.