Perequazione

«Solidarietà fra Comuni sì, ma come usano i soldi?»

Dopo Lugano anche Paradiso e Collina d’Oro si esprimono sui versamenti al Cantone e in particolare sugli aiuti alle realtà fiscalmente più povere - «Non faremo lo sciopero dei contributi, però...»
© CdT/Chiara Zocchetti

Centootto milioni di franchi dalle rive del Ceresio all’ombra dei castelli. L’ultimo esborso da parte di Lugano al Cantone ha rilanciato l’annoso dibattito sui contributi che i Comuni versano all’autorità superiore. E Lugano, senza grosse sorprese, recita la parte del leone: nel 2022 i contributi cantonali sono lievitati a 108,8 milioni, 30,3 dei quali per il fondo di livellamento. Nelle scorse settimane avevamo riferito dell’invito rivolto al Municipio dalla Commissione della gestione, ossia di «picchiare di più in pugni sul tavolo», e della risposta del sindaco Michele Foletti (riassumibile con: il Municipio lo ha già fatto e lo fa, mentre la politica cittadina è rimasta un po’ silente). Ma le preoccupazioni luganesi sono condivise dagli altri Comuni «ricchi»?

La riforma non entusiasma

Il secondo Comune, dopo Lugano, a contribuire maggiormente al fondo di livellamento è Collina d’Oro (8,2 milioni). Una cifra ben lontana dai quasi 30 di Lugano ma – rileva il sindaco Andrea Bernardazzi – «versiamo l’equivalente di un terzo del nostro gettito fiscale, e non è una cosa semplice da gestire». «Nulla contro lo strumento della perequazione, che è un pilastro del nostro Cantone, ma il mio timore è che in futuro questi contributi aumenteranno ancora. E oltre a quelli per il livellamento c’è quello per le case anziani». Ossia un esborso che a consuntivo, in Collina, ha registrato un «più» 830 mila franchi rispetto 2,5 milioni preventivati: «Non è facile arrivare a fine anno con queste uscite» ammette Bernardazzi. A preoccupare è anche una sorta di incertezza: «Ciò che incassiamo oggi lo paghiamo tra cinque anni» (il contributo 2023, per esempio, è calcolato in base alla media del gettito fiscale degli anni 2016-2020, ndr). Sullo sfondo, ricordiamo, c’è sempre la riforma Ticino2020 che dovrebbe regolare i flussi finanziari tra Cantone e Comuni. «Temo che risolva ben poco: anche in futuro chi incassa tanto pagherà tanto» rileva il sindaco di Collina d’Oro. Il quale mette sul tavolo anche un altro tema: «Peccato non sia possibile sapere come questi contributi vengono utilizzati dai Comuni beneficiari».

I casi di Bioggio e Cadempino

«Condividiamo il pensiero di Lugano, anche perché a volte ci priviamo di risorse per darle a Comuni dove non sempre sembrano spese nel migliore dei modi», rileva dal canto suo Ettore Vismara, sindaco di Paradiso, Comune che ha contribuito con 6,88 milioni al fondo di livellamento. «Pur riconoscendo l’importanza di un sostegno finanziario ai Comuni fiscalmente più deboli, è chiaro che i parametri di calcolo vanno rivisti. Al Cantone – prosegue Vismara – la problematica è nota; noi non vogliamo né fare lo sciopero dei contributi né indire una crociata contro i Comuni ‘poveri’, però il denaro deve essere redistribuito in modo accurato». Ossia rivedendo il meccanismo. «Va tenuta in considerazione la situazione di quei Comuni forti che inaspettatamente hanno visto ridursi il gettito fiscale. L’esempio di Bioggio e Cadempino è lampante».

A seguire Collina d’Oro e Paradiso nella graduatoria dei Comuni fiscalmente più forti ce ne sono altri due del Luganese: Cadempino (4,7) e Bioggio (3,9). Del caso di Cadempino vi avevamo parlato lo scorso anno: dopo il disimpegno di Kering, il gettito delle aziende era sceso da 15 a 3,4 milioni, ma per la perequazione è come se poco o nulla fosse cambiato, e per far fronte al contributo era stato necessario chiedere un prestito a un istituto di credito grigionese. Più o meno per lo stesso motivo (il disimpegno) a fine giugno il Consiglio comunale di Bioggio aveva deciso l’aumento del moltiplicatore dal 63 al 65 percento per far fronte a un disavanzo di 5 milioni, fortemente influenzato dal rimborso fiscale di 1,5 milioni al colosso della moda. Insomma, dalle stelle alle stalle, anche se per il sistema della perequazione finanziaria entrambi i Comuni sono ancora come fiscalmente molto forti.

Il precedente di Gorduno

Devono quindi preoccuparsi, i Comuni riceventi? Verranno fatte loro le pulci su come spendono i soldi incassati con la perequazione? La risposta, ad eccezione di uno scenario che vedremo più avanti, è no. Ma in passato qualcosa di simile è accaduto. Torniamo al 1995, quando Gorduno voleva investire 7,8 milioni per un nuovo centro civico dotato di un rifugio per la Protezione civile e di una palestra. Di fronte a un progetto ritenuto eccessivo, l’allora Commissione cantonale della compensazione, in cui erano rappresentati i Comuni paganti, si era messa di traverso portando Gorduno a ridimensionare i suoi desideri: niente rifugio e meno spazi amministrativi. Il colpo di grazia al progetto, per cui era stato chiesto un contributo cantonale, l’aveva tuttavia inferto il Consiglio di Stato, chiedendo a Gorduno di rinunciare anche alla palestra e affossando di fatto la visione originaria. Il Municipio ne aveva preso atto, sottolineando comunque come i costi per la palestra sarebbero stati compensati dal risparmio del non dover mandare gli allievi in altre strutture.

Da allora il sistema perequativo è cambiato e la Commissione cantonale della compensazione è diventata la Commissione LPI. Fra i suoi compiti, come ci spiega il presidente Marzio Della Santa, non c’è il controllo di come i Comuni riceventi usano i soldi versati da quelli paganti. «Quello rientra nella loro autonomia». Un’analisi di certe spese viene fatta solo se i Comuni riceventi chiedono di poter attingere a un fondo alimentato dai Comuni paganti e dal Cantone (non il classico fondo di perequazione da cui partono i contributi automatici: un altro) per progetti puntuali. Ogni anno la Commissione riceve varie richieste in tal senso e non tutte vengono accolte. «Recentemente, ad esempio, è stato detto no a un Comune che voleva investire nell’approvvigionamento idrico in una zona dove la spesa spetterebbe ai proprietari. È invece stata accolta solo in parte la richiesta per la costruzione di una scuola il cui costo al metro cubo risultava sproporzionato». Della serie: solidarietà sì, ma non a tutti i costi.

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