Ticino

Sono oltre 10 mila le firme «contro il regalo ai ricchi»

Consegnate le firme per il referendum che mira ad abolire la riforma tributaria approvata dal Gran Consiglio - Fabrizio Sirica: «Una contraddizione enorme: mentre si taglia sul sociale si fanno sconti a chi guadagna 30 mila franchi al mese»
©Ti-Press
Paolo Gianinazzi
09.02.2024 16:00

La settimana che si è aperta con le lunghe ed intense discussioni sul Preventivo 2024 si è chiusa oggi con la consegna di oltre 10.600 firme da parte del comitato «Stop ai tagli» per il referendum contro la riforma tributaria approvata in dicembre dal Gran Consiglio. Il tema della finanze cantonali, così come quello della fiscalità, continuano (e continueranno) dunque a tenere banco nel nostro cantone.

Al centro del contendere, come noto, c’è l’abbassamento dell’aliquota massima dell’imposta sul reddito (quella per i più benestanti) che tramite la riforma dovrebbe scendere di 0,5 punti percentuali all'anno tra il 2025 e il 2030, passando dal 15% al 12%. Si tratta, in sintesi, di quella parte della riforma tributaria che il comitato promotore condanna a gran voce come «un regalo ai ricchi», oltretutto in un momento delicato per le finanze cantonali.

«Mai così bene»

Prima della consegna ufficiale in Cancelleria, i promotori hanno in primis tenuto a sottolineare le contraddizioni di questa riforma. Contraddizioni che, hanno sottolineato, sono state ben comprese dalla popolazione. «È da dieci anni che, in vari ruoli, sono nella direzione del PS. E in questi dieci anni non ho mai visto una raccolta firme andare così bene», ha esordito il co-presidente del PS Fabrizio Sirica. Segno che, ha evidenziato, «la popolazione è molto consapevole del tema e della contraddizione di questa riforma: nel momento in cui si volevano tagliare i sussidi di cassa malati, in cui si è tagliato sugli istituti per invalidi e sui docenti, si vorrebbero regalare, con questa riforma, milioni di franchi a chi guadagna più di 30 mila franchi al mese. Una contraddizione enorme». Insomma, il comitato si oppone fermamente a queste «politiche che fanno male al 99% della popolazione e premiano il restante 1%». Un’altra contraddizione è poi stata segnalata dal deputato dei Verdi Marco Noi. «Partiamo dal presupposto che il Consiglio di Stato fa un appello all’unità per riportare in equilibrio i conti dello Stato. Ma, se tutti devono contribuire, allora che contribuiscano anche i ricchi. Mentre qui il dato di fatto è che ai ricchi si vuole fare uno sconto».

Essendo la consegna delle firme a due passi dalle tendine del Rabadan, il segretario regionale di UNIA Giangiorgio Gargantini ha voluto, ironicamente, lanciare una frecciatina a chi ha promosso e approvato la riforma: «Una riforma del genere in questo periodo, con l’ambiente carnevalesco che ci circonda, farebbe pensare a uno scherzo. Ma è uno scherzo mal riuscito per chi l’ha proposto», ha affermato. «Ricordo che il Governo cantonale bernese a gennaio ha rinunciato ai previsti tagli fiscali a fronte di una situazione economica insicura. Per restare in tema carnevalesco: molto spesso si fanno battute sulla lentezza dei bernesi, ma questa volta le autorità bernesi hanno capito molto più rapidamente delle nostre che cosa era possibile fare e cosa no». Battute a parte, Gargantini ha assicurato che il fronte sindacale è pronto a fare la sua parte, «in questa che ormai è diventata una campagna permanente».

Un altro elemento è poi stato aggiunto dal sindacalista OCST Xavier Daniel, il quale ha sottolineato l’impatto della riforma per gli enti locali: «Il problema principale è ridurre le entrate andando a sgravare le fasce più benestanti della popolazione. E in questo modo si impoveriscono anche i Comuni».

Da una tasca all’altra

Ora, in tutto ciò non va dimenticato che la riforma, per compensare e neutralizzare il previsto aumento del moltiplicatore al 100% (dall’attuale 97%), applicherebbe una riduzione lineare dell’1,6% a tutte le aliquote. Non a caso gli avversari di questo referendum fanno notare che, senza la riforma, il rischio è di aumentare le tasse a tutti. Un argomento che, da noi sollecitato, Sirica respinge con forza: «Innanzitutto va detto che l’aumento del 3% del moltiplicatore era già previsto e sarebbe scattato in ogni caso. Ma il grosso di questa riforma è l’abbassamento dell’aliquota per i redditi alti. È quello l’aspetto che contrastiamo. Il taglio lineare dell’aliquota del 1,6% è una foglia di fico, perché i Comuni hanno già detto che, se passasse questa riforma, dovrebbero aumentare il loro moltiplicatore. Quindi non si pagherebbe con la tasca sinistra, ma con quella destra». Ad ogni modo, chiosa Sirica, «il nostro obiettivo è contrastare la parte della riforma che fa un regalo fiscale ai ricchi. Sul resto siamo invece disposti a discutere».

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