«Sulle Officine non si può fallire, gli impegni presi vanno onorati»
La nuova Bellinzona l’ha fortemente voluta. Poi l’ha cullata e cresciuta, ed ora che si appresta a compiere sette anni vuole vederla svilupparsi. Sindaco dal 2012 quando la Turrita era ancora «vecchia», Mario Branda alle elezioni del 14 aprile dovrebbe difendere senza particolari patemi d’animo la poltrona più ambita. L’abbiamo intervistato sui rapporti non facili fra Comuni e Cantone, sulla riforma fiscale, sul progetto delle future Officine FFS e sulle sfide della prossima legislatura.
Signor sindaco, le finanze sono sempre al centro del dibattito politico. Durante l’ultima seduta di Consiglio comunale lei ha detto che i conti sono sotto controllo e che, al momento, non se ne parla di ridurre il moltiplicatore d’imposta (stabile al 93% dal 2018). La Città quando raggiungerà l’auspicato equilibrio? E, soprattutto, come raggiungerlo se non si vogliono introdurre misure draconiane nell’ambito della revisione della spesa?
«Oggi i conti sono in equilibrio. Abbiamo però davanti alcune sfide: le riforme fiscali e l’aumento importante dei costi nel settore degli anziani come conseguenza dell’invecchiamento della popolazione. In questi anni ci siamo prefissi di contenere la crescita della spesa, favorendo, se possibile, un’evoluzione positiva del gettito fiscale. Oggi iniziamo a vedere i primi frutti che auspichiamo possano consolidarsi nel giro di 4-5 anni».
Dal 2025 i Comuni potranno differenziare il moltiplicatore tra persone fisiche e giuridiche. Da noi intervistato lo scorso 22 novembre il capodicastero Finanze e economia Fabio Käppeli ha affermato che è «una riflessione che si può fare». Concorda?
«È uno strumento cui, a dipendenza dei casi e cum grano salis, si potrà effettivamente fare ricorso».
La riforma fiscale votata dal Gran Consiglio prima di Natale non piace quasi a nessuno. Lei è dell’avviso che il lancio del referendum da parte dei Comuni non sia la soluzione adeguata, in quanto va fatto di tutto per evitare lo scontro istituzionale. Indipendentemente da quello che decideranno gli altri Municipi ticinesi, non crede comunque che nei rapporti fra Cantone e Comuni si stia andando verso il punto di non ritorno? Come uscire da questa situazione di impasse?
«Purtroppo i buoni propositi indicati nel progetto “Ticino 2020” sono andati delusi, la dialettica Cantone-Comuni si è arenata. La proposta presentata dalla commissione della Gestione al Gran Consiglio con il taglio del coefficiente d’imposizione senza preoccuparsi delle ripercussioni per i bilanci della maggior parte dei Comuni malauguratamente non migliora certo le cose. Occorre quindi assolutamente riprendere la discussione».
Circa il 65% della spesa complessiva di Bellinzona è vincolata da ordinamenti normativi di rango superiore, perlopiù cantonale. Fino a che punto potrà crescere questa percentuale prima che la Città alzi la voce?
«In realtà è un tema per il quale indirettamente doveva fornire risposte il progetto “Ticino 2020”. Non è stato il caso ed ora abbiamo un problema. Ovviamente comprendiamo bene che, entro certi limiti, i ruoli di Cantone e Comuni si intreccino e, quindi, che vi sia anche, dall’alto, un certo condizionamento finanziario. Si pone però oggi una questione di fondo: sapere cioè quale deve essere il ruolo dei Comuni nel Ticino del 2050. Con “Ticino 2020” si era detto che si volevano avvicinare le istituzioni al cittadino, che andava posto l’accento sul principio di sussidiarietà, creare le premesse per un rilancio della democrazia reale a livello locale, recuperando margini di autonomia decisionale ai Comuni: purtroppo da questo punto di vista non ci sono stati riscontri».
Le Ferrovie stanno ottimizzando il progetto delle nuove Officine previste a Castione con l’obiettivo di ridurre i costi. L’ex regia federale ci ha confermato che non cambierà nulla nei posti di lavoro, nei contenuti e nelle dimensioni dello stabilimento industriale. Le bastano queste rassicurazioni?
«Abbiamo contatti regolari con le FFS e con il Cantone e rimaniamo fiduciosi. La Città si è molto spesa sul piano politico e ha investito a livello finanziario per questa soluzione, non ci è quindi consentito fallire o comunque venir meno agli impegni assunti a suo tempo. Il problema più grosso sono al momento i due ricorsi inoltrati dal Comune di Biasca e dall’Unione contadini ticinesi. Come detto sono però ottimista, è un progetto troppo importante per la nostra regione e, direi, anche per il Cantone».
Restiamo in tema di Officina. Al posto dell’attuale sito produttivo di Bellinzona sorgerà un quartiere innovativo. Sono pendenti davanti al Governo dei ricorsi contro la variante pianificatoria approvata dal Legislativo lo scorso 4 aprile. È preoccupato della decisione del Consiglio di Stato e di eventuali altre censure alle istanze superiori?
«Il progetto ha superato il vaglio politico e del confronto democratico. Un allungamento dei tempi a causa dei ricorsi è inevitabile, ma oso pensare che l’oggetto in quanto tale non venga nel suo complesso più messo in discussione».
Lei ha spesso criticato il nostro sistema democratico, scagliandosi contro ricorsi ed opposizioni che rallentano i progetti. Quale soluzione propone?
«Ovviamente non criticavo il sistema democratico in quanto tale, ma piuttosto quello che mi pare costituire un suo aggiramento. In particolare le procedure della Legge organica comunale vengono abusate per ostacolare progetti che hanno ottenuto l’approvazione politica. Il diritto di ricorso dovrebbe essere circoscritto ai cittadini portatori di un interesse legittimo o occorrerebbe prevedere che tali ricorsi, salvo situazioni eccezionali, non producano effetto sospensivo. Oppure ancora che i tribunali siano messi nella condizione concreta di evadere gli stessi nel giro di sei mesi al massimo».
Il futuro Municipio sarà «orfano» dell’attuale vicesindaco Simone Gianini, il quale ha deciso di dedicarsi appieno alla carica appena assunta in Consiglio nazionale. Cosa si aspetta da un bellinzonese a Palazzo federale?
«Di farsi interprete degli interessi del Paese come è giusto che sia, ma al contempo, e non dubito che sarà così con Simone Gianini, mantenere un’attenzione per i problemi del nostro territorio e della sua gente».
Quali sono le sfide principali della prossima legislatura?
«Sicuramente, in primo luogo, le nuove Officine FFS a Castione per le quali ci siamo messi in gioco e che vorremmo possano vedere la luce nel corso del prossimo quadriennio. Poi naturalmente il consolidamento ulteriore del polo bio-medico, il nuovo ospedale alla Saleggina, il Parco fluviale, il progetto di valorizzazione della Fortezza ed il quartiere ex Officine. Sul piano della qualità di vita e attrattiva della Città, una delle principali sfide riguarda il tema della conciliabilità lavoro-famiglia: occorrono nuovi centri extra-scolastici, asili nido e favorire lo “smart-working”».
Lei è stato uno degli artefici dell’aggregazione, ha visto crescere la Città dopo l’unione in un processo che non è ancora concluso e salvo improbabili scossoni il 14 aprile verrà riconfermato sindaco di una città che sta raccogliendo i frutti della fusione. Se tanto ci dà tanto nel 2028 potrà lasciare senza rimpianti...
«Ha disegnato un bel quadretto anche se le elezioni del prossimo mese di aprile non le ha ancora vinte nessuno».