Il caso

Taxi, che caos: ordinanza in bilico e c’è chi invita il Cantone ad agire

Dopo l’arrivo di Uber (e alcuni episodi sopra le righe) a Lugano si riflette sull’opportunità di abolire l’attuale regolamento – Intanto i deputati democentristi Tiziano Galeazzi e Roberta Soldati chiamano in causa il Governo e chiedono soluzioni unificate
© CdT/Gabriele Putzu
Nico Nonella
31.01.2025 06:00

Una convivenza non sempre pacifica, un mercato con oltre 200 professionisti a “contendersi” il territorio, l’avvento di Uber. Torniamo a parlare, lo avrete intuito, dei taxi a Lugano. Lo spunto arriva (anche) da alcuni totem – che segnalano gli stalli riservati ai tassisti autorizzati dalla Città – recentemente spaccati a metà. Uno di questi, per esempio, si trova sul lungolago. Ma non è l’unico: in varie zone della città la segnaletica verticale risulta danneggiata. «Purtroppo succede spesso», conferma la capodicastero Sicurezza e spazi urbani, Karin Valenzano Rossi. «Ci è capitato di sostituirli e ritrovarli rotti due giorni dopo». L’autore, o gli autori, rimangono per ora ignoti. Ma questi fatti si inseriscono nei ricorrenti problemi di convivenza tra chi ha ottenuto una licenza della Città e chi no. «Potrebbero essere ripicche reciproche, che si aggiungono a liti e ad alcuni episodi violenti che ci sono stati segnalati», prosegue Valenzano Rossi. A ciò si aggiunge il fatto che non è raro trovare gli stalli riservati ai tassisti autorizzati occupati dai colleghi che non lo sono.

«Un mercato saturo»

Al di là di questi casi puntuali, però, c’è un problema di fondo: «In città c’è una sovrabbondanza dell’offerta rispetto all’effettiva domanda», rileva la capodicastero Sicurezza. «A questo si aggiunge l’arrivo in città di Uber, che si è inserito con prezzi per ora più allettanti». A questo punto è lecito chiedersi se l’ordinanza attuale, entrata in vigore nel 2023 dopo un lungo iter giuridico, sia ancora attuale: «Sono in corso delle riflessioni e una possibilità è quella di abolirla», conferma la municipale luganese. A pesare è anche una questione finanziaria: se c’è un’ordinanza, ci sono delle regole. E l’ente pubblico deve verificarne il rispetto. Banalmente: se un tassista autorizzato è in servizio durante i turni per la Città, non può effettuare corse per Uber. Ma il carico amministrativo, conferma Valenzano Rossi, «è importante, e in un contesto di revisione della spesa bisogna capire se investire determinate risorse è efficace oppure una spesa non ragionevole». Insomma, il mercato potrebbe anche regolarsi da solo. Con la Città che potrebbe per esempio mettere a disposizione gli stalli attuali con uno speciale permesso di Polizia, valido per un periodo di tempo limitato (per caricare i clienti) in modo da non svantaggiare nessuno.

Da una mozione all’altra

Sin dai tempi dello scontro giuridico sull’ordinanza, che di fatto aveva abolito le vecchie categorie A e B, la Città aveva guardato al Cantone, in quanto una soluzione sarebbe potuta arrivare da Palazzo delle Orsoline. Nel corso del 2023 sul tavolo del Governo era infatti approdata la mozione del 2015 dell’allora deputato leghista Giancarlo Seitz che propone una gestione cantonale dei taxi, con una nuova legge e un nuovo regolamento. Da allora, però, nulla si è mosso (da una verifica online risulta che l’atto parlamentare è stato ritirato l’11 dicembre 2023) e del tema si sono interessati i deputati dell’UDC Tiziano Galeazzi e Roberta Soldati. «In questi anni – scrivono i granconsiglieri democentristi in una mozione – non si sono visti miglioramenti in questo settore dei trasporti Taxi, sull’intero territorio ticinese. Anzi negli ultimi mesi abbiamo assistito ad eventi poco edificanti all’interno di questa categoria, specie a Lugano». Inoltre, «con l’arrivo di Uber in Ticino le problematiche sembrano aumentate». Riprendendo lo spirito della mozione Seitz e di altri atti parlamentari precedenti, Galeazzi e Soldati ritengono sia «giunto il momento di prendere coscienza di questo settore e proporre delle nuove soluzioni unificate per il futuro». In buona sostanza, la mozione propone cinque punti. Primo: «l’analisi del problema nel suo complesso da parte dei Comuni e del Cantone e la riattivazione del gruppo intercomunale che si è occupato del tema nel 2023». Secondo: «lo studio di una soluzione unificata per tutti gli operatori Taxi in Ticino (non inteso come Amministrazione cantonale, bensì come centrale operativa, possibilmente gestita da privati per non incidere sui conti cantonali)». Terzo: «adattare contratti, prestazioni sociali, salari e tariffe di trasporto sotto lo stesso regolamento e/o convenzione, abolendo così anche le categorie oggi presenti». Quarto: «identificare a chi dare il ruolo istituzionale di controllo, vigilanza e responsabilità della gestione unificata». Quinto: «analizzare le esperienze degli altri paesi, estrapolando buone pratiche quali il contingentamento del numero di autisti Taxi e NCC, fondamentale per tutelare l’equilibrio di mercato ed evitare situazioni di ingiustificati cali tariffari imposti (di fatto) dai futuri competitor».

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